martedì, Luglio 1, 2025
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Il professor Brogiolo all’assemblea dell’Asar. «Nell’ultimo secolo l’edificazione ha cancellato verde e campi»

«Il paesaggio del Garda distrutto dal mattone»

«Ci sono voluti 15mila anni per costruire il paesaggio del Garda, e appena 50 per distruggerlo», sostiene Giampietro Brogiolo, professore all’Università di Padova, rivierasco purosangue (abita a Polpenazze), nel corso dell’assemblea dell’Associazione storico archeologica del lago, l’Asar, svoltasi nella Sala dei Provveditori del Palazzo comunale di Salò. Con l’ausilio di cartine e diapositive Brogiolo mostra i grossi cambiamenti avvenuti nel tempo, e si dichiara pessimista per il futuro. All’inizio il professore parla delle ville di epoca romana: a Lonato, individuata solo in parte, poi ceduta al conte S. Martino di Tour, che costruì la chiesa; a Carzago, in parte distrutta dalle lottizzazioni edilizie; le quattro nella zona di Puegnago-Raffa-Cunettone; a Portese («le mura sono quattro metri sotto la superficie del terreno»); a Manerba; alla pieve di Sant’Emiliano a Padenghe («lì hanno segato sette muri alti due metri e mezzo per costruire la tangenziale, successivamente spostata più a nord»); a Rivoltella; a Desenzano; a Picedo di Polpenazze. «Il secondo paesaggio è costituito dai castelli nati in altura, tra il 13° e il 15° secolo. Non sappiamo se, sotto, ci siano fasi più antiche. Tra il 16° e il 18° secolo le ville sorgono in zone disboscate», prosegue Brogiolo, che afferma come da un raffronto tra le mappe napoleoniche e le foto del 1958 il paesaggio non abbia subito variazioni di rilievo. «Negli ultimi cinquant’anni, invece, è cambiato tutto. Sul territorio sono state costruite volumetrie per milioni di metri cubi. Nel Basso Garda, da Sirmione a Desenzano, il verde e i campi sono scomparsi. Lo stesso tra Manerba e Moniga. L’edificazione si è mangiata quasi tutto. Il futuro? Io credo che l’urbanizzazione delle aree tra Brescia e Verona continuerà, fino a occupare l’intera Valtenesi. Il prezzo delle aree a Calvagese-Muscoline, zona raggiungibile dalla città in venti minuti, è schizzato dalle vecchie 80 mila lire al metro quadro a 400 mila. E quelle in collina ora si vendono a 700-800 mila lire». «A sud correva la strada romana – aggiunge -. L’altro asse era rappresentato dalla Brescia-Salò-Gargnano. Poi si dipanava un reticolo minore. All’epoca romana le famiglie più ricche costruivano ville: a Sirmione, Toscolano Maderno, ecc. Sui campi attorno, i contadini coltivavano in modo intensivo la vite. Il vino retico veniva consumato anche dall’imperatore Augusto. L’agricoltura era un investimento per soldi fatti altrove, trafficando ad esempio con l’Oriente. Esisteva un sistema di proprietà articolato. All’Arzaga Claudia Cornelian, originaria di Toscolano, regalò ai coloni una valle, con il laghetto del monte, ora cintato per il golf, affinchè la ricordassero con le preghiere tre volte all’anno: in primavera, durante la festa della rose; in autunno, al momento della vendemmia; e d’inverno, nei giorni del ricordo per gli antenati. Riflessioni finali. «In Alto Adige e nella parte meridionale della Toscana hanno cercato di conservare il paesaggio. Noi, invece, lo stiamo demolendo senza nemmeno averlo studiato. Sui libri si parla di castelli, ville e chiese, ma niente della storia del territorio. Col risultato di continuare a favorire un’edilizia corsara, di rapina. Purtroppo l’unica industria rimasta viva è quella del mattone».

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