Recenti ricerche storiche hanno messo in luce la drammatica realtà del mercato nero durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana, evidenziando come molte famiglie sul Lago di Garda fossero costrette a fare i conti con la scarsità di cibo. Durante gli anni di guerra, le famiglie ricevevano una tessera annonaria, che consentiva loro di acquistare generi alimentari limitati. Tuttavia, molti si trovavano a dover ricorrere a canali illeciti per ottenere beni essenziali come pane e carne, pagando prezzi esorbitanti ai negozianti che approfittavano della situazione.
In particolare, l’analisi ha rivelato che i militari e i funzionari pubblici ricevevano razioni significativamente superiori rispetto alla popolazione civile. Questo squilibrio alimentare portava spesso all'illecito traffico di surplus alimentare, venduto nel mercato nero. I dati storici indicano che mentre un civile poteva avere diritto a 150 grammi di pane al giorno, un funzionario ne riceveva mezzo chilo. La situazione era aggravata da irregolarità sistematiche nella richiesta delle razioni, dove le convivenze civili e militari dichiaravano numeri superiori per ottenere cibo extra da rivendere. Tali pratiche mettevano in luce non solo le difficoltà quotidiane dei cittadini ma anche le disuguaglianze sociali amplificate dalla guerra.