Da metà febbraio sono in corso degli scavi archeologici e l’elaborazione di una serie di saggi nell’area della Bastia sul monte San Michele, promossi dal Comune in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Veneto. Interessanti sono già i primi risultati, che hanno portato alla scoperta dei basamenti delle due absidi irregolari della chiesa medioevale di San Michele, di alcune celle dell’antico convento e di tratti di mura perimetrali della fortificazione della Bastia. Sul monte San Michele, a dimostrazione di una continuità di insediamento, furono rinvenuti in passato alcuni reperti del paleolitico e dell’età del ferro, ma sono i longobardi a fortificare la sommità del colle, che in seguito divenne vera e propria Bastia, con grosse mura in pietra che circondavano il pianoro sommitale ed ospitavano il nucleo più antico del paese di Cavaion. Ancora nell’ IX secolo vi sorgeva una chiesetta dedicata a San Michele, arcangelo venerato dai longobardi, chiesetta che venne ampliata negli anni attorno al Mille. «Nella seconda metà del XIV secolo, quando la chiesa aveva ormai perso importanza a scapito di quella di San Giovanni Battista, costruita più in basso, in fianco venne realizzato un convento dei monaci olivetani di cui sono stati rinvenuti durante lo scavo resti di alcune celle», racconta Mario Parolotti, presidente dell’Associazione archeologica cavaionese. Il convento e la chiesa di San Michele furono danneggiati dalle truppe di Jacopo dal Verme, che occuparono la Bastia nel 1399 fino alla loro sconfitta da parte dei veneziani. Con la Serenissima furono restaurati, ma nel 1509 i confederati della lega di Cambrai distrussero ogni fortificazione e rovinarono nuovamente la chiesa. Ristrutturata qualche anno dopo, nelle visite pastorali della prima metà del XVI secolo la si indica come custodita da un eremita, dopo essere stata tenuta da un sacerdote che venne scomunicato perché vi abitava assieme ad una donna. In seguito, con l’abolizione degli eremiti, la chiesa passò sotto la giurisdizione della parrocchia di Cavaion. Nel 1710 venne devastata dai soldati francesi; riaperta nuovamente al culto, nei primi decenni del XIX secolo, ormai abbandonata, venne demolita in gran parte e i suoi marmi furono utilizzati nella costruzione e nell’arredo della nuova chiesa parrocchiale. «Oggi con queste nuove scoperte, le mura della chiesa e della Bastia potranno essere in parte visitabili, in quanto alcuni tratti restano all’interno della vicina base Nato costruita proprio sulla sommità del San Michele», conclude Parolotti. Nella zona, molto suggestiva e panoramica, ombreggiata da numerosi pini neri, vi è anche un’area attrezzata per pic-nic e passa il percorso della Salute.
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Primi risultati degli scavi promossi da Comune e Soprintendenza archeologica nell’area della Bastia. L’area era abitata già in epoca paleolitica mentre l’edificio risale al IX secolo
Torna alla luce la chiesa di San Michele
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