mercoledì, Giugno 18, 2025
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I fratelli Patucelli sono i soli in grado di costruire le imbarcazioni che si contendono la bandiera del lago Nel loro laboratorio di Gargnano lavorano il legno dando vita anche a splendide barche a vela oltre che a quelle tipiche per la pesca Superati or

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Gargnano. Maestri d’ascia, cioè costruttori e restauratori di barche in legno, si diventa: lo sanno bene i fratelli Antonio (79 anni) e Fabio (77) Patucelli, che quest’arte ce l’hanno nel sangue. Prima di loro l’hanno esercitata altre tre generazioni: «Anche nostro bisnonno è stato carpentiere nautico e poi il nonno Francesco e papà Carlo», dicono Toni e Fabio Patucelli che continuano a lavorare, solo quando lo decidono loro però, nel laboratorio vista lago che si trova a due passi dalla chiesa parrocchiale di San Martino. «Sul Garda la tradizione di costruire imbarcazioni in fasciame rischia di scomparire; eppure è un mestiere affascinante e anche piuttosto remunerativo. A noi piacerebbe molto trasmettere le nostre conoscenze ai giovani assicurando loro un futuro professionale invidiabile; ringraziando il Signore godiamo di buona salute e abbiamo ancora tanto entusiasmo; anche questo è un modo per fare cultura». I fratelli Patucelli sono gli ultimi gardesani a saper costruire le bisse, le classiche imbarcazioni benacensi a remi per quattro persone d’equipaggio che vogano alla veneziana e ogni anno si disputano la bandiera del Garda. «L’ultima bissa che abbiamo costruito è stata quella di Bardolino che anche quest’anno ha vinto la bandiera del Garda», afferma Toni, «il miglior legno per queste barche è il cedro del Canada, ma può essere utilizzato anche il larice per le ordinate (lo scheletro della barca ndr) per il resto dello scafo si completa con compensato marino leggero; il migliore arriva da Como». La prima parte della bissa a prendere forma è la chiglia, poi le abili mani dei Patucelli danno forma alla poppa, alla prua e al fasciame. «Per lavorare bene serve tempo, una volta le ordinate si costruivano una alla volta, poi sono arrivate le attrezzature elettriche (seghe, fresatrici, trapani eccetera) e ne abbiamo guadagnato non solo in fatica ma anche in precisione. Di bisse ne abbiamo costruite oltre una quindicina; c’è una precisa stazza da rispettare: la lunghezza è di 10,5 metri, larghezza 65 centimetri, pesano 110 chili e hanno il fondo piatto. Le abbiamo costruite tutte con la stessa passione; forse ci abbiamo messo un po’ più di sentimento, per ovvii motivi campanilistici, con la Villanella la bissa di Gargnano, il nostro paese». Le bisse rappresentano solo una piccola parte della produzione del cantiere Patucelli: «Abbiamo iniziato a lavorare con nostro padre costruendo e restaurando le bisse da pesca e le barche da carico; si girava tutto il lago in bicicletta con la cassetta degli attrezzi a tracolla e spesso il nostro cantiere erano le spiagge», ricorda Fabio, «poi negli anni Cinquanta abbiamo iniziato a dedicarci alle barche a vela. Il primo amore sono stati i beccacini (barca a vela per due persone d’equipaggio tuttora molto diffusa). È stato uno scafo che ci ha dato molte soddisfazioni e non solo come cantiere ma anche dal punto di vista sportivo; in quegli anni io e mio fratello abbiamo vinto tante regate con il beccaccino». Poi sono arrivati i Flying Dutchmann, velocissima e spettacolare imbarcazione che per diversi anni è stata classe olimpica: «Abbiamo costruito il primo stampo in legno che sia stato utilizzato in Italia per l’F.D.», racconta Toni, «nel frattempo prendevano sempre più piede i cabinati a vela si è iniziato con i Sinesi, Weekend, Lightning, sempre costruiti in legno». Nei primi anni Settanta arriva la vetroresina: «Passare dal legno a questo nuovo materiale ci ha lasciato perplessi», rivelano i fratelli Patucelli, «certo la vetroresina si è rivelata resistente e affidabile, ha risolto molti problemi relativi alla manutenzione degli scafi, ma ci ha tolto il piacere di lavorare con il legno; comunque in parte ci siamo rifatti costruendo con il legno gli interni di tutte le imbarcazioni fino a quando abbiamo deciso di andare in pensione, o meglio di lavorare solo quando lo decidiamo noi. Siamo un po’ come gli artisti, ci serve l’ispirazione; stiamo rimettendo a nuovo il sandolino in legno di Uto Ughi, poi chissà, sarà il turno di una bissa». Dal cantiere Patucelli, che ora è gestito da Giancarlo (figlio di Antonio) e da suo figlio Diego, sono uscite centinaia e centinaia di imbarcazioni: tra queste Principessa, la barca capitanata dal campione di Malcesine Roberto Benamati che ha trionfato nelle ultime tre edizioni della Centomiglia, e Italia 92 (poi ribattezzata Raffica) che ha vinto la maratona del Garda nel 1994 (timoniere Dusan Puh) , 1997 (Roberto Benamati), 1998 e 1999 (Luca Valerio).

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