giovedì, Aprile 25, 2024
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Spettacolo desolante da Manerba a Moniga, a Calvagese: le viti, ormai vicine alla maturazione, hanno un aspetto autunnale. I produttori atterriti: «Una cosa del genere non si era mai vista»

Distrutti i vigneti della Valtenesi

Ormai è una specie di triste primato: ogni anno, quando nelle nuvole si agita qualcosa di minaccioso, le capricciose geometrie della natura finiscono sempre con l’incrociare i vigneti della Valtenesi. Il terribile temporale di sabato notte non ha fatto eccezione: e ieri mattina, lo spettacolo era quello desolante di un paesaggio regredito ad uno spoglio aspetto autunnale da un rigoglioso stato di ormai prossima maturazione. Quasi ovunque, a Manerba come a Picedo e a Moniga, i vigneti e gli ulivi, così come tutte le altre colture, si sono piegati alla furia devastatrice di un uragano che ha scatenato un inferno in due riprese, a poco meno di un’ora di distanza l’una dall’altra. Fra i produttori c’è grande costernazione, ma anche la voglia di non arrendersi all’idea che l’annata sia completamente perduta. E a spingere in questo senso è soprattutto il presidente del Consorzio Garda Classico, Diego Pasini. «E’ necessario procedere ad un’attenta analisi dei danni prima di lasciarsi andare a valutazioni disastrose – spiega -. Certo, inutile nascondersi che questa tempesta è stata particolarmente violenta, e che ha causato danni molto gravi: ma prima di dire che tutto è perduto vogliamo delle certezze. E quelle arriveranno solo fra qualche giorno, quando tecnici e produttori avranno stimato con precisione l’entità del danno». L’appello del presidente è quindi palese: rimbocchiamoci le maniche, e puntiamo a salvare il salvabile. «Ne va dell’immagine di un sistema che conta 512 aziende e 867 ettari iscritti all’albo Doc, per una produzione pari a circa 2 milioni di bottiglie ed un valore della produzione superiore ai 6,5 milioni di euro – dice Pasini – Quello che possiamo dire allo stato attuale è che tutti i produttori sono già al lavoro nei vigneti: dove c’è foglia è ancora possibile intervenire per portare a termine la maturazione». Nonostante la voglia di ricomininciare però lo sconforto è tanto, soprattutto per chi oltre al raccolto ci ha rimesso anche le strutture. E’ il caso delle cantine Avanzi, che al temporale di sabato hanno sacrificato i tetti del frantoio e della birreria artigianale sulla statale, oltre a circa 1500 quintali di uve. «E’ una stima approssimativa, che ho fatto dopo una ricognizione nei vigneti – spiega Giampietro Avanzi -. Una cosa è certa: faccio questo mestiere da quarant’anni sul lago di Garda, ed una cosa simile non l’avevo mai vista. Fortunatamente, nonostante l’ampiezza dell’area colpita dalla grandine, alcune zone sono state risparmiate, sia sul fronte dei vigneti che su quello degli uliveti: questo permetterà ai prodotti della nostra zona di onorare l’impegno dell’annata, anche se le quantità saranno sicuramente ridotte». L’ampiezza dell’area vitata colpita è un aspetto sottolineato da molti: anche da Alessandro Redaelli De Zinis, che ha subito grossi danni nell’azienda di Calvagese. «In alcune zone il raccolto è compromesso al 100% – spiega l’avvocato -. Una cosa così non si era mai registrata sul Garda: mai visti chicchi di grandine grossi come pesche. Spero che ora le istituzioni e gli operatori della ristorazione ci stiano vicini».

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