martedì, Luglio 1, 2025
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La tradizionale festa internazionale segnata da un calo della produzione e da altri problemi di settore

Dolci giorni però il miele è amaro

Protestano gli apicoltori: non sono stati invitati all’incontro con esperti e manifesteranno contro la Regione che ha deciso di non dare contributi. Festa del miele e dell’apicoltura, da biennale ad annuale. Lazise da città «dolce» ad appuntamento «amaro» per gli apicoltori della associazione regionale produttori miele del Veneto. Amaro perché chi ha organizzato questo appuntamento non li ha coinvolti nella gestione della 4 giorni di attività convegnistica e promozionale delle città del miele. Si è addirittura posta in programma, per sabato, una tavola rotonda sull’associazionismo e non è stata coinvolta l’associazione più importante del settore a livello regionale. E gli apicoltori, gli operatori più direttamente interessati a questo importantissimo appuntamento a livello nazionale ed internazionale, saranno quindi i grandi assenti. A Lazise, alla festa del miele e dell’apicoltura, sono stati coinvolti gli enti più significativi del territorio: Regione, Provincia, Ente provinciale per la zooprofilassi, Comune di Lazise ed altri ancora, ma non gli apicoltori veri, coloro che ogni giorno sono e vivono con il miele e nel miele. «Noi rappresentiamo una delle maggiori associazioni regionali di apicoltori», spiega indignato il presidente regionale Giovanni Sella, «e chissà perché quest’anno non ci hanno interpellato. Nelle precedenti edizioni noi siamo stati i primi collaboratori nella realizzazione della importante manifestazione di Lazise. Quest’anno non siamo stati convocati. Addirittura hanno esposto il manifesto giallo di annuncio della festa, con il nostro patrocinio, senza mai averci sentito». Quest’anno per gli apicoltori è una stagione difficile e magra. Nel 2001 la produzione di miele nostrano si è ridotta del 70 per cento. Una vera e propria crisi del settore. E la Regione ha tolto i contributi all’intero comparto. C’è rabbia e protesta. «La protesta la vogliamo fare nei confronti della Regione», spiega Sella, «e l’assessore regionale Conta lo sa bene. Non è possibile parlare di miele solo per fare promozione turistica. Dobbiamo parlare della crisi del settore, delle avversità atmosferiche, dei trattamenti in agricoltura, della continua morìa delle api, dello spopolamento degli alveari. Invece si parla del miele vergine integrale, addirittura con un convegno specifico. Vuol dire», continua Sella, «che la Regione ha altri interessi e non quelli della nostra categoria». L’associazione regionale che solitamente allestiva uno stand di 300 metri quadrati, a Lazise, in questa edizione sarà totalmente assente. Sarà presente dopo domani, nel pomeriggio, al momento dell’inaugurazione, con i politici e le autorità per protestare con azioni di volantinaggio e con denunce sullo stato della crisi nel mondo dell’apicoltura. «Sono tre anni che ci battiamo per il rispetto dell’ambiente», spiega Angelo Doardo, responsabile provinciale per l’associazione apicoltori, «perché rispettando l’ambiente facciamo vivere le api e di conseguenza innalziamo la percentuale salutistica anche verso il consumatore. La morìa delle api è lenta», continua Doardo, «perché in campagna vengono usati prodotti di sintesi che infettano gli insetti e li portano ad una morte lenta ed inesorabile». La protesta degli apicoltori veneti non si fermerà alla sola giornata inaugurale, ma si protrarrà anche sabato e domenica. Sarà una protesta silenziosa ma capillare per far giungere tanto disappunto ai consumatori. «Non abbiamo nulla nei confronti degli organizzatori ed in particolare verso il Comune di Lazise», spiega ancora Sella, «perché Lazise ha sempre fatto il possibile affinché il miele fosse valorizzato. Vogliamo però dire la nostra e dirla nel modo giusto e nel luogo e momento più opportuno. E purtroppo Lazise anziché essere oggi una città dolce è per noi un luogo amaro dove dobbiamo dire la nostra, in maniera pacata ma decisa. Non siamo certo disposti a cedere su questo fronte. Alla fine siamo noi che produciamo il miele e che abbiamo le mani in pasta e nel mercato. Almeno questo lo possiamo dire in maniera incontrovertibile».

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