La remissione totale dei peccati o indulgenza plenaria, ottenibile per se stessi o per i defunti attraverso la recita di una serie di preghiere e di passaggi all’interno di una chiesa francescana. Questo il significato della pratica del «Perdon d’Assisi» che, introdotto a Caprino nel 1936 dai frati Cappuccini qui insediatisi ha dato indirettamente l’avvio alla Fiera montebaldina. «In realtà questo privilegio è stato istituito il 2 agosto del 1216 da San Francesco stesso nella chiesa della Porziuncola, vicino ad Assisi», spiega il parroco di Caprino don Pietro Marrobbio. «Ed è da quella località che ha preso il nome e si è diffuso in tutta Italia, parallelamente al diffondersi e al crescere dei conventi dei frati minori». «La chiesa parrocchiale di Caprino, dedicata a Santa Maria Maggiore, venne edificata nel 1769. In precedenza, nello stesso luogo, esisteva un’altra costruzione, risalente al 1145 e sempre dedicata alla Madonna, nominata come pieve in una bolla da papa Eugenio II. Ed è qui che si svolsero le prime pratiche del «Perdon d’Assisi». La pieve prima e la chiesa parrocchiale dopo diventarono meta di pellegrinaggi. La gente veniva da tutti i paesi del circondario, dalla Val d’Adige e anche dal Basso veronese. Per sopperire ai bisogni dei pellegrini spuntarono le prime bancarelle e da qui in seguito nacque la fiera montebaldina. La prima ufficiale, dedicata all’agricoltura, risale al 1753.
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In occasione della pratica del «Perdon d’Assisi»
Fiera nata nel XII secolo
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