sabato, Aprile 20, 2024
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Domenica alla Palazzina storica la cerimonia di rievocazione

Il re allo storico convegno e Grande Guerra in mostra

Caporetto! In previsione di un cedimento della linea del Piave, si pensò a rafforzare quella del Mincio. A Valeggio si scavarono trinceramenti e si stesero reticolati e cavalli di Frisia sul monte Ogheri; camminamenti vennero scavati tra Pinti e Monzambano; alle Giare di Salionze v’erano i nostri pontieri, pronti a gettare sul Mincio l’equipaggio da ponte in caso di ritirata. Alcune divisioni franco-inglesi erano già accampate lungo il fiume, ma rimanevano con l’arma al piede, aspettando garanzie da parte nostra. In Valsegrida piantarono le tende reparti del 332° Reggimento americano. A Camalavicina funzionava già una mensa ufficiali francesi con sacchi pieni di cioccolata. L’osteria da Bottura – sempre zeppa di militari – recava allora la seguente insegna: «Liquori – Salumeria Antica Osteria Gambini». La chiesetta di San Lorenzo, sul monte della fiera di Cavalcaselle, divenne «ricovero di milizie mobilitate». É chiaro che gli alleati – come nota il Consiglio – non erano venuti a Peschiera per sentirsi raccontare delle chiacchiere. Essi volevano sapere se esisteva ancora un alto comando italiano e un esercito italiano, insieme al quale un’armata anglo-francese potesse combattere senza correre il rischio di essere travolta in un nuovo disastro. La ripresa straordinaria, dopo meno di tre settimane, ebbe la sua radice nel convegno interalleato di Peschiera l’8 novembre 1917. Quella mattina pioveva dirottamente sulla piazzaforte. Il cielo era grigio con nuvole quasi temporalesche. Tirava un forte vento e le strade melmose si ricoprivano di foglie morte cadute dagli alberi. La palazzina del comando di presidio appariva più tetra del solito. Qui era atteso il re. La riunione durò oltre due ore. Con assoluta padronanza dell’argomento, Vittorio Emanuele III – contro coloro che sostenevano la necessità dell’abbandono della linea del Piave – assicurò che l’esercito italiano era perfettamente in grado di resistere su di essa. Disse a proposito della rotta di Caporetto: «Alla guerra si va con un bastone per darle e con un sacco per prenderle». «Egli – scrive Lloyd George – non dimostrò segno alcuno di timore o di abbattimento. La sua sola ansietà sembrava essere quella di eliminare qualsiasi impressione che il suo esercito fosse fuggito». Si notò in lui «il fervore di Mazzini e la chiaroveggenza di Cavour». E la storia gli diede ragione. Ernesto Barbieri Come ogni anno l’Amministrazione comunale organizza la cerimonia rievocativa dello storico Convegno interalleato del giorno 8 novembre 1917. La cerimonia si svolgerà domenica e il programma prevede: alle 9.30 visita alla Sala storica della Palazzina storica; alle 9.50 celebrazione della messa in sala consiliare; alle 10.40 corteo al monumento ai Caduti; alle 11 alla Palazzina storica saluto del presidente dell’Associazione sala storica, Giorgio Residori, e del sindaco Bruno Dalla Pallegrina; rievocazione del Convegno dell’8 novembre 1917, relatore Vito De Caro; intervento di Michele d’Elia, preside del Liceo scientifico «Severi» di Milano, storico; conclusione del professor Walter Montresor, assessore alla Cultura di Peschiera. Alla presenza delle autorità civili e militari la banda cittadina eseguirà la «Marcia reale» e «L’inno sardo». Domani, domenica e lunedì (San Martino, patrono di Peschiera) al Compendio della Caserma d’artiglieria di Porta Verona sarà possibile visitare una mostra di oggetti rinvenuti sul luogo della Grande Guerra, curata e allestita da Sergio Marini con orari di visita dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 21.

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