venerdì, Aprile 19, 2024
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La struttura è fatiscente:vasche e attrezzatura per la riproduzione in pessime condizioni. Ripopolamento ittico in mano ai bresciani. Ai veronesi restano gli stabilimenti di Bardolino e di Cassone ma anche quest’ultimo nel giro di un anno verrà eliminato

La Regione chiude e vende l’incubatoio

Per fortuna che i pesci sono muti altrimenti nel giro di un anno parlerebbero tutti con accento un po’ bresciano, almeno quelli di allevamento. Un mega incubatoio per il ripopolamento dei pesci del Garda sta infatti andando in porto a Desenzano spiazzando di fatto l’antico allevamento di Peschiera che sarà chiuso. E’ vero che una nuova struttura è in arrivo a Bardolino, e che una più piccola è ancora attiva a Cassone, ma alla fine sarà la riviera bresciana a farla da padrona e a gestire produzione, riproduzione, salvaguardia e controlli sanitari di lavarelli, trote, lucci, persici reali, carpe, tinche e di molte altre qualità di pesci ricercati del lago. «Fino all’anno scorso escluso, le province di Brescia e Verona utilizzavano lo stabilimento ittiologico di Peschiera di proprietà regionale», spiega Ivano Confortini, tecnico responsabile della Unità Organizzativa Pesca della Provincia di Verona. «Poi, la Regione veneto» prosegue il tecnico, «ha deciso di venderlo e, già dal dicembre 2001, non è più a disposizione. Questo ha fortemente condizionato l’attività di entrambe le province: noi abbiamo chiesto a Veneto Agricoltura (una società regionale sorta sulle ceneri dell’Esav, Ente Sviluppo Agricolo Veneto) di concederci l’uso della struttura di Cassone, un impianto piuttosto piccolo che risale agli anni ’50, mentre Brescia ha puntato tutto su Desenzano». Come Peschiera, anche Cassone è destinato a chiudere. «Potrà essere utilizzato solo quest’anno in quanto sarà a sua volta venduto» commenta Confortini. Da quanto si riferisce in Provincia, comunque, poco si sa del destino delle due strutture: potrebbero anche diventare alberghi, di certo c’è che non torneranno alle loro antiche funzioni. Ma come sono le condizioni reali dell’incubatoio di Peschiera? Non c’era proprio nulla da fare per evitarne la vendita? «Queste strutture sono della Regione, non sono fonte di alcun reddito economico e lo stabile in questione sta veramente andando a pezzi», spiega Confortini, che continua: «è un immobile con giardino che risale ai primi del ’900, i siti sono malconci, le vasche e l’attrezzatura per la produzione degli avannotti, cioè le larve di pesce, in pessime condizioni». Nonostante il pessimo stato degli incubatoi veronesi, non durerà comunque a lungo la sovranità bresciana. Perché, se l’allevamento di Punta del Vo’ sarà pronto tra un anno, anche sulla Riviera degli Olivi qualcosa si muove. «Verrà sistemato l’incubatoio di Bardolino: il progetto è in corso di validazione, ma per il 2003 potrebbe già essere attivo», dichiara Michele Miguidi, coordinatore in Provincia dell’area ambientale. C’è veramente molto da fare per rimettere a nuovo quell’impianto fermo da anni che si trova in località San Pietro tra Garda e Bardolino. «Il progetto di ristrutturazione prevede l’allestimento completo e sarà attuato dal settore edilizia della Provincia», spiega ancora Confortini. «Tutte le vasche esistenti saranno sostituite con dieci vasche rettangolari da 3 metri e mezzo; le bottiglie di Zoug, dove sono incubate le uova, saranno 108; ci saranno poi tre vasche circolari. Il nuovo impianto porterà alla produzione di diversi tipi di pesci derivanti non solo da avannotti ma soprattutto da specie più grandi, della lunghezza di 2 o 3 centimetri, che è minore in quantità ma, per le maggiori dimensioni, ha maggior capacità di sopravvivenza una volta liberato nel lago». Passato quest’anno critico di attesa, dunque, le strutture saranno due. «Ciò non comporta alcun rischio ambientale», nota Confortini, «l’attività di Desenzano e quella di Bardolino saranno complementari e non ci saranno pericoli per la fauna perché queste strutture sostengono la riproduzione naturale. Inoltre i due enti saranno in collegamento: potrebbe essere utile avere impianti diversi perché sosterrebbero due diverse fasi di sviluppo. A Bardolino, ad esempio, si punterebbe soprattutto sulla sperimentazione e quindi un solo allevamento per la produzione sarebbe poco». Camillo Pilati, assessore alla caccia e alla pesca della Provincia, commenta: «La collaborazione con Brescia è certa, le due province collegate agiranno con un intento comune che è la salvaguardia della fauna ittica del Garda. Così è stato deciso nella stesura del regolamento interprovinciale per la pesca nel lago di Garda».

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