sabato, Aprile 20, 2024
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Ieri il primo sciopero contro i tagli della Finanziaria: già lasciati a casa 19 stagionali, ma il peggio deve arrivare. I posti a rischio sono 50. E con le corse soppresse caleranno i ricavi

Navigarda, scenari di crisi

Sul Garda i pescatori di una volta dicevano che «la carestia la ve ’n barca». I tagli della legge finanziaria, invece, lasciano fermi i battelli (già soppresso un terzo delle corse), a terra i marinai, disoccupati gli stagionali che aspettavano primavera per il posto in regola: già 19 quelli «non confermati» in marzo, ma a «ballare» sono in tutto circa 50 posti. Scenari da «carestia» si aprono per il futuro stesso della Navigarda, i cui lavoratori, ieri, hanno scioperato per 4 ore. Forse il primo di una lunga serie di scioperi, sperando che il Governo ritorni sulle proprie decisioni. I numeri per ora sono spietati: la Finanziaria ha ridotto i trasferimenti correnti dallo Stato del 30% per la gestione governativa laghi (ammonta a 8 milioni di euro il taglio, da spalmare sui tre laghi di Garda, di Como e Maggiore). Sul Garda, a conti fatti, sono a rischio non solo i 19 posti stagionali già tagliati, non solo i 45-50 ruoli per cui mancano i soldi (posti stagionali, ma su cui le famiglie, come ogni anno, contavano). A rischio c’è l’intera prospettiva di un’«azienda» che funzionava bene, che fa indotto per l’economia turistica, che toglie traffico dalle strade, che è strategica per il sistema-lago. «Marzo ha già visto la soppressione di sei gruppi di corse, la mancata conferma di 15 lavoratori e la mancata attivazione di 4 assuntorie. Ma non basta – dicono i lavoratori attraverso la loro Rsu -: quest’anno mancheranno i soldi per tutti gli stagionali di cui era prevista l’assunzione, 45-50 posti. Chi li sostituirà? Il cameriere annoderà le cime? Il motorista staccherà i biglietti? Ma il peggio è che anche lasciare a casa queste persone non basterà per compensare i mancati trasferimenti, due o tre milioni di euro: nessuno sa su che cos’altro bisognerà tagliare, oltre al personale». Inoltre, come piove sempre sul bagnato, taglio chiama taglio. La cancellazione di circa un terzo delle corse (6 gruppi di corse, per ora) comporterà anche un calo degli introiti dalla mancata vendita di biglietti, innescando la spirale di una crisi che nessuno credeva possibile fino a pochi mesi fa. «Quella di tagliare i fondi alla Navigazione è una scelta perdente, recessiva, scellerata sotto tutti i punti di vista – dicono i sindacati -. Pensate solo all’impatto ambientale e a quello sull’indotto turistico: l’anno scorso abbiamo trasportato 2 milioni e duecentomila passeggeri in sei mesi. Tagliare di un terzo le corse vuole dire che un terzo dei passeggeri, 700 mila persone, quest’anno avranno due scelte: spostarsi tra i paesi rivieraschi in automobile, inquinando e aggravando la situazione del traffico, o non spostarsi affatto, con effetti depressivi anche per il comparto turistico commerciale di questi paesi». La situazione è grave, gli scenari preoccupanti: i lavoratori chiedono la solidarietà e la mobilitazione delle istituzioni locali, perchè c’è ancora tempo per rimediare. L’orario corse in vigore è previsto fino al 31 marzo. Quello dal 1° aprile in poi è ancora da decidere: si spera in un ripensamento da parte del Governo. I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti fanno il punto della situazione: «Abbiamo scritto, in febbraio, ai ministri Lunardi e Tremonti, proponendo tre possibili soluzioni: un decreto legge correttivo per rifinanziare gli 8 milioni tagliati; l’esenzione dalle accise sugli olii minerali per ridurre le spese; una circolare ministeriale che autorizzi la Gestione a garantire un servizio uguale a quello dell’anno precedente: in sostanza, si autorizzerebbe una spesa che verrebbe in seguito ripianata. Per ora nessuna risposta, nemmeno da parte delle Regioni: solo la Provincia autonoma di Trento ha preso carta e penna». Per ora sindacati e Direzione marciano uniti sulla strada delle pressioni sul Governo. «Speriamo funzioni: noi di ristrutturazione non vogliamo nemmeno sentir parlare. Faremo altri scioperi, anche di 24 ore, e una manifestazione a Milano sotto al Pirellone. Non c’è tempo da perdere».

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