sabato, Aprile 20, 2024
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Il Tribunale delle acque decreta che la Maratona è del Demanio e della Regione

Nella guerra del portovince il Pirellone

L’area portuale della Maratona, oggi occupata dal Dopolavoro Ferroviario, appartiene al Demanio Regionale e non dunque alle Ferrovie dello Stato. L’ha deciso, dopo una lunga querelle sfociata in un ricorso proposto dalla società Ferservizi territoriale di Verona e da Rfi (Rete ferroviaria italiana), la terza sezione civile del Tribunale delle acque pubbliche presso la Corte d’appello di Milano. Il collegio, composta dal presidente Fausto Mariani e dai consiglieri Antonio Pisapia (estensore) e Stefano Mambretti (giudice tecnico), ha inoltre condannato le due società ferroviarie a rifondere alla Regione Lombardia ed all’Agenzia del Demanio, entrambe costituitesi in giudizio, circa 7.200 euro alla prima e 6.850 alla seconda, oltre le spese d’ufficio.Si chiude così un estenuante contenzioso che si protrae da decenni, perché nessuno nel passato si era mai preso la briga di perfezionare gli atti di trasferimento del demanio dallo Stato alle Regioni a statuto ordinario. Il perché di tanta incertezza sulla proprietà dell’area portuale (si tratta di una striscia sul lato ovest della darsena Maratona) è stato causato dalla mancata delimitazione del porto prima del 1972, anno in cui i beni e le proprietà della navigazione passarono alla Lombardia. Solo successivamente, l’allora capo dell’ispettorato di Porto di Desenzano Giuseppe Mazzucchelli ripropose la delimitazione dell’intero porto conglobando anche il mappale in discussione. Avverso a quel decreto non venne mai opposto ricorso. Le Ferrovie un tempo ne avevano l’utilizzo perché la Maratona era uno scalo merci dove terminava la linea e venivano effettuate le operazioni di carico e scarico dei treni. Stiamo parlando del dopoguerra. Negli anni successivi il Dopolavoro ferroviario di Verona chiese ed ottenne di poter fruire di alcune concessioni in acqua e sulla terraferma, dove da tempo peraltro erano collocate una gru di alaggio e piccoli box per deposito. Negli anni Settanta, intanto, la Fraglia Vela grazie ad una concessione rilasciata dalla Regione Lombardia, collocava una sessantina di ormeggi i soci e la sede nautica. Tra i due vicini non è mai corso buon sangue. E negli ultimi anni il Dopolavoro ha rivendicato la proprietà di quel mappale, fino ad arrivare ad un ricorso giudiziario; il cui esito gli è stato però sfavorevole.

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