Paolo Ceccato, morire per gli altri con la passione per il volo

Di Redazione
Pino Mongiello

Dopo il diplo­ma di geome­tra pres­so l’Istituto “Bat­tisti” di Salò, entra nell’Accademia aero­nau­ti­ca di Poz­zuoli per pas­sare, nel 1993, alla Scuo­la allievi dell’aeroporto mil­itare di Galati­na (Lec­ce) al fine di con­seguire il brevet­to di pilota. Il 16 giug­no 1994, a soli 22 anni muore con il suo istrut­tore di volo, tenente Umber­to Ori­o­lo, durante un nor­male adde­stra­men­to. Il suo aereo si schi­anta nel cam­po sporti­vo di Melpig­nano, vicinis­si­mo a una scuo­la.

16 giug­no 1994: una data che non pos­so can­cel­lare dal­la memo­ria. Fu la TV a dar­mi notizia, pri­ma che la appren­dessi da altri, che nel Salen­to si era ver­i­fi­ca­to l’ennesimo inci­dente aereo che ave­va provo­ca­to la morte di due piloti: l’istruttore e il suo allie­vo, entram­bi gio­vanis­si­mi. Pao­lo Cec­ca­to avrebbe dovu­to con­seguire il brevet­to di volo di lì a poco. Gli sarà asseg­na­to ugual­mente, alla memo­ria. La notizia del­la trage­dia si dif­fonde in un atti­mo a Salò. La mia famiglia e quel­la di Pao­lo han­no un anti­co legame; per di più le nos­tre case sono una di fronte all’altra; ci si par­la da gia­rdi­no a bal­cone, ci si salu­ta con un breve cen­no; i figli nos­tri sono coetanei, han­no pas­sato l’adolescenza insieme; per un anno sono sta­ti nel­la nos­tra casa al mare viven­do le stesse avven­ture.

Era bel­lo vedere Pao­lo, quan­do veni­va in licen­za, pre­sen­tar­si alla nos­tra por­ta in divisa dell’aeronautica, tut­to a punti­no, e con­seg­nar­ci il suo sguar­do sor­ri­dente, quegli occhi azzur­ri come il cielo, pro­prio come quel cielo nel quale volteggia­va pre­so da immen­sa mer­av­iglia. Lo scrive­va lui stes­so in una let­tera del settembrè93, da Galati­na: “Sono molto entu­si­as­ta del volo; non riesco a descri­vere quelle gran­dis­sime emozioni che si pos­sono provare lassù nel bel­lis­si­mo cielo azzur­ro quan­do, nei bre­vi momen­ti di pausa (cinque minu­ti), l’istruttore prende il coman­do dell’aereo e si mette a gio­care con le nuv­ole, oppure a fare gira­volte in con­tin­u­azione e vedere la ter­ra e il mare a tes­ta in giù: è stu­pen­do”!

Pao­lo sape­va che quelle espe­rien­ze uniche e indi­men­ti­ca­bili pote­vano real­iz­zarsi solo se guadag­nate con tan­to sudore e con fer­rea dis­ci­plina: “…qui occorre stu­di­are tan­tis­si­mo, seguire le lezioni, e essere al meglio delle pro­prie con­dizioni fisiche e psichiche per andare in volo con­cen­trati”. Nei rac­con­ti delle sue let­tere con­fi­den­ziali, risco­pro un Pao­lo diver­so da quel­lo che ave­vo conosci­u­to, iron­i­co e scher­zoso. L’accademia pri­ma e la scuo­la allievi poi l’hanno tem­pra­to, lo han­no fat­to crescere in auto­con­trol­lo e respon­s­abil­ità. Ed anche sul ruo­lo che la car­ri­era gli avrebbe potu­to asseg­nare non man­cano rif­les­sioni serie e mature. Allo­ra sa tirar fuori dal bagaglio del­la sua for­mazione umana e cris­tiana, costru­i­ta anno per anno in famiglia e in ora­to­rio, il sen­so del­la sol­i­da­ri­età umana, l’obiettivo di essere pron­to a soc­cor­rere gli altri, soprat­tut­to chi è più debole. “In quel che riesco – scrive­va — cer­co di aiutare tut­ti i miei col­leghi che si trovano in dif­fi­coltà e in crisi per­ché in queste per­sone mi sem­bra di rivedere me e tut­ti i miei prob­le­mi, inde­ci­sioni e incertezze”.

Ma c’è un altro tema, questo davvero cru­ciale, che gli pone­va que­si­ti strin­gen­ti cir­ca il suo futuro di mil­itare in aero­nau­ti­ca, ed è quel­lo che riguar­da l’uso delle armi, o il trasporto di bombe, mag­a­ri solo per dife­sa. Pao­lo era con­sapev­ole che, una vol­ta entra­to nei ranghi, ci sarebbe sta­ta per lui un’escalation di obb­lighi e doveri che sareb­bero potu­ti sfo­cia­re nel com­piere azioni ris­chiose e causare morte. Ecco per­ché, in diverse con­ver­sazioni che siamo rius­ci­ti a fare, mi ave­va espres­so la volon­tà, una vol­ta acquisi­to il brevet­to di volo, di entrare nel repar­to eli­cot­ter­isti da soc­cor­so. Solo così avrebbe potu­to far com­ba­cia­re il coman­da­men­to dell’amore, nel quale cre­de­va fer­ma­mente, con il suo deside­rio di volare.

Quel giorno, 16 giug­no 1994, la ter­ra di Melpig­nano ha trema­to per lo schi­anto dell’ aereo, den­tro il cam­po sporti­vo di ques­ta cit­tad­i­na dove ogni anno si tiene per una notte intera la fes­ta del­la taran­ta. A due pas­si dal cam­po c’è una scuo­la mater­na con i bam­bi­ni che guardano la scia di un ogget­to che sta pre­cip­i­tan­do. Una vol­ta impat­ta­to col ter­reno, il veliv­o­lo lan­cia all’intorno schegge e rot­ta­mi. Allie­vo pilota e istrut­tore non si era­no lan­ciati col para­cadute per sal­var­si: non vol­e­vano che il loro aereo pre­cip­i­tasse come una bom­ba sul­la scuo­la. E sac­ri­fi­carono la vita.

Non ci sono parole per rac­con­tare il dolore grande dei gen­i­tori, Rinal­do e Angela, e del­la sorel­la Clara che anni pri­ma ave­vano per­du­to la pic­co­la Anna, per una grave mal­for­mazione al cuore. Pao­lo tene­va la sua foto sul comodi­no: “Anna è l’unica che in questo momen­to è qui con me, — scrive­va nel’92 — dan­do­mi con il suo sor­riso con­for­to, sper­an­za e cor­ag­gio per con­tin­uare. Nel suo viso vedo la sua voglia di vivere e la sua grin­ta di con­tin­uare a lottare “ …

La morte di Pao­lo ha las­ci­a­to nel­lo sgo­men­to e nel dolore tante per­sone, oltre la famiglia: i suoi supe­ri­ori, i com­pag­ni di cor­so, gli ami­ci dell’oratorio, i com­pag­ni di scuo­la, cit­ta­di­ni di ogni ceto, conoscen­ti e non. Lo attes­tano i funer­ali, cel­e­brati il 20 giug­no, con un duo­mo stra­col­mo di gente, cor­sa a portare con­so­lazione e cor­doglio alla famiglia, accal­ca­ta attorno alla bara avvol­ta nel tri­col­ore, sorveg­li­a­ta dal pic­chet­to d’onore.

Nel 1998, nel­la cer­i­mo­nia del 75° anniver­sario del­la cos­ti­tuzione dell’Aeronautica Mil­itare, il Pres­i­dente del­la Repub­bli­ca Lui­gi Scal­faro, all’altare del­la Patria, con­seg­na alla mam­ma di Pao­lo la medaglia d’oro al val­or civile, uffi­cial­iz­zan­do la moti­vazione di mer­i­to espres­sa a suo tem­po dal coman­dante del­la scuo­la di volo di Galati­na col. Arturo Zan­donà. Era il 28 mar­zo. In quell’occasione, poiché ne ero sta­to richiesto dai famil­iari, ave­vo doc­u­men­ta­to con numerosi scat­ti fotografi­ci i momen­ti cru­ciali del­la com­movente cer­i­mo­nia, da una postazione priv­i­le­gia­ta che con­sen­ti­va di cogliere i par­ti­co­lari dell’avvenimento. Sareb­bero entrati a far parte dell’album dei ricor­di come momen­ti indi­men­ti­ca­bili. Purtrop­po un fur­to in treno da parte di ignoti sot­trasse macchi­na fotografi­ca e rulli­ni. Le foto di cui si dispone sono state donate dall’Aeronautica Mil­itare.

La cit­tà di Salò ha inti­to­la­to l’auditorium del Bat­tisti a Pao­lo Cec­ca­to, ex allie­vo del­la scuo­la per geometri, per­ché le gen­er­azioni che si susseguono siano invi­tate a conoscerne la per­son­al­ità e l’eroica capac­ità di dedi­zione, fino alla rin­un­cia del­la vita.

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