venerdì, Aprile 26, 2024
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L’imprenditore ospite sul Benaco

Rana: «La qualità segreto del successo»

«Io sono legato a Salò – dice Giovanni Rana -. Vengo sempre all’hotel Du Park, dove mi fanno calare di qualche chilo, e che dispone di abili massaggiatrici. Poi faccio lunghe passeggiate sul lungolago». Chiamato a parlare nel salone della Domus, a fianco del Duomo di Salò, il re dei tortellini, che porta sulle tavole di tutto il mondo gnocchi, ravioli, tagliatelle, pappardelle e tante altre specialità, viaggia a ruota libera. Parla della sua vita, di quando (bambino) cominciò nel panificio di famiglia. Nel 1961, in un piccolo laboratorio a San Giovanni Lupatoto, iniziò a produrre tortellini, aiutato da una decina di donne. Il giovedì preparava il ripieno, il venerdì e il sabato li confezionava, la domenica li distribuiva. Nel ’65 arruolò la sorella e quattro amici: a ciascuno assegnò zone geografiche ben precise (Vicenza, Padova, Rovigo). Nel ’68 introdusse la prima macchina. La produzione passò da 50-60 chili alla settimana a 10 Kg. all’ora. Ultimamente il gruppo, che in Italia ha spazzato via le multinazionali, ha conquistato pure Francia e Spagna, diventando leader europeo nel campo della pasta fresca. «Adesso utilizziamo 120 forme di formaggio grana, 400 prosciutti e 100 quintali di ricotta al giorno – prosegue Rana -. Cifre notevoli. E abbiamo un indice di notorietà pari al 95%. Il Papa ci supera, col 100%. Il salto di qualità lo abbiamo fatto negli anni ’90, con l’inserimento nell’azienda di manager qualificati, l’allargamento della rete distributiva, la stipula di contratti con la grande distribuzione e, soprattutto, con le campagne pubblicitarie. Io stesso sono diventato testimonial, a fianco di…Marylin Monroe o Humprey Bogart. I nostri spot sono stati premiati persino negli Stati Uniti. Devo ringraziare Silvio Berlusconi che, agli inizi dell’avventura di Canale 5 (non trasmetteva ancora in simultanea sull’intero territorio nazionale), mi ha dato la possibilità di fare pubblicità sulla sua rete, con mezzi finanziari limitati. Allora non avevo i quattrini per comparire alla Rai». Giovanni parla delle risorse umane, e dei figli che nella sua azienda subentrano ai genitori. Dopo un accenno a Gino Lucchini («l’accordo con i russi non me lo aspettavo, ma può succedere»), alla difficoltà nei ricambi generazionali e alla legge Tremonti, che ha favorito la costruzione di un gran numero di capannoni («sono tutti in vendita, sarebbe stato meglio investire sugli impianti meccanici e sulla innovazione tecnologica»), Rana nega decisamente l’intenzione di voler entrare nel mondo della finanza. «Qualche industriale lo ha fatto, ed è finito male – sostiene -. D’accordo con mio figlio Gian Luca, io punto sempre a migliorare la qualità del prodotto, perchè ricerca, sviluppo e fantasia sono le armi per misurarci sul mercato. Comunque non intendiamo uscire dal nostro settore. A Verona abbiamo rilevato il ristorante Tre Corone, in piazza Bra. La cuoca fa la pasta tortelli al momento, e tira le fettuccine col mattarello. Successo strepitoso. Apriremo anche a Londra. In Francia, con la catena Casinò, abbiamo già iniziato a proporre piatti di tortellini fumante al prezzo di sei, sette euro. Le istituzioni dovrebbero darci una mano: in definitiva noi facciamo pubblicità all’estero, esportando il made in Italy».

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