mercoledì, Aprile 24, 2024
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Gli scavi archeologici portano l’età della chiesetta cristiana in Mavino al 500-600 dopo Cristo. Un antico altare e scheletri umani d’altezza notevole per quei tempi

S.Pietro rivela i suoi misteri

L’età di San Pietro in Mavino, la chiesetta che sorge sopra una collina nel centro antico di Sirmione, è ancora più veneranda di quanto finora si riteneva. In seguito agli scavi eseguiti di recente dalla Soprintendenza di Brescia è stato infatti portato alla luce un basamento di forma semicircolare, probabilmene ad uso altare, di epoca cristiana attorno al 500-600 d.C.; mentre finora una delle date più certe era quella del 765 d.C., quando il tempio venne beneficato da Cunimondo di Sirmione. Ma i lavori di sondaggio e scavo, preliminari a quelli di restauro ordinati da tempo dalla parrocchia di Santa Maria della Neve da cui dipende San Pietro in Mavino, stanno riservando sorprese a non finire: oltre cinquanta tombe, scheletri umani, basamenti e resti di un cimitero, esterno alla chiesa, utilizzato almeno fino al 1700, dunque in epoca napoleonica. Ieri mattina, nel corso di un incontro pubblico al quale hanno preso parte l’arch. Andrea Breda, della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Brescia, il parroco mons. Evelino Dal Bon e gli architetti Cesare Feiffer, Alberto Crosato e Fausto Fattori, sono state illustrate le modalità e la qualità dei ritrovamenti, tutti di assoluto valore, che gettano nuova luce sulle origini di Sirmione e sui suoi abitanti. Difatti non è stato escluso che il Dna di alcuni dei resti umani rinvenuti nelle tombe possa essere analizzato per scorpirne il sesso, l’età, il tipo di alimentazione e, soprattutto, se si trattava di gente del posto o forestiera. C’è un altro particolare che incuriosisce: nei sarcofagi sono stati trovati scheletri appartenuti a persone di alta statura, anche fino a 1 metro e 75. In quel tempo, com’è noto, l’altezza media dell’uomo era ben più ridotta. A chi apparteranno? Tenterà di dare una risposta il laboratorio scientifico presso il quale saranno inviati alcuni frammenti degli scheletri trovati. Ma vediamo più nel dettaglio i primi risultati di questi sondaggi, che hanno interessato sia la parte interna alla chiesa sia quella esterna. Dentro è stato scoperto un pavimento di malta bianca (materiale povero) su cui poggiava la facciata, che si fa risalire al 1300 circa. Sotto questo pavimento è stato eseguito un sondaggio nella zona del presbiterio, da cui è affiorato un altare di forma semicircolare di epoca cristiana (500 d.C.). Attorno a questo altare, a sua volta, è emerso un pavimento di cocciopesto, color rosato, che molto probabilmente apparteneva alla chiesa originaria. Sono state trovare anche tracce di sepolture. I lavori di scavo sono proseguiti poi nella parte esterna della chiesa di San Pietro in Mavino. L’indagine ha portato alla luce una piccola area di 5 metri di ampiezza proprio davanti alla facciata della chiesa. Costruita nel 1300 ricalca, ha detto l’architetto Breda, quella della fondazione dell’antica chiesa. Nella stessa zona dello scavo i tecnici della Soprintendenza hanno inoltre rinvenuto un atrio di forma rettangolare all’interno del quale sono affiorate nove tombe, prive di oggetti di corredo (come invece usavano i Longobardi), coperte da lastre di pietra calcarea color rosso verona o rivestite da malta. Al loro interno, come si diceva, sono stati trovati alcuni scheletri di notevole altezza per quel tempo. Infine l’ultima, straordinaria scoperta: un cimitero con circa 50 tombe, alcune di epoca medievale, altre rinascimentale, altre infine di epoca settecentesca. Secondo gli esperti sarebbe stato utilizzato almeno fino al 1700.

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