giovedì, Aprile 25, 2024
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Si è chiusa ieri a mezzogiorno la raccolta delle domande sui dissesti subiti dalle abitazioni, che ora stanno per essere inventariati. Le stime superano i 50 milioni per i privati e i 12 milioni per gli edifici pubblici

Salò, oltre 1200 richieste di danni

Ieri, alle ore 13, anche Salò ha chiuso la raccolta delle domande di risarcimento per il terremoto del 24 novembre. I privati ne hanno presentate complessivamente 1.264, di cui 1.174 su modello C2 (danni a edifici) e 90 C2 (attività commerciali, imprese, eccetera). Flavio Casali, funzionario del comune, che col suo staff sta svolgendo un grande lavoro, ne ha finora inserite sul computer 918, di cui 838 riguardanti le residenze (per una cifra di 34 milioni e 613 mila euro) e 89 le aziende (per due milioni e 578 mila euro). Già superati, quindi, i 37 milioni di euro. In ogni caso, un conto provvisorio. Oggi e domani saranno infatti catalogate le altre 346. Considerando che ognuno ha chiesto, in media, 40 mila euro di risarcimento (chi per un solo appartamento, altri a nome dell’intero condominio, formato da diversi alloggi), e che sono in arrivo via-posta decine di domande di proprietari di seconde case, residenti in località lontane (il termine stabilito dall’ordinanza ministeriale è il 23 gennaio, per cui non sarà possibile escludere quanti consegneranno i documenti nei prossimi giorni), si dovrebbero superare i 50 milioni di euro. Limitatamente, come detto, ai privati. C’è poi il discorso degli edifici pubblici, con 12 milioni e 400 mila euro. Ecco il dettaglio. Gli ingegneri e architetti strutturalisti che stanno predisponendo il progetto di restauro del Palazzo comunale, sul lungolago di Salò, hanno quantificato il danno in quattro milioni di euro. Alcune crepe sono larghe sette-otto centimetri e, ai piedi dell’immobile, corre una lunga, preoccupante fessura. Poi 924 mila per l’immobile di viale Landi, affittato all’Asl. Sette milioni e mezzo riguardano i fabbricati di pubblico interesse, come l’ospedale, la nuova casa di riposo, il palazzo dell’Ateneo utilizzato dalla Camera di commercio, quello dell’Arsenale, che ospita l’Agenzia delle entrate e la Guardia di Finanza, il convento dei frati Capuccini a Barbarano, le due materne autonome (la “Trivero” di Villa e la Paola di Rosa delle suore). Al conto bisogna aggiungere i 700 mila euro delle chiese (Duomo, S.Bernardino, Ancelle in Fossa, Campoverde, Villa, ecc., alcune delle quali ancora chiuse, poichè dichiarate inagibili) e dei beni parrocchiali. Vale a dire: oratorio, canonica e Sant’Jago, dove c’è un miscuglio di attività: alcuni servizi Asl, un certo numero di classi del Liceo statale, la privata Enrico Medi della cooperativa cattolica e la scuola superiore. Da ultimo la spesa di due milioni e 100 mila euro effettuata dal comune per l’emergenza, così suddivisi: un milione e 390 mila per gli immobili (la sistemazione immediata delle scuole, come le Elementari Olivelli o le Medie “Gabriele D’Annunzio”), 374 mila per la viabilità, 344 mila per gli alberghi e l’alloggio degli sfollati. Il commissario Massimo Buscemi ha inviato un acconto di 500 mila euro. Un’altra tranche dello s tesso importo dovrebbe arrivare a metà di febbraio. Considerato che Salò, da sola, ha riportato danni per circa 70 milioni di euro, difficile prevedere come verranno erogati gli stanziamenti. Ricordiamo che la Regione ha erogato 10 milioni di euro, il Governo altrettanti, e 30 nella legge Finanziaria 2005. Totale: 50 milioni. Ad essi bisogna aggiungere il 5% del Fondo della Protezione civile, circa 2,9 milioni per 15 anni. La Lega Padana Lombardia ha appiccato ai muri un manifesto titolato: «La colpa di non essere meridionali». Dice: «Più di 2mila sfollati, 2.300 edifici lesionati, disagi e sofferenze per famiglie e anziani, ritardi nei soccorsi, carenze di uomini e di mezzi, indifferenza delle istituzioni e dei media nazionali. I 10 milioni di euro stanziati dal Governo sono un insulto alla dignità e alla generosità dei bresciani. Intanto stiamo ancora pagando, attraverso le accise sulla benzina, per i terremotati del Belice e dell’Irpinia. Come al solito, al popolo lombardo che contribuisce con il 25% del Pil al mantenimento del paese, viene elargita l’elemosina. Chiediamo una valutazione effettiva dei danni subiti e una adeguata erogazione di fondi da parte del Governo».

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