martedì, Luglio 1, 2025
HomeAttualitàSi distrugge la memoria alterando i borghi antichi
Quei cattivi progetti sparsi tra Garda e Valtenesi»

Si distrugge la memoria alterando i borghi antichi

La memoria storica si distrugge anche alterando in modo volgare e irreparabile antichi borghi. Una passeggiata nei centri storici di alcuni nostri piccoli paesi offre l’opportunità di constatare lo scempio compiuto in pochi decenni dove esistevano borgate incantate, non meno suggestive di quelle ben conservate dell’Umbria o della Toscana. Così, ad esempio, in Valtenesi, ma anche un po’ ovunque sulle sponde del Garda e nell’entroterra (nelle frazioni di Roé Volciano, ad esempio), e pure in Franciacorta e altrove. Committenti, progettisti, e soprattutto amministratori comunali, non hanno ritenuto importante, o non hanno compreso, la necessità di conservare le armoniose e caratteristiche architetture, purtroppo irripetibili, dei secoli passati, patrimonio non solo storico. Erano nate dalla spontaneità del vivere contadino, non certo attuale. Potevano, tuttavia, essere adattate alle esigenze moderne con un po’ di buon gusto, come in qualche caso raro è avvenuto. Nelle poche località in cui i borghi sono stati sapientemente restaurati, si respira un’aria di armonia, ci si sente a contatto con il passato e a proprio agio perché rispondono ad esigenze psicologiche profonde. Mentre, al contrario, ci si sente spaesati dove le antiche o vecchie abitazioni sono state sfregiate. Ancora oggi, nel terzo millennio, si continua l’opera distruttiva con l’uso improprio del cemento, con aggiunte disarmoniche di cubature, con terrazze, con porticati e con altro, alterando irreparabilmente edifici armoniosi; tutti interventi violenti che colpiscono come una ferita. Quanto è accaduto non si può imputare a problemi di costi. Sono venuti a mancare, nei progettisti (geometri, architetti, ingegneri), il rispetto per l’ambiente e la sensibilità per l’armonia, o meglio, nella definizione del filosofo statunitense James Hillman, la capacità di comprendere “L’anima dei luoghi”, titolo anche del libro (da poco edito da Rizzoli), frutto della conversazione con l’architetto Carlo Truppi, professore ordinario di Cultura tecnologica della progettazione presso la facoltà di Architettura di Catania. Un problema d’interiorità, quindi. Non a caso nell’ultimo mezzo secolo non è stata probabilmente costruita ? almeno da quanto personalmente constatato ? una sola chiesa che infonda la spiritualità di un edificio sacro romanico, o gotico, o di epoche successive. Sono sorte chiese fredde come il cemento, “interiormente vuote” in cui il raccoglimento è difficile. Sembra quindi da condividere l’osservazione di Hillman. Il celebre pensatore statunitense afferma, infatti, che anche la cosiddetta grande architettura modernista dagli anni Cinquanta ad oggi sta distruggendo il mondo. È un’architettura convenzionale, qualche volta brillante, ma priva di una specifica identità e che può essere collocata in qualsiasi luogo, a Bombay come ad Atlantic City. Su tale onda progettuale (in verità di più basso pregio qualitativo) è stato costruito anche da noi e non si è pensato a conservare la nostra anima dei luoghi, quella dei borghi da sabato del villaggio che oggi, soprattutto nelle zone turistiche come il Garda, potrebbero costituire una grande attrattiva. Per cui ogni edificio sorto in epoca contadina merita di essere salvaguardato almeno nella sua struttura esterna, superstite testimonianza di una perduta interiorità del vivere.

Nessun Tag Trovato
Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

In Evidenza

Dello stesso argomento

Ultime notizie

Ultimi Video