martedì, Aprile 23, 2024
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Trattativa per l’acquisto del lussuoso hotel. Ieri un incontro senza esito, voci su cifre da capogiro. Un gruppo orientale avrebbe offerto ben cento milioni di euro

Villa Feltrinelli, ombre cinesi

Potrebbe essere sul punto di cambiare proprietà Villa Feltrinelli di Gargnano. Il Grand Hotel è infatti al centro di una trattativa definita molto seria (gli acquirenti sono cinesi) che potrebbe sancire il passaggio di mano dello storico edificio costruito a fine Ottocento. Ieri c’è stato un inconto tra le parti che ha dato «fumata grigia»: nulla di fatto almeno per ora, ma l’offerta è concreta e anche molto consistente (si parla di quasi cento milioni di euro). La fama della villa è dovuta principalmente al fatto che, ai tempi della Rsi dall’ottobre 1943 all’aprile 1945, ospitò Benito Mussolini. Un luogo carico di storia, oltre che uno degli hotel più chic del mondo Il proprietario della società che ora possiede l’immobile, l’americano Robert Burns, in questi giorni si trova a Gargnano nella sua «Bob’s House», che sorge dirimpetto al lago, a poche decine di metri dalla Villa che, nel 2001, è stata trasformata in Grand Hotel di lusso con 20 stanze, 12 delle quali all’interno dell’edificio principale, le altre in dependance poco lontane. L’hotel-villa ha chiuso la stagione un paio di settimane orsono. Ieri alcuni esponenti di un gruppo di investitori cinesi si sono incontrati con il proprietario. Sul tavolo è stata calata un’offerta che, dopo il gran rifiuto di ieri, potrebbe far vacillare il magnate americano che pure, finanziariamente, ha spalle robuste. Non è la prima volta, per la verità, che vengono avviate trattative: in passato, anche dalla Russia erano giunte proposte valutate economicamente interessanti. Ma questa volta la cifra mormorata a voce bassa dai soliti bene informati è davvero allettante anche per uno come Burns che, con quotidiana pazienza, qualche dollaro per la vecchiaia lo deve pure avere messo da parte. La trattativa per la transazione si collocherebbe poco al di sotto dei cento milioni di euro per l’intera proprietà: la Villa, i due ettari di parco che la attorniano, la limonaia e le lussuose dependance. Non basta: nel tentativo di piazzare la botta vincente, il gruppo di acquirenti ha messo sul tappeto credenziali di prim’ordine, dato che non si trova di fronte al primo affare. Ha, infatti, messo le mani su altri diciotto hotel sparsi per il mondo, tutti di gran classe e con prerogative simili a quelle dell’unico acquisto che avrebbe luogo in Italia, Villa Feltrinelli appunto, ormai un’icona del lusso a livello mondiale. Per una notte in villa si sborsano da 700 a tremila euro. In linea anche i costi di un pasto: il pranzo con un paio di portate e vino costa attorno ai 70 euro, mentre una cena sale al doppio. Ma, anche per chi siede a tavola non c’è limite alla lievitazione del conto, compensato – testimonia chi se ne intende e se lo può permettere – dalla qualità che ci si trova di fronte. I sapori stessi, utilizzati in cucina, sono prodotti e raccolti nella limonaia situata nel parco. Quella di applicare un listino che, da solo, fa già la differenza rispetto ad altre strutture ricettive è giudicata una scelta vincente. Non sono, però, gli italiani a brillare per la loro presenza tra gli stucchi ed i legni della Villa: le stanze sono appannaggio soprattutto degli stranieri, che fanno la parte del leone e il «passaparola» tra clienti di una certa categoria torna a sua volta utile a incrementare le presenze e fare segnare il tutto esaurito per un lungo periodo della stagione. Villa Feltrinelli riaprirà ad aprile 2007 ed i suoi 70 dipendenti sono ora a casa. Ma se dovesse capitare il cliente giusto (quello che, ad esempio, affitta l’intera villa per un sontuoso matrimonio: circolavano voci sulle nozze di Tom Cruise), in tre giorni tutto tornerebbe in efficienza. Ma anche Villa Feltrinelli ha un cruccio, rappresentato dalle classifiche dei migliori alberghi. In una di queste compare al primo posto al mondo mentre, in un’altra, si deve accontentare del gradino più alto «solo» in Europa. Chissà se ieri, nella trattativa tra Burns e i cinesi, queste graduatorie hanno avuto un peso.

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