mercoledì, Dicembre 6, 2023

Coro­n­avirus fa la pri­ma vit­ti­ma eccel­lente fra le bot­teghe storiche di Lazise. Meglio fra i pro­fes­sion­isti del­la cura alla per­sona. Si per­ché il bar­bi­ere per i maschi è la “beau­ty farm arti­gianale ” di cui tut­ti si ser­vono almeno per il taglio dei capel­li o la sis­temazione del­la bar­ba.

E dopo 56 anni di “ono­rate prestazioni arti­gianali” il bar­bi­ere di via Sco­lari al civi­co 5 chi­ude defin­i­ti­va­mente la sua “bot­te­ga” per­ché Covid-19 dopo la costrizione del­la chiusura obbli­ga­to­ria ” pre­tende” tan­ti e tali nuove norme e con­dizioni per riaprire che è meglio tenere chiu­so e goder­si la mer­i­ta­ta pen­sione. Infat­ti Gior­gio Zanan­dreis, det­to El Ceni, in pen­sione lo è da anni ma ha con­tin­u­a­to la sua pas­sione pro­fes­sion­ale stante l’ot­ti­ma salute e la impel­lente neces­sità di essere sem­pre “sul­la piaz­za”.

“Ho 72 anni e cre­do di aver già dato tan­to — spie­ga sor­ri­den­do El Ceni — e con tutte queste costrizioni ho pen­sato di non riaprire più. Largo ai gio­vani. Io ho inizia­to a 14 a fare le prime barbe in bot­te­ga da mio padre, nel­la cen­tralis­si­ma piaz­za Vit­to­rio Emanuele, di fronte al munici­pio. Ho con­tin­u­a­to la pro­fes­sione di mio padre. I miei figli han­no pre­so altre strade. Questo virus ci ha davvero annien­ta­to — con­clude il bar­bi­ere — ed è già molto che ce la siamo cava­ta tut­ti in famiglia.”

Dal­l’ester­no del­la vet­ri­na del bar­bi­ere si scor­gono le tre poltrone da lavoro, i lavan­di­ni, alcu­ni quadri e delle fotografie antiche di Lazise, lo striscione del­l’Hel­las dei tem­pi del­lo scud­et­to. Tutte le piante, i vasi, i fiori che dal­l’ester­no orna­vano la sua ” bot­te­ga” sono spar­i­ti. Uno squallore attanaglia il pos­to. Si vede pro­prio che il pol­lice verde di Gior­gio se ne è anda­to per sem­pre. “Ave­va­mo adot­ta­to questo ango­lo di via per ren­der­lo piacev­ole con i fiori — sot­to­lin­ea la moglie Gian­na Zanoni — pro­prio per la pas­sione di Gior­gio e per l’am­mi­razione dei tur­isti stranieri. Con la chiusura del­la bot­te­ga chi­ude anche il gia­rdi­no del Ceni.”

“Siamo davvero dispiaciu­ti del­la deci­sione del Ceni — sog­giunge Pao­lo Degani, assid­uo cliente — per­ché oltre ad essere il nos­tro bar­bi­ere, la sua bot­te­ga era il luo­go del­l’in­con­tro, del­la bat­tuta, del­la chi­ac­chiera, anche delle infor­mazioni. Se ne va davvero un pez­zo lun­go oltre mez­zo sec­o­lo del­la sto­ria di Lazise.” “Entrare nel­la bot­te­ga del Ceni era come entrare nel­la sto­ria viva di Lazise — sog­giunge Gio­van­ni
Moscatel­li — per­ché le foto antiche, il pro­fu­mo del dopo bar­ba, del boro­tal­co, il movi­men­to del­l’af­fi­latu­ra del rasoio sul­la cinghia di pelle, odor­a­vano di un sapore anti­co, di una sto­ria che abbi­amo vis­su­to insieme, di una trasfor­mazione del paese da luo­go dei pesca­tori a cen­tro tur­is­ti­co inter­nazionale. Dal ceni si è davvero fer­ma­ta la nos­tra sto­ria.”

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