giovedì, Dicembre 25, 2025
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Allora il livello del Garda raggiunse i 212 centimetri sopra lo zero idrometrico

Quel drammatico autunno del ’60

Preoccupa non poco il livello delle acque del lago di Garda. In costante ascesa, nonostante nei giorni scorsi sia stato raddoppiato il deflusso passato da 90 a 180 metri cubi al secondo. Manovra ulteriormente aumentata di altri dieci metri cubi/secondo alle 18 di venerdì però quando nello stesso tempo è stata aperta la paratia a Mori dello scolmatore del fiume Adige con scarico nel bacino del Garda di 50 metri/secondo. Provvedimenti che non riescono sicuramente a bilanciare l’eccezionale afflusso e deflusso, dovuto alle insistenti piogge nell’intero bacino idrografico del Sarca-Garda. Situazione resa critica anche dal fatto che i bacini idroelettrici a monte del Garda, Molveno e Ledro, hanno già raggiunto e superato il massimo invaso e non sono in grado di fare da serbatoio, intercludendo così deflussi del Garda attraverso il fiume Mincio. L’entrata in funzione dello scolmatore Adige-Garda anche per sole 24 ore, com’è stato assicurato, e lo scarico nel lago di enormi quantità d’acqua accresce il pericolo che possa verificarsi in prospettiva quanto successo nell’autunno del 1960 quando le acque del lago raggiunsero la quota eccezionale di 212 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera. Piena, allora, che provocò allagamenti in quasi tutti i centri del medio e basso Garda, visto che le banchine esterne al porto di Lazise, di Bardolino, di Garda e di alcune vie dei tre centri erano di mezzo metro inferiori al limite raggiunto dalle acque. Allora, come d’altronde anche oggi, l’impressione è che ancora una volta, pur in presenza di momenti eccezionali siano mancati precisi interventi di coordinamento della manovra di entrata (galleria Adige-Garda) e di uscita (diga di Salionze). Sta di fatto che nel ’60 il livello delle acque del lago raggiunse la più alta quota, mai toccata nel XX secolo, seconda solo a quella verificatasi nel 1879 con massima piena 217 centimetri. Ma 120 anni or sono il bacino gardesano era ancora naturale e non regolato artificialmente come avviene dal 1949. Nel 1960 a una estate piovosa, con il livello del lago a metà settembre a quota più 128 centimetri invece dei preventivati più 70 sopra lo zero idrometrico, seguì un autunno con piogge abbondanti tanto che nel giro di una ventina di giorni il livello si attestò a più di due metri dato anche l’apporto di acqua attraverso l’entrata in attività, per la prima volta, dello scolmatore Adige-Garda e con il Mincio che in quegli anni non poteva scaricare più di un centinaio di metri cubi al secondo. Ma i maggiori danni furono provocati non tanto dall’acqua alta quanto dalla burrasca scatenatasi nella notte tra il 14 e 15 ottobre ’60 con maggiormente colpita la riviera bresciana del Garda. Effetti dell’alluvione estesisi altresì a valle del lago in quanto lo svaso delle acque attraverso il Mincio dovette essere elevato oltre i limiti di sicurezza con straripamento del fiume e allagamento di territori nei Comuni di Volta Mantovana, Goito e Marmirolo. Situazione che minaccia di ripetersi oggi data l’attestazione delle acque del lago oltre i limiti di sicurezza con le quote molto alte degli invasi dei bacini idroelettrici e con una situazione meteo che di certo non tranquillizza e un Po in costante piena che potrebbe arrivare a non facilitare il deflusso delle acque del Mincio. Unico fatto positivo è che in condizioni ottimali il Mincio può far defluire il doppio di acqua e cioè può arrivare a poco meno di 200 metri cubi/secondo.

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