Con i Santi Fermo e Rustico, San Nicolò al porto è la chiesa più amata dalla gente di Lazise. È uno dei due templi cristiani non di proprietà della parrocchia di San Martino, almeno fino a poco tempo fa, prima dell’ultimo concordato con la santa Sede e lo Stato italiano. Quello stipulato, per intenderci recentemente fra l’onorevole Bettino Craxi e il cardinale Casaroli, entrambi da poco scomparsi. Tutte e due le chiese riportano, nell’arco trionfale di entrata, la scritta C.L. che sta chiaramente a significare «Comunitatis Lacisiensis», ovvero di proprietà della comunità di Lazise, intesa come comunità civica e non religiosa, cioè legata alla giurisdizione del parroco e quindi della parrocchia dei Santi Zeno e Martino. Il Comune, nel 1571, allorché lo stesso provvide al restauro del tempio, impose appunto il suo giuspatronato con il suo stemma e la scritta C.L. La nota in questione è ben evidenziata dagli scritti di Don Agostini nel suo libro «Lazise nella storia e nell’arte »e negli scritti del farmacista e studioso Francesco Fontana, recentemente pubblicati dall’omonima associazione culturale.
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All’interno della chiesa più amata del paese c’è un patrimonio artistico che rischia di scomparire per sempre
Appello ai cittadini: San Nicolò ha bisogno di santi
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