Nel contesto naturalistico di Valeggio sul Mincio, località situata nell’entroterra del Lago di Garda, è stato introdotto un neologismo destinato a qualificare con maggiore precisione le architetture vegetali complesse. Giuseppe Inga Sigurtà, proprietario del rinomato Parco Giardino Sigurtà, ha coniato il termine “polirinto” per identificare l’attrazione inaugurata nel 2011 all’interno della tenuta. La necessità di questa nuova definizione linguistica nasce dalle specifiche caratteristiche del percorso verde, che si distingue dai labirinti tradizionali per la presenza di bivi e soluzioni multiple, offrendo ai visitatori un’esperienza di scoperta continua tra le mura di siepi.
Una nuova definizione tra linguistica e architettura verde
L’idea di introdurre la parola polirinto scaturisce da una lacuna lessicale presente nella lingua italiana. Mentre l’inglese distingue chiaramente tra labyrinth (un tracciato unicursale che conduce inesorabilmente al centro senza deviazioni) e maze (un reticolo intricato caratterizzato da bivi, vicoli ciechi e percorsi alternativi), in italiano manca un termine specifico per differenziare le due tipologie.
Giuseppe Inga Sigurtà ha deciso di risolvere questa ambiguità utilizzando il prefissoide poli, derivante dal greco polýs (molti), per sottolineare la natura multicursale dell’opera botanica presente nel parco. Il termine intende descrivere un luogo che si articola in più percorsi e più soluzioni, dove chi vi entra ha maggiori possibilità sia di smarrirsi che di orientarsi verso l’uscita. L’obiettivo dichiarato è far sì che il vocabolo entri nell’uso comune e ottenga il riconoscimento ufficiale dall’Accademia della Crusca, colmando così il vuoto semantico per questa categoria di architetture da giardino.
A tal proposito, Sigurtà ha dichiarato: “Polirinto nasce qui, tra i sentieri del mio Labirinto al Parco Giardino Sigurtà, dove ogni passo diventa scoperta”.
Caratteristiche e storia dell’opera
L’attrazione, che si estende su una superficie rettangolare di 2500 metri quadrati, ospita circa 1500 esemplari di tasso (Taxus baccata). La struttura è stata progettata dallo stesso Giuseppe Sigurtà con la collaborazione di Adrian Fisher, noto maze designer internazionale, ed è considerata una delle tre migliori al mondo nel suo genere. Il progetto ha richiesto un lungo iter di realizzazione: l’area, precedentemente adibita a parcheggio fino al 2000, è stata oggetto di una riqualificazione durata vent’anni, comprendente un biennio di progettazione e sei anni di lavori effettivi, con piante importate da un vivaio olandese.
Il polirinto si ispira all’affresco di Lorenzo Leombruno presente a Palazzo Ducale di Mantova. Al centro della composizione svetta una torre dotata di due scale contrapposte, elemento che conferisce tridimensionalità all’opera. Dalla sommità della torre e dalle siepi, che superano i due metri di altezza, è possibile scorgere altri punti di interesse del giardino, come la Grande Quercia secolare e il Viale delle Rose. Il percorso è dotato di quattro uscite di sicurezza e nel 2011 ha ricevuto il premio come “Miglior Nuova Attrazione dell’anno” assegnato da Parksmania.it.
Progetti futuri e sviluppi
L’evoluzione dell’area non si arresta con l’attuale configurazione. I piani di sviluppo per il futuro prevedono l’integrazione di nuove strutture collegate alla torre centrale. È in programma la realizzazione di un tunnel sotterraneo che condurrà a un museo dedicato ai fossili; lo spazio espositivo ospiterà la collezione del professor Enzo Inga Sigurtà, padre dell’attuale proprietario, con reperti risalenti a 20.000 anni fa. Ad arricchire ulteriormente l’offerta per i visitatori verranno installate due fontane scenografiche dotate di cascate.


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