Parlando dodici mesi fa dell’ignoranza gardesana (come valore aggiunto, s’intende: anche Mario Soldati in un vecchio e memorabile reportage per la Tv, aveva dovuto ammettere che «chi legge è spesso noioso, mentre l’incolto è quasi sempre simpatico e gioviale») e della singolare «isola geografica» di un gioco di carte (isola che avevo identificato con il territorio dell’òra e della massima tolleranza per un epiteto altrove da querela: «mona!»), credevo d’aver esaurito tutte le cartucce per una presentazione «comportamentale» – direi quasi etologica – di quel grande zoo umano che è il nostro micro-mondo del trisàc. Il micro-mondo di un migliaio di «desperados» che verso la metà di ottobre – ormai da 16 anni – si aggirano per i loro bar di riferimento (da Riva alla valle di Ledro, da Tenno a Nago) chiedendo all’oste, ancor prima del bianco, un’informazione per loro vitale: «Quando è che si gioca per il Città di Riva?»Ma ora che il torneo è alle porte (stasera al Rudy di S.Nazzaro c’è il primo di 32 tornei eliminatori itineranti in Busa), i miei amici più gaglioffi mi hanno lanciato una sfida: perchè non provi a descrivere, facendo un collage di quanto hai potuto osservare in tanti anni di militanza, l’identikit dell’«animale da trisàc» perfetto? il campione che – se esistesse davvero – stenderebbe come pollastri tutti i suoi avversari da oggi fino alla finalissima prenatalizia al Palacongressi?Siccome nel settore di cui si parla ho una solida reputazione da difendere, ho naturalmente raccolto la provocazione. Ed eccomi qua al lavoro, scusandomi anticipatamente con tutti quei «forestieri» che per l’ennesima volta sbirceranno questi ragionamenti sul trisàc (attratti dal suono della parola, che sembra una frustata da filmetto hard) e per l’ennesima volta realizzeranno – lo so, lo so! – che nella Busa si son bevuti il cervello.Cervello. E’ appunto la materia grigia che galleggia nelle nostre scatole craniche il requisito numero uno del più forte giocatore di trisàc? Macchè…Se così fosse, la particolare conformazione (a schermo tv) e le incredibili dotazioni (il nostro si ricorda a memoria tutte le partite della sua vita, a partire dall’asilo nido), farebbero di Gianni Farina il «number one». Nossignori, ci vogliono anche…Occhi. Occhi per scrutare l’avversario, per intimorirlo, per impietosirlo nel momento in cui crede, generosamente, di poter fare il brillante, e invece si sta scavando la fossa! Occhi come quelli, direi, di un Vigilio Forelli (che ha lo sguardo fotografico).Naso. Naso per fiutare l’aria che tira, l’imbarazzo di un errore in corso d’opera, l’odore di un bluff. Naso da pellicciaio, come quello di un’ altra straordinaria volpe, Luciano Maceri.Bocca. Una bocca pronta a colpire, a confondere, a diventare di punto in bianco imperiosa o suadente, ringhiosa o melliflua. Una bocca sguaiata alla Renè Marchi «sbocacèr» (appunto) o tagliente alla Miglio Betta «cecòm».Collo. Collo mobilissimo e scattante, per dominare il nemico e zittire la platea. Collo da ramarro e da autista: e mi viene in mente quello del Toni Faitelli, detto «Matt», da quando un mattino andò a bere il caffè ad Amsterdam per essere più sveglio la sera stessa al Moulin Rouge di Riva.Mani. Mani artistiche. Come quelle del Giacomin Marchi, che tiene le carte rligiosamente, come particole.Muscoli. Muscoli alla Ferruccio Moro, probabilmente. Terrorizzanti se uno, anzichè pensare al gioco, si fa distrarre da quello che potrebbe succedergli…nel dopo-gioco.Stazza. Idem come sopra, con in più la statura. Un Giovanni Torboli mi sembra il miglior prototipo.Abiti. Abiti traditori, che ti fan credere quello che non è. Camuffamenti alla Giulio Boniotti e Gianni Gazzini: eleganti nei blazer, velenosi nel cuore. Abiti alla Gigi Grazioli: hippy nella giubba, bucaniere nell’anima.Eccolo qui un rapido «puzzle» del mio trisacchista ideale. Ma un’avvertenza è d’obbligo. Il campione che alzerà la coppa il prossimo 15 dicembre, dopo centinaia di battaglie e di vittorie, avrà sfruttato al massimo – credetemi – un altro requisito essenziale e fondamentale.I glutei. Chiamateli pure culo. E se non l’avete, procuratevelo: a costo di pagarlo a peso d’oro. Che il trisàc sia gioco per persone intelligenti, lasciamolo credere a chi non lo conosce questo maledetto gioco.Buon torneo, compañeros.
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