Come i social media stanno cambiando il modo in cui comunichiamo

La rivoluzione digitale degli ultimi 20 anni ha trasformato radicalmente molti aspetti della nostra vita, dall’accesso alle informazioni all’intrattenimento. Merito dei social media, con i quali si è praticamente costretti a convivere, a qualunque età. Parallelamente ad altre tendenze pervasive tipiche dei giorni nostri, come ad esempio il passaggio dal gaming tradizionale su console fissa a quello mobile accessibile ovunque tramite smartphone, la comunicazione umana ha subito una metamorfosi profonda. Gli esseri umani sono animali sociali per natura, desiderosi di sentirsi connessi e parte di una comunità. Se le solite attrazioni da sala sono diventate giochi di casinò in formato mobile, anche gli auguri di compleanno o persino i messaggi di condoglianze viaggiano ormai sull’etere. Le piattaforme social hanno capitalizzato questa inclinazione, diventando una parte integrante della nostra quotidianità e modificando non solo cosa diciamo, ma anche come e con chi lo diciamo. Con miliardi di utenti attivi e ore dedicate in continuazione, i social media si sono configurati a contesto principale dell’interazione.

Uno degli impatti più evidenti è dimostrato dalla modifica della velocità e del formato della comunicazione, che i social hanno reso più accessibile e immediata. L’invio di messaggi, la condivisione di foto e video e la connessione con persone in tutto il mondo sono diventati possibili con un semplice click, accelerando lo scambio di informazioni e introducendo financo l’aspettativa di risposte rapide, che in alcuni casi può generare vero e proprio stress. Il formato dei messaggi si è adattato a questa rapidità e ai limiti di spazio imposti da alcune piattaforme, favorendo la concisione e portando all’uso di messaggi brevi. Elementi come emoji, like e la condivisione di contenuti visivi come foto e video brevi – resa popolare da piattaforme come Instagram e TikTok – sono diventati soluzioni comuni per esprimere reazioni, sentimenti e idee, mancando tuttavia di profondità emotiva rispetto alle interazioni faccia a faccia. Anche il tono è cambiato, soprattutto per le comunicazioni tra brand e clienti, passando da un rapporto più freddo e distante a uno più amichevole e diretto, volto a costruire fiducia e fedeltà.

Anche sul fronte delle relazioni interpersonali l’influenza dei social media presenta aspetti sia positivi sia negativi. Da un lato le piattaforme hanno quasi annullato le distanze geografiche, facilitando il mantenimento di relazioni a lunga distanza e la connessione con persone di culture e background diversi. I social permettono di trovare persone con interessi simili e facilitano la partecipazione a eventi dal vivo, che possono portare alla creazione di legami solidi. Ciononostante, i rapporti possono diventare più filtrati e meno reali e c’è chi predilige le interazioni online rispetto a quelle faccia a faccia. La comunicazione tende a essere più superficiale, basata su scambi brevi, emoji e like, mancando della ricchezza del linguaggio del corpo e del contatto visivo. Ciò può influire negativamente sulla capacità di sviluppare competenze comunicative profonde come l’ascolto attivo e l’empatia. L’effetto di disinibizione online, dovuto all’anonimato o alla distanza fisica, può portare a condividere pensieri che non si manifesterebbero mai offline, aumentando il rischio di malintesi e conflitti. Le piattaforme incoraggiano la comparazione sociale e una morbosa cura dell’immagine virtuale, portando volentieri a esternazioni idealizzate di sé e quindi a comunicazioni meno autentiche.

Il linguaggio stesso si è evoluto in conseguenza dello strapotere dei social media. La necessità di concisione e rapidità ha portato all’adozione diffusa di abbreviazioni, acronimi (come LOL, OMG) e simboli. Anche le comunicazioni formali tendono a essere più brevi e meno formali rispetto al passato. È ormai comune l’uso di forme linguistiche semplificate o l’eliminazione di punteggiatura superflua. Le chat, in particolare, si avvicinano per loro natura alla comunicazione orale, tanto da essere definite “dialogo digitato” (“fingered speech”). Assistiamo anche all’adozione di neologismi direttamente derivati dall’uso delle piattaforme (come “postare”, “taggare”, “chattare”) e all’incorporazione di termini e frasi da altre lingue o culture, spesso in forme abbreviate, talmente diffuse tra gli utenti che alcune parole nate di fatto su TikTok sono finite persino nel dizionario. Le persone hanno iniziato a fare sempre più ricorso a termini “internettiani”, che però quasi mai adoperano nella vita reale.

Infine, i social media hanno dato vita a nuove modalità di espressione culturale e partecipazione civica. Permettono la condivisione su larga scala di contenuti, idee e momenti di vita e sono diventati strumenti potenti per promuovere il cambiamento sociale, dando voce a gruppi e movimenti (come #MeToo o Black Lives Matter) e facilitando la mobilitazione e la diffusione di messaggi di giustizia sociale. La natura pubblica delle interazioni e la vastità della potenziale audience, talvolta percepita come una “platea fantasma”, hanno comunque reso la comunicazione sui social fonte di potenziali ripercussioni significative sulla reputazione online.

In conclusione, i social media hanno profondamente alterato il tessuto della comunicazione nel terzo millennio. Hanno indubbiamente introdotto un’era di immediatezza e connettività globale, cambiato il tono e il formato dei nostri messaggi e influenzato la natura stessa delle nostre relazioni, ma al contempo hanno presentato nuovi rischi di isolamento, trasformando il linguaggio con nuove parole e abitudini, non sempre apprezzate dalla massa. Queste piattaforme continuano però a evolversi e con esse si modella costantemente il nostro modo di interagire, richiedendo una crescente consapevolezza del loro impatto complesso sulla nostra vita personale e sociale.