sabato, Maggio 4, 2024
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Il ministero dell’Interno ha deciso che non possono più farne parte sindaci, assessori e consiglieri. Le amministrazioni non si sono adeguate: si rischiano ricorsi

Commissioni edilizie in stallo

Situazione di stallo nei comuni per l’applicazione della circolare con la quale il Ministero dell’Interno, sulla scorta di pareri resi dal Consiglio di Stato, stabilisce che organi politici, come sindaco, assessori e consiglieri comunali, non possano più far parte delle commissioni edilizie. La direttiva è stata diffusa su tutto il territorio nazionale e il prefetto di Verona, Francesco Giovannucci, non ha potuto far altro che spedire il 17 maggio scorso una comunicazione a tutti i comuni della Provincia. Nella circolare, inoltre, viene sancito che qualora la presenza politica sia prevista dai regolamenti comunali, gli enti locali dovranno provvedere alle modifiche dei regolamenti. I comuni sono così entrati in fibrillazione, anche perchè spesso a presiedere la commissione edilizia sono il sindaco o l’assessore all’urbanistica. Dal 17 maggio sono passati due mesi, ma la situazione non si sblocca. I sindaci del Baldo-Garda, avevano espresso la necessità, dopo aver consultato dei legali, di riunirsi in assemblea per attuare una linea comune. Finora però non sono emersi aggiornamenti e dalla Prefettura fanno sapere: «Non abbiamo ricevuto risposta dai comuni. Stiamo monitorando la situazione per dare una comunicazione al Consiglio di Stato, che trarrà le sue valutazioni. Un funzionamento non corretto delle commissioni edilizie si presta a ricorsi amministrativi». I comuni stanno tirando la corda e non sapendo come regolarsi, in molti casi hanno applicato il sistema della non partecipazione alle riunioni delle commissioni edilizie dei rappresentanti politici, oppure della non convocazione delle commissioni, o addirittura della loro sopressione, in quanto organismi consultivi. Un vero caos. Con l’aggravante che le mancate convocazioni causanola stasi dei procedimenti edilizi che riguardano i cittadini. Le decisioni emesse anche in assenza di commissari politici, si prestano a ricorsi amministrativi che potrebbero causare ai comuni problemi più rilevanti dei pareri emessi dalle commissioni. Un esempio per tutti a Garda: la commissione non è stata più convocata e il consigliere di minoranza, Giorgio Comencini, nel corso dell’ultimo consiglio comunale, si è dimesso dall’incarico di commissario in commissione edilizia. «Perchè le commissioni così come sono, sono illegittime. La legge è chiara e va applicata», spiega. L’avvocato Flavio Leardini, che è anche capogruppo di minoranza a Caprino, così commenta: «La tesi sostenuta per contrastare le indicazioni della circolare ministeriale, trova difficile applicazione, poichè è improbabile che il consiglio di Stato, qualora investito delle eventuali controversie in grado di appello, si scosti da quanto affermato in sede consultiva. La presenza di membri politici diviene un possibile vizio di legittimità delle determinazioni dei provvedimenti di concessione o diniego degli atti abilitativi degli interventi edilizi e delle sanatorie». «I ricorsi», continua l’avvocato, «potrebbero comportare profili di responsabilità risarcitoria e non sono da escludere possibili profili di rilevanza penale. Allora, come si interviene per modificare la composizione della commissione edilizia, modificando il regolamento edilizio», continua Leardini, «dal momento che nel Veneto la nuova legge urbanistica chiede che le varianti agli strumenti urbanistici e quindi al regolamento edilizio, divengano possibili solo dopo che saranno approvati i Pat, piani di assetto del territorio, che allo stato sono in fase di studio?». «Sarebbe auspicabile un intervento normativo della Regione», spiega Leardini, «per consentire l’adozione di varianti tematiche dei regolamenti edilizi, sganciandoli così dall’approvazione dei Pat. «Tuttavia», continua, «si possono prospettare dei criteri operativi, che possono essere utilizzati subito e senza ricorrere all’abolizione delle commissioni edilizie. Innanzitutto bisogna distinguere i regolamenti edilizi approvati prima delle riforme Bassanini del 1997, da quelli sucessivi. Quelli antecedenti, potrebbero procedere con la surroga dei componenti incompatibili, affidando poi ai prossimi procedimenti di pianificazione urbanistica, il compito di assicurare la coerenza formale delle disposizioni regolamentari. Quelli posteriori alle leggi Bassanini possono solo procedere alla loro rimozione attraverso l’annullamento». «Come uscire, allora dall’empasse?». «Sembra da escludere possa essere un delegato del soggetto politico incompatibile, a presiedere la seduta della commissione, perchè la delega amministrativa presuppone la permanenza in capo al delegante di poteri di controllo e indirizzo dell’attività del delegato», risponde Leardini. «La possibile soluzione parrebbe quella di attribuire le funzioni di regolazione dei lavori delle sedute al dirigente, come stabilito all’articolo 107 del testo unico».

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