mercoledì, Maggio 8, 2024
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L’edificio danneggiato dal terremoto 2004. Nel pomeriggio l’inaugurazione col commissario Buscemi

Completati i lavori. Croce rossa in festa

Oggi alle 18, nella sede della Croce rossa italiana, a Salò, in viale Landi, verrà festeggiata la conclusione dei lavori all’edificio danneggiato dal terremoto. Saranno presenti il commissario straordinario della Lombardia, Massimo Buscemi, il sindaco Giampiero Cipani e altre autorità.La Regione, attraverso l’Aler, aveva erogato 300 mila euro, e il Collegio dei costruttori di Brescia altri 75 mila. Alla gara di appalto sono state invitate una quindicina di imprese. Hanno risposto in due, e ha vinto la Dpv sas di S.Bonificio (Verona), grazie a un ribasso d’asta del 27 per cento. L’impresa ha firmato il contratto per 276.500 euro, inclusi gli oneri di sicurezza.I lavori (direttore Alfredo Bertoli) sono stati eseguiti in due tranche. La prima ha riguardato l’edificio principale, a sud. Poi il fabbricato a nord. Tolti e ripristinati gli intonaci, si è provveduto a ricucire tutte le fessurazioni utilizzando barre di acciaio, quindi a pitturare i muri con materiali a base di silicati. Sulla facciata, accanto al logo tradizionale, la croce rossa su sfondo bianco, il nome dell’istituzione è scritto in verde.Il palazzo, costruito nel 1932, sotto l’auspicio del principe Umberto di Savoia, ha operato da centro climatico fino al ’70, in modo specifico come preventorio infantile. Successivamente si è trasformato in centro di accoglienza e fraternità, affidato alle suore Ancelle della Carità. A suo tempo la madre superiora, Assunta Corti, ha ricevuto il premio S.Carlo dal comune. Quattro le comunità interne. In quella che si chiama «Il bucaneve» ci sono le femmine in età di materna ed elementari; nella «Palma» i maschi dalla materna al termine della scuola dell’obbligo; nella «Ginestra» le ragazze che frequentano le medie inferiori e superiori. La «Fior di loto», invece, è la comunità di pronto intervento. Ospita i minori di ambo i sensi in stato di emergente difficoltà per il periodo necessario ai genitori ad organizzarsi. Ogni nucleo dispone di due educatori a tempo pieno, uno part-time (al pomeriggio), da un numero variabile di obiettori e di volontari, che seguono i bambini nello studio o li tengono d’occhio nei giochi.L’edificio è in grado di accoglierne 36. Provengono da tutto il mondo (slavi, africani, asiatici), spesso costretti a fuggire da situazioni terribili: la guerra, la fame, la solitudine. Alcuni non hanno più la famiglia. Altri giungono con la mamma, in attesa di un ricongiungimento affidato alla burocrazia e alla buona sorte. Una volta c’era chi, non conoscendo il letto, dormiva per terra e doveva gradualmente abituarsi al materasso e alle lenzuola. Non mancano i ragazzi italiani. Spesso uno dei loro genitori se n’è andato, alla ricerca di un’avventura o di una nuova vita. Frequentano le scuole locali e, se possibile, rientrano a casa per il fine settimana. I minori vengono inviati dalle Forze dell’ordine, dalla Questura o dai Servizi sociali territoriali, con decreto del Tribunale. In qualche caso sono figli di immigrati regolari o in attesa di permesso di soggiorno, che faticano a trovare lavoro, casa e accoglienza.

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