domenica, Dicembre 3, 2023
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Cotechino a Ferragosto

Più di dieci ton­nel­late di cotechi­no in cinque giorni, servi­to con il pane e annaf­fi­a­to di lam­br­us­co a cav­al­lo di Fer­ragos­to. Suc­cede a Gra­zie di Cur­ta­tone, pic­co­lo bor­go sulle sponde del Min­cio a pochi chilometri da Man­to­va, dove ogni anno si ripete da sec­oli la tradizione di vener­are la Madon­na con una fes­ta anti­ca, l’, appun­to, all’om­bra del San­tu­ario del­la Bea­ta Vergine delle Gra­zie. Era l’11 agos­to 1425 infat­ti quan­do Gian Francesco Gon­za­ga, march­ese di Man­to­va, con una gri­da dichiarò il piaz­za­le antecedente il San­tu­ario del­la Bea­ta Vergine delle Gra­zie luo­go di “libero mer­ca­to di mer­ci”. Da allo­ra, ogni Fer­ragos­to, viene allesti­ta “La Fiera delle Gra­zie” un con­nu­bio tra sacro e pro­fano, che cos­ti­tu­isce un enorme lab­o­ra­to­rio artis­ti­co all’aper­to e un forte richi­amo tradizionale per i mantovani.Proprio durante la grande fes­ta del 14 e 15 agos­to, si svolge l’an­nuale “Incon­tro Nazionale dei ” che dal 1973 rac­coglie ogni anno più di 150 artisti da tut­to il mon­do. I “Madon­nari”, pit­tori che dipin­gono con ges­set­ti col­orati sul­l’as­fal­to, cre­ano gran­di ripro­duzioni di quadri famosi d’arte sacra o immag­i­ni di pro­pria fan­ta­sia ded­i­cate alla Madon­na. Il con­cor­so prende il via la notte del 14 agos­to. Il Vesco­vo di Man­to­va benedice i Madon­nari e i ges­set­ti che gli artisti user­an­no e il loro lavoro con­tin­ua impert­er­ri­to fino al pomerig­gio di Fer­ragos­to. Le opere las­ci­ate poi in balia degli even­ti atmos­feri­ci, sono des­ti­nate a scioglier­si al pri­mo acquaz­zone, rima­nen­do fedeli, nel­la loro stesura iniziale, solo negli scat­ti fotografi­ci delle cir­ca due­cen­to mila per­sone che ogni anno la pic­co­la frazione ospita.Ancora oggi è fre­quente l’u­san­za di rag­giun­gere a pie­di il Sagra­to delle Gra­zie, pro­prio nei giorni di Fer­ragos­to fin dalle prime luci del giorno, come voto alla Madon­na o dopo aver rice­vu­to una grazia. La Fiera delle Gra­zie però è anche ban­car­elle, giostre, spet­ta­co­lo pirotec­ni­co e il tipi­co appun­ta­men­to col cotechi­no (man­gia­to anche alle prime ore del­l’al­ba dai pellegrini/visitatori), è quin­di su tut­ti i fron­ti un incon­tro gen­uino tra fedeli, curiosi, devoti, tradizione e entu­si­as­mo popo­lare, un po’ come la basil­i­ca che la ospita.Santuario del­la Bea­ta Vergine Maria delle Grazie.Il San­tu­ario del­la Bea­ta Vergine delle Gra­zie è una chiesa di stile goti­co lom­bar­do, ded­i­ca­ta alla Bea­ta Vergine Maria, e sorge nel­la pic­co­la frazione “Le Gra­zie” del Comune di Cur­ta­tone a 5 km da Man­to­va. Edi­fi­ca­ta su un ampio piaz­za­le, la basil­i­ca sovras­ta e si affac­cia sulle acque palus­tri del Min­cio cre­an­do un’at­mos­fera sug­ges­ti­va per le numerose del­egazioni di tur­isti e fedeli devoti alla Madon­na. Le orig­i­ni del­la chiesa sono da con­no­tare addirit­tura al 1200; nel­la local­ità allo­ra chia­ma­ta Pra­to Lam­ber­to su di un pic­co­lo promon­to­rio emer­gente da un deda­lo di flo­ra e canne lacus­tri, sorge­va un altari­no con l’im­mag­ine del­la Madon­na col Bam­bi­no a cui i pesca­tori del lago e i con­ta­di­ni era­no par­ti­co­lar­mente devoti. La devozione del­la gente del­la zona era anti­ca e ben con­sol­i­da­ta, in quei tem­pi l’am­bi­ente lacus­tre era sì fonte di sos­ten­ta­men­to ma anche di lavoro pesante, sten­ti e malat­tie, super­stizioni e pau­re, la forza del­la fede era quin­di di con­for­to, e quel­la cris­tiana era solo suc­ces­si­va a quel­la ante­ri­ore per le divinità e forze del­la natu­ra. Dal pic­co­lo altare, nel cor­so degli anni, venne edi­fi­ca­to un sacel­lo con una cap­pel­la voti­va per pro­teggere l’im­mag­ine sacra dalle intem­perie. Col crescere del­la strut­tura architet­ton­i­ca, crebbe anche l’in­ter­esse per ques­ta immag­ine mira­colosa, dif­fonden­do la sua “fama” per tut­to il ter­ri­to­rio limitrofo.Nel 1399, per grazia rice­vu­ta, Francesco I Gon­za­ga fece erigere un tem­pio alla Madon­na che ave­va fat­to ces­sare l’epi­demia di peste che ave­va col­pi­to i man­to­vani (questo episo­dio stori­co, come il prece­dente viag­gio del Gon­za­ga in Ter­ra San­ta è forse da col­le­gare a una sco­mu­ni­ca rice­vu­ta). I lavori furono affi­dati all’ar­chitet­to Bar­toli­no da Novara, che negli stes­si anni prog­et­tò a Man­to­va il Castel­lo di San Gior­gio e quel­lo Estense di Fer­rara, la costruzione costò ben 30000 scu­di d’oro e, a Fer­ragos­to del 1406, la cap­pel­la venne con­sacra­ta al cospet­to del suo com­mit­tente e dei vescovi di Man­to­va e Cre­mona. Dal­la costruzione del San­tu­ario i pel­le­gri­nag­gi ver­so questo luo­go, che assume­va via via popo­lar­ità, si inten­si­fi­carono e assieme alla povera gente dei pae­si attorno, nobili, e persi­no l’im­per­a­tore del Sacro Romano Impero Car­lo V e il papa Pio II vis­i­tarono l’im­mag­ine sacra. Iniziarono così tut­ta una serie di don­azioni che appor­tarono anche alla strut­tura architet­ton­i­ca orig­i­nar­ia delle mod­i­fi­cazioni; alcune impor­tan­ti famiglie man­to­vane fecero costru­ire cap­pelle pri­vate per la preghiera annesse al con­ven­to o all’in­ter­no del­la chiesa per sep­pel­lir­ci i pro­pri avi. Persi­no Giulio Romano, su com­mis­sione, lavorò nel­la chiesa delle Gra­zie, opera sua e del­la sua scuo­la sono infat­ti il Mau­soleo Cas­tiglioni ed altri inter­ven­ti nel­la sagrestia.Un coc­co­drillo in chiesaP­re­sen­za del tut­to par­ti­co­lare, stupisce il vis­i­ta­tore che entra nel San­tu­ario, un coc­co­drillo (Croc­o­dilus niloti­cus) imbal­sam­a­to è appe­so al sof­fit­to al cen­tro del­la nava­ta. Si trat­ta di un vero e pro­prio coc­co­drillo, non un mod­el­li­no, in tut­ta la sua interez­za che è sta­to aggiun­to nel­la chiesa nel XV o XVI sec­o­lo e che è sta­to da poco ogget­to di restau­ro. Ques­ta non è l’u­ni­ca chiesa in cui si può trovare una sim­i­le stranez­za, anche nel­la chiesa di San­ta Maria delle Vergi­ni a Mac­er­a­ta infat­ti si può trovare un coc­co­drillo appe­so, prob­a­bile dono dei mac­er­ate­si tor­nati dalle Crociate.Nell’antichità veni­vano viste con promis­cuità le fig­ure di draghi, coc­co­drilli o ser­pi e spes­so, in epoca cris­tiana, veni­vano asso­ciate al male, con­sid­er­ate per­son­ifi­cazioni ter­rene del diavo­lo, ani­mali che inducono al peccato.La col­lo­cazione di questi ani­mali nelle chiese ha quin­di un forte sig­ni­fi­ca­to sim­bol­i­co, come furono nelle chiese medievali l’u­bi­cazione di fos­sili preis­tori­ci, quin­di, incatenare l’an­i­male in alto, nel­la vol­ta del­la chiesa vuol dire ren­der­lo innocuo, bloc­care il male che rap­p­re­sen­ta e nel­lo stes­so tem­po esporre un moni­to con­cre­to per i fedeli con­tro l’u­mana pre­dis­po­sizione all’errore.Legati al coc­co­drillo “delle Gra­zie” e alla sua derivazione sono nate diverse leggende e teorie, c’è chi ripor­ta la sua fuga da uno zoo esoti­co pri­va­to di casa Gon­za­ga, chi ha elab­o­ra­to rac­con­ti più vici­ni alla natu­ra mira­colosa del­l’even­to: due fratel­li bar­caioli sta­vano riposan­do sul­la spon­da del fiume, a un trat­to uno dei due venne assal­i­to dal coc­co­drillo. L’al­tro, chieden­do l’in­ter­ces­sione div­ina, si armò di coltel­lo e riuscì a uccidere il preda­tore. Sono sta­ti ipo­tiz­za­ti anche altri sig­ni­fi­cati e col­lega­men­ti (anche tra altre strut­ture architet­toniche – sim­bolis­mi pre­sen­ti nel­la chiesa e i ver­set­ti sul­l’Apoc­alisse) ben più elab­o­rati si pen­sano ricon­ducibili ai Frances­cani Minori Osser­van­ti (guardiani del­la chiesa pro­prio durante il sec­o­lo in cui venne espos­ta la reliquia del coc­co­drillo) e all’alchimia medievale che attua­vano.

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