«Una doppia delusione». Amareggiato Pietro Cazzarolli, nipote di Maria Callas e di Giovanni Battista Meneghini, all’indomani dell’asta Sotheby’s cha ha disperso 2.000 pezzi appartenuti alla Divina, venduti complessivamente per un milione 766mila 229 euro: era l’eredità del commendator Meneghini, finita alla sua governante Emma Brutti Roverselli, scomparsa qualche anno fa, passati al figlio che ora ha 78 anni e messi all’asta dai due nipoti.«Una doppia delusione», commenta Pietro Cazzarolli, «acuita dalla ricorrenza del trentennale della morte: è stato disperso il materiale raccolto e gelosamente custodito da mio zio Giovanni Battista Meneghini alla morte della moglie, con l’intento di allestire un mausoleo che ricordasse entrambi; è stato evidenziato il disinteresse di enti e istituzioni scaligere verso la Callas, particolarmente legata all’Arena e alla nostra città. Fossi miliardario, avrei comprato tutto per tenere queste memorie unite, come mia zia avrebbe desiderato».«La vendita all’incanto», continua il nipote di Meneghini, «ha visto assenti enti pubblici e privati: Regione e Provincia avrebbero potuto sensibilizzare fondazioni e industriali, in modo che Verona, e il nascente museo di Zevio, non perdessero i cimeli. Gli investitori avrebbero avuto adeguato ritorno d’immagine. Il modestissimo finanziamento concesso per l’asta dalla Provincia, 5.720 euro, curiosamente non è stato girato al Comune di Zevio, che senza risultati aveva lanciato una sottoscrizione, ma all’associazione di volontariato Kalos, costituita lo scorso febbraio. Ciò che è stato acquistato con quei soldi sarà a disposizione di tutti?»Risponde l’assessore provinciale Maria Luisa Tezza: «È stato il Comune di Zevio a chiedere di destinare i fondi a Kalos, visto che al momento non esiste un organismo ufficiale che si occupa del museo». A Milano Comune e Provincia si sono aggiudicati tre vestiti, una borsa, il telegramma augurale che i genitori di Maria inviarono a figlia e genero alla vigilia delle nozze, i documenti Callas relativi a matrimonio e separazione da Meneghini, corrispondenza con Elsa Maxwell.Il nipote della Callas — che al settimanale Chi racconta di quando sua zia Maria, incontrata a Verona poco prima che morisse, gli confidò l’intenzione di tornare assieme a Meneghini — assicura che a Milano si è persa un’occasione per portare a casa lotti significativi.«Fino all’ultimo», rivela Cazzarolli, «Meneghini fu intenzionato ad allestire il mausoleo in memoria del soprano. Voleva dimostrare al mondo che solo lui era stato l’uomo della Callas. Secondo i suoi programmi, nella prima stanza dovevano esserci proprio le lettere d’amore, svendute da Sotheby’s per 32.640 euro rispetto alla stima di partenza di 50-70mila. Avrei gradito che quelle lettere divenissero patrimonio del museo zeviano, alla pari di altri cimeli come il metronomo da cui mia zia non si separava mai, gli spartiti, i dischi e le fedi nuziali».Cazzarolli ha svolto un ruolo di prima grandezza nell’istituendo museo Callas e per la fondazione decisa dal Comune di Zevio: lui, infatti, ha creato le condizioni affinché la corposa donazione di Giancarlo Tanzi, comprendente dischi, foto, libri e oggetti appartenuti alla Divina, fosse dirottata sul paese in cui gli zii vissero momenti felici. Il nipote della Divina e dell’industriale del mattone plaude in direzione Venezia, che a Milano si è assicurata una discreta fetta dei ricordi Callas con l’intenzione di allestire un museo tra qualche anno. «Quello che importa è che i miei zii siano ricordati. Quanto al futuro, auspico una maggiore attenzione di Verona nel tenere vivo il mito della Callas».