martedì, Aprile 16, 2024
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Parla Herfried Schulde cultore di storia

«Ecco come i tedeschi vollero costituire la Rsi»

«Già nel ’43, a luglio, Rommel si era insediato sul lago di Garda» Il terremoto ha costretto a Salò alla chiusura anticipata della mostra al Fondaco di Palazzo Coen intitolata «Agricoltura e vita quotidiana al tempo della RSI, fotografie e cortometraggi» allestita, dopo il convegno, nel sessantesimo della fondazione della Repubblica Sociale Italiana. Proprio nel 1944, infatti, venne scritta sulle sponde del lago di Garda una delle ultime tragiche pagine della guerra in Italia. Lo ricorda anche il nuovo volume «Mussolini ultimo atto. I luoghi della Repubblica di Salò», a cura di Roberto Chiarini, con i contributi di Simone Bottura e di Tonino Zana, edito dal Centro studi e documentazione sul periodo storico della Rsi, recentemente costituito proprio a Salò. Ma quali sono le vere ragioni storiche per cui il Garda, e in particolare Gardone, divennero centro amministrativo della nuova Repubblica? Esistono diari, ricostruzioni storiche, documenti conservati in Germania, e quindi poco o per nulla conosciuti in Italia, che precisano i tempi e i modi in cui furono effettuate le scelte da parte degli alti ufficiali tedeschi. Lo racconta Herfried Schlude, vice console del Touring Club Italiano per l’Alto Garda, appassionato cultore di storia contemporanea, da anni residente proprio a Gardone Riviera, dopo essere stato a Bruxelles amministratore presso la Commissione Europea. Perché, dunque, la Repubblica di Salò sul Garda? «Va subito detto che tutto fu deciso da due o tre personalità tedesche, cioè in primo luogo da Erwin Rommel, Rudolf Rahn e da Karl Wolff. La decisione venne presa tra il 30 settembre e il 5 ottobre 1943. In quei giorni i tre personaggi ebbero voce in capitolo nell’impresa». È vero che ciò nacque dalla consapevolezza che l’Italia non era ormai più affidabile? «Il Comando supremo tedesco, già dal maggio 1943, aveva pensato all’occupazione dell’Italia in caso di necessità. Fu varata l’operazione “Achse” (Asse), con a capo Rommel, libero da impegni dopo il ritiro dall’Africa. Furono anche spostati dalla Russia al sud della Germania reparti considerevoli. Venne anche affrontato il problema di creare ospedali necessari nelle vicinanze di una possibile zona di guerra: i tedeschi attendevano, infatti, lo sbarco alleato non al Sud, ma in Liguria per tagliare in due l’Italia. Il dott. Hünermann, che era Oberstabsarzt (capitano medico responsabile), conoscendo bene da turista Gardone Riviera, suggerì di trasferirvi un presidio ospedaliero». Per cui già nel maggio–giugno 1943 si cominciò a parlare di Gardone e del Garda in ambito dell’operazione “Asse”? «Dopo l’8 settembre si realizzò, appunto, tale progetto. Ma già a luglio, Rommel si era insediato a Villa Miniscalchi di Colà di Lazise, sul Garda veronese. E quando a Roma l’ambasciatore Rudolf Rahn venne informato dal ministro degli esteri che gli italiani avevano capitolato, decise di trasferire, con un treno speciale, tutto il suo personale a nord. Tuttavia, giunto due giorni dopo a Verona (era già avvenuta l’occupazione tedesca dell’Italia), gli fu consegnato un telegramma di Ribbentrop con l’ordine di tornare alla sede dell’ambasciata romana». E tornarono tutti a Roma? «No. Rahn non ritenne opportuno riportare tutti a Roma, data la situazione incerta, e pensando già all’opportunità di una filiale distaccata a nord». E dove lasciò centinaia di persone? «Si rivolse a Rommel, che era appunto a Lazise, il quale, conoscendo bene la situazione di Gardone, dove già era stato installato il Presidio ospedaliero, suggerì di trasferirvi anche gran parte degli addetti dell’ambasciata. Lo stesso Rahn raggiunse da allora Gardone Riviera ogni volta che dovette assolvere impegni nell’Italia settentrionale». E Mussolini? «Nel frattempo Mussolini, liberato sul Gran Sasso e trasferito in Germania, si rese disponibile a costituire il nuovo governo. Il 12 settembre Rahn raggiunse Roma per cercare di riorganizzare la sua ambasciata ed ebbe anche l’incarico di occuparsi della formazione del nuovo governo Mussolini voluto da Hitler, incarico portato a termine il 23 settembre». Vi fu quindi subito l’idea di un nuovo governo, ma non quella della sede. «La preoccupazione primaria dei tedeschi sull’ubicazione del nuovo governo fu di allogarlo in un luogo sicuro per la protezione dello stesso Mussolini, al fine di evitare un secondo 25 luglio. E per questo si ritenne sicura la zona di Belluno, dove si trovava il comando militare tedesco. In un telegramma di Rahn del 30 settembre si legge di Belluno come sede del nuovo governo fascista. Tuttavia l’ipotesi non trovò il consenso del generale in carica a Belluno». E allora che cosa accadde? «L’unica alternativa, e quindi la soluzione più ovvia, fu la scelta della Riviera di Salò. Il 5 ottobre Mussolini già sapeva che il suo nuovo governo sarebbe stato insediato sulla sponda occidentale del Garda. Quattro elementi portarono a questa decisione: il rifiuto dei militari di Belluno ad assumere la responsabilità della “protezione” di Mussolini; la presenza del Presidio ospedaliero sul Garda con ospedali ancora semiliberi; la vicinanza del quartiere generale di Rommel a Lazise; la presenza di una “succursale di emergenza” dell’ambasciata tedesca destinata ad assumere un ruolo determinante nei rapporti tra governo italiano e quello tedesco. Rommel e Rahn, evidentemente in accordo con Ribbentrop, in seguito a queste situazioni presero la decisione di costituire sul Garda il nuovo governo fascista. Va anche tenuta presente la pressione di Hitler, impaziente di vedere realizzato il “suo” governo fascista». La logica, dunque, indusse a scegliere come sede del governo Mussolini Gardone o le vicinanze. «Esattamente: tale governo doveva per forza di cose essere vicino al comando e all’ambasciata tedesche. Si deve anche dire che lo stesso Karl Wolff aveva trovato dimora a Fasano di Gardone. E Wolff aveva la responsabilità della sicurezza di Mussolini. Anche questo fatto contribuì alla scelta gardonese». Ma perché, stando così le cose, Mussolini non prese dimora a Gardone Riviera? «La questione è semplice: a Gardone e a Fasano erano già state occupate gran parte delle ville e i grandi alberghi erano stati trasformati in ospedali. Inoltre non vi era probabilmente una dimora adeguata alle molteplici esigenze di un capo di stato. Si può quindi presumere che Wolff, responsabile della sicurezza di Mussolini, abbia scelto Villa Feltrinelli di Gargnano». E Salò? «Contrariamente a quanto si legge nei testi italiani i tedeschi non furono affatto interessati ai particolari dell’organizzazione della Rsi. Per cui la scelta della dislocazioni dei vari ministeri ed uffici avvenne per iniziativa di Mussolini e del suo Governo».

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