La dirigenza bresciana in genere? «È come quella lepre che si blocca in mezzo alla strada, abbagliata dai fari di notte». Flavio Pasotti, presidente dell’Api, le piccole industrie bresciane torna a pungere sulla gestione dell’aeroporto «Gabriele D’Annunzio» di Montichiari e la concessione che rivendica ai bresciani. «Si aprono due anni di campagna elettorale e non si pensi che ce ne staremo in silenzio, qualora dovessimo perdere la concessione – ha ribadito ieri in una conferenza stampa il presidente – gli amministratori che possono decidere il futuro del nostro aeroporto sono ostaggi della politica ed in certi casi le dimissioni sono la soluzione migliore per sbattere sul tavolo situazioni incancrenite. Desidero – ha poi detto Pasotti – lanciare un allarme e qualche idea».LA SITUAZIONE. «Le prossime due settimane saranno fondamentali per la concessione quarantennale riguardante il nostro aeroporto. Il ministero dei Trasporti e l’Enac stanno decidendo a chi affidarla. Dobbiamo chiederla anche noi bresciani ed ecco che propongo la costituzione di una società nuova, costituita da noi bresciani, aperta al pubblico ed al privato, che gestisca il più importante tesoro che abbiamo a Brescia, l’aeroporto, ponte di collegamento con il mondo intero». Ha poi annunciato che due parlamentari bresciani di primo piano «perché dinamici», con un’operazione bipartisan, Emilio Del Buono e Stefano Saglia, stanno già interessandosi a Roma per capire che cosa si può fare».«Invito la dirigenza bresciana dell’aeroporto non solo politica a rivedere i propri piani per il futuro ed a mettere in prima linea l’acquisizione di questa concessione – ha ribadito Pasotti, ripresentando l’idea di cui da tempo è l’alfiere – Se ci facciamo sentire in tempo potremo almeno ottenere un rinvio della decisione dell’Enac». Per lui la società D’Annunzio può anche rimanere al suo posto, «resterà al servizio della nuova società, così come lo è oggi per il Catullo, al suo servizio come un’impresa di pulizie, mi si passi il termine». Pasotti ha già pronto il nome della nuova società. Potrebbe chiamarsi «Brescia Portautority» partecipata da Provincia, Comune di Brescia, la Camera di commercio ed i comuni limitrofi l’aeroporto». Sarebbe poi aperta ad una società di gestione aeroportuale europea, a banche e industrie private «anche alla Sacbo ed al Catullo, se vogliono investire», il tutto gestito da un proprio management. «Associazioni ed aziende interessate ci sono, basta invitarle – suggerisce Pasotti, che sembra accennare ad una cordata pronta. «Certo saranno quelle che non odorano di vecchio, destinate a morire. Ma molte altre come le nostre Bcc, sanno rinnovarsi e guardare avanti».I VERTICI. Gli incontri in Broletto dello scorso anno? «Non hanno portato a nulla di fatto ed il Catullo ha continuato a far di testa sua. Ma i dirigenti bresciani sappiano che se va male sull’aeroporto è giusto che si vada tutti a casa». Il capo dell’Api ha poi continuato a sottolineare l’importanza di «difendere il nostro territorio, di esserne padroni perché quell’area della Fascia d’Oro ha una potenzialità di molto superiore sia all’aeroporto bergamasco che a quello veronese di Villafranca. Solo Malpensa ne è all’altezza».
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Il presidente di Apindustria torna a chiedere ai bresciani la gestione diretta del «Gabriele D’Annunzio»