Lazise. Un foltissimo gruppo di lacisiensi e di forestieri ha gremito il salone del Centro Giovanile Parrocchiale per accogliere il vescovo della diocesi di Emdibir, nel Guraghe, regione densa di popolazione rurale, in Etiopia.
Il presule è un frate cappuccino, di nascita eritrea che ha studiato e vissuto ad Addis Abeba e che da molti anni segue le diseredate popolazioni della sua diocesi nel Guraghe. “L’Etiopia è in via di sviluppo nonostante la grandissima miseria e l’analfabetismo che raggiunge ancora oggi l’ottanta per cento della popolazione rurale — ha esordito Monsignor Moisè Ghebreghiorghis — ed anche i governanti, anche se comunisti, stanno facendo ogni possibile sforzo per elevare questa popolazione.”
L’Etiopia, terra fertile africana, ex colonia italiana al tempo del fascismo , ha subito negli ultimi venti anni una atroce guerra civile. L’Eritrea si è staccata dall’Etiopia e sta vivendo un fortissimo clima di disfattismo. Ma è strategica, geograficamente perché da sul mare.
“Noi vorremmo davvero che l’Eritrea tornasse a far parte dell’Etiopia- evidenzia il presule — anche perché io sono eritreo di nascita. Ma a parte ciò — continua il vescovo — noi di fatto siamo una sola nazione.”
L’Etiopia ha circa 90 milioni di abitanti, circa l’ottanta per cento è analfabeta. Vive principalmente in zona rurale, distante dalla capitale Addis Abeba che è ormai una megalopoli. I cattolici sono solamente lo 0,7% della popolazione. Moltissimi gli ortodossi. Circa un terzo i mussulmani.
Ha bisogno di tutto, ma soprattutto di aiuti per scolarizzare la popolazione.
“E’ sulla scuola e con la scuola che puntiamo di sviluppare il nostro paese — evidenzia ancora il vescovo Moisè — perché è proprio attraverso l’istruzione che noi formeremo le nuove generazioni che dirigeranno il paese. Ed è proprio con le adozioni a distanza, quelle legali che noi riusciremo a fare un’opera grande per l’Etiopia.”
Uno dei motori che portano aiuti a questo scopo è il Centro Aiuti per l’Etiopia, una onlus nata nel 1983 e che ha sede a Verbania Fondotoce, e che ha iniziato a ricercare adozioni a distanza. Lazise ne ha già realizzato, nello scorso anno, più di 110. E con l’arrivo di Mons. Moisè, grazie alla sua narrazione dei disagi, dei progetti in corso per la scuola, per le donne, per la salute, per il lavoro e lo sviluppo, molte altre sono state le adesioni della comunità lacisiense.
“Dobbiamo insegnare a pescare ai nostri ragazzi- ha concluso il presule etiope — non a consegnare un pesce per sfamarsi per un giorno. Imparando a pescare si garantiscono la sopravvivenza per sempre. Ecco perché il vostro aiuto e determinante. Voi siete gli attori, noi siamo solamente il mezzo per far si che questo popolo si elevi e possa sperare in un ideale, in una capacità concrete di autogestione e di autonomia.”
Sergio Bazerla
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