mercoledì, Maggio 1, 2024
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Completata l’illuminazione, sono ora visitabili le tele restaurate che arricchiscono la chiesa parrocchiale

I dipinti del Cinquecentonascondono un giallo

Completata l’illuminazione, ora sono visitabili le pitture cinquecentesche scoperte durante i restauri della parrocchiale di San Pietro. Il lungo e complesso intervento di recupero, restauro e valorizzazione che ha interessato la chiesa parrocchiale, ha riservato una interessante quanto misteriosa sorpresa: nel sottotetto dell’abside in una stretta intercapedine di difficile accesso, vi è infatti una parete affrescata di quasi 5 metri d’altezza, che nella primitiva chiesa quattrocentesca decorava l’arco frontale dell’abside. Si tratta di un dipinto raffigurante un San Pietro benedicente sovrastato da Dio Creatore, tra due volute di finto marmo che delimitano due paesaggi e racchiuse da girali monocrome.La pittura assume nuova luce anche in relazione al dipinto di San Giovanni Battista, attribuito a Giovanni Caroto, presente nella sacrestia. «Tutte le opere sono di grande valore artistico e, ora, anche documentario poiché alcune erano sconosciute agli storici dell’arte. Non sappiamo ancora chi siano gli autori delle opere sul frontone, forse della scuola del Morone, ma la qualità è innegabile ed il periodo artistico è più o meno quello in cui il vescovo Giberti ha visitato la chiesa, tra il 1530 e 1540», spiega Maurizio Tagliapietra che ha eseguito il restauro. «Si nota come il frontone absidale doveva essere decorato interamente e dall’esame della tecnica pittorica si deduce che è stato eseguito da due diversi pittori, ma non si conoscono i motivi della sua cancellazione».La chiesa parrocchiale di Affi venne costruita in stile neoclassico tra il 1749 ed il 1761 ad unica navata, su progetto di Ludovico Perini, ampliando una precedente chiesetta romanica, attestata ancora nell’XI-XII secolo dedicata a San Pietro, divenuta parrocchiale nel 1577 dopo la separazione da Cavaion. Il frontone superiore con la figura di San Pietro in cattedra e probabilmente una Annunciazione, sono dipinti a fresco da sinistra verso destra e dall’alto in basso. Ma il dipinto risulta abbandonato nella parte destra.«La Madonna non è mai stata dipinta, mentre l’Arcangelo è compiutamente eseguito. L’intero affresco non risulta essere sporco di fumo», continua il restauratore. «L’ipotesi di un ciclo decorativo interrotto bruscamente può essere verosimile. Perchè e quando? Sotto il frontone con San Pietro, nella parte sinistra, è visibile un Sant’Antonio Abate in gran parte danneggiato da passati interventi; mentre sulla parete corrispondente al lato sinistro della navata vi è una figura molto sbiadita forse femminile, con le mani giunte, in abito rosso. Si può desumere, quindi, che la chiesa fosse decorata inr tutta l’altezza sul fronte absidale e in parte sulla parete sinistra».Anche il dipinto del San Giovanni Battista, di Caroto, oggi in sacrestia, forse per qualche tempo è stato cancellato alla vista (la data più vecchia graffita sulla superficie risale al 1638); in questo caso l’opera potrebbe essere stata eseguita prima della visita pastorale del vescovo Giberti, che non la nomina, ed essere rimasta nascosta per un centinaio d’anni. «Perché cancellare una decorazione di alta qualità, costosa e in buono stato di conservazione?», si chiede Tagliapietra, che ipotizza: «Può darsi che la chiesa sia stata controsoffittata per un terremoto o per un’epidemia di peste», evento frequente tra XVI e XVII secolo.L’architetto Libero Cecchini che è stato il progettista dei lavori di restauro, ringrazia intanto i finanziatori di questo recupero, la CariVerona per il grande affresco di San Pietro e la Provincia di Verona per il San Giovanni Battista. «Stiamo ora pensando alla realizzazione di un percorso apposito per raggiungere la pittura e renderla visibile grazie a una serie di specchi che ne consentano la vista, o con l’apertura di una finestra nella chiesa», conclude il parroco don Carlo Castagnedi, il quale intanto consente la visita del dipinto attraverso le sale delle opere parrocchiali.[FIRMA]

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