mercoledì, Maggio 8, 2024
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Il gonfalone d’argento a Federico Hurth

Conferito a Friedrich (Federico) Carl Anton Hurth, imprenditore e fondatore delle industrie Hurth, il gonfalone della città di Arco

Alla cerimonia, nella sala «Arciprete Sansoni» di palazzo Marcabruni-Giuliani, hanno preso parte il sindaco Paolo Mattei e parte della Giunta, con un folto pubblico di amministratori locali (tra cui l’assessore provinciale Alessandro Olivi e l’assessore della Comunità di Valle Tarcisio Michelotti), dirigenti e dipendenti delle industrie Hurth, consiglieri comunali (tra cui il presidente Vilma Remondini, parenti e amici, oltre al parroco, monsignor Luigi Amadori.

È la prima volta che la città di Arco attribuisce un simile riconoscimento, il gonfalone d’argento, una scelta fortemente voluta dall’amministrazione comunale che ha accolto la richiesta di un comitato spontaneo di cittadini arcensi, composto in larga parte da ex dipendenti. Un modo per esprimere la gratitudine per il modo in cui Federico Hurth ha condotto la propria attività imprenditoriale su questo territorio nei lunghi anni che lo hanno visto impegnato nella gestione aziendale dei suoi stabilimenti, in special modo in quello di Linfano, sostenendo e favorendo lo sviluppo economico e industriale del territorio arcense.

La cerimonia si è aperta con il discorso del sindaco che ha ripercorso l’attività imprenditoriale di Federico Hurth ad Arco e ne ha sottolineato soprattutto, accanto alle indiscusse qualità imprenditoriali, la rara capacità di un rapporto con le persone e la comunità consapevole del ruolo sociale di un’attività industriale così importante. A seguire gli interventi degli assessori Olivi e Michelotti, oltre che di un componente del comitato che ha avanzato la richiesta dell’onorificenza e di un alto dirigente delle industrie Hurth; in chiusura il saluto di Federico Hurth che ha ringraziato il Comune e il sindaco per un’onorificenza che ha detto «inaspettata ma molto apprezzata», e il merito della quale ha voluto estendere a tutti i suoi collaboratori. L’onorificenza, formalizzata dalla delibera di Giunta n. 28 del 5 marzo, è stata consegnata dal sindaco: un trofeo con il gonfalone d’argento e la dedica incisa. Per la quale è stata utilizzata la traduzione italiana del nome di battesimo, Federico in luogo di Friedrich, quale riconoscimento del legame affettivo che, proprio attraverso la scelta di usare questo nome, egli testimonia al territorio di Arco.

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IL DISCORSO DEL SINDACO PAOLO MATTEI

Friedrich Carl Anton Hurth è originario di Monaco di Baviera, dove nasce nel 1931. E’ esponente di una solida dinastia industriale, fondata dal nonno Carl, di cui egli in parte rinnova il nome.

 L’attività a Monaco di Baviera

La principale azienda di famiglia, la Carl Hurth Maschinen und Zahnradfabrik di Monaco, viene fondata proprio dal nonno nel 1896 per produrre utensili per la lavorazione dell’oro (prodotti di oreficeria e cesellatura): con l’introduzione nei processi industriali di macchine fresatrici e del trapano ad alta velocità, è sicuramente in grado di produrre secondo metodi all’avanguardia per il tempo. Ad inizio Novecento l’attività si estende alla produzione di componenti per le automobili, settore che subirà un forte impulso con l’inizio della Prima Guerra Mondiale, e si assesta nel periodo fra le due Guerre (nonostante i periodi difficili di recessione) ad un numero di addetti impiegati pari a 1600 unità. Negli anni Cinquanta, superata la crisi post bellica ed in piena ripresa del mercato delle auto e della produzione industriale, gli addetti diventeranno 2700; negli anni Cinquanta del Novecento, la Hurth di Monaco è partner commerciale di Aeromere, la ditta fondata in Trentino da Gianni Caproni, uno dei cui stabilimenti è ad Arco, in località Prabi. Verso il 1990, le aziende diventeranno due: la Hurth Maschinen und Werkzeuge da una parte e la Hurth Getriebe und Zahnräder, che dal 1993 prenderà il nome di Hurth Marine Gear, trasferendosi ad Arco.

L’attività ad Arco e nell’Alto Garda

La presenza di Friedrich (Federico) Hurth ad Arco risale al 1962: ad ottobre di quell’anno infatti viene fondata la Hurth Italiana S.p.A., specializzata nella produzione di assali, che si insedia nello stabilimento meccanico già delle officine Caproni Aeromere di Prabi.

L’attività inizia con l’assunzione di 50 dipendenti, che Hurth trova già formati dalla precedente attività svolta, e cresce man mano su un tessuto sociale già pronto a indirizzare forza-lavoro ad una ditta di costruzioni meccaniche, vista la presenza di una scuola professionale dedicata (anch’essa originata a suo tempo per interessamento di Gianni Caproni) che fornirà nel corso degli anni gran parte della manodopera specializzata necessaria. Questo vantaggio si dimostra fondamentale per compensare la posizione decentrata rispetto alla viabilità principale, situata sull’asse del Brennero, e quindi consente ad Arco di poter contare su una risorsa economica fondamentale per lo sviluppo del territorio. Si crea infatti nel corso degli anni un indotto di piccole imprese e di artigiani, che creano nel loro insieme uno sbocco lavorativo fondamentale per le scuole professionali del territorio (meccanica e segreteria d’azienda o contabilità, principalmente), e pertanto possono essere considerate l’economia reale della città e dell’Alto Garda in genere.

Il successo dell’impresa è tale che lo spazio di Prabi, così a ridosso dell’abitato, non è più sufficiente ed adeguato ai nuovi standard della produzione industriale. Nel 1966 quindi la Hurth stabilisce il suo primo nucleo a Linfano, dove si trova a tutt’oggi. Nel 1967 viene avviata l’attività presso il nuovo stabilimento, che occupa circa 150 persone, fra produzione e amministrazione, e che si struttura in settori diversi, fra cui un ufficio tecnico e un ufficio per l’analisi dei costi e dei metodi di produzione, che dà il chiaro segno che l’azienda vuole crescere e svilupparsi in modo moderno ed efficace rispetto alle esigenze del mercato.

Nel 1976 l’impresa compie un passo ulteriore, aggiungendo allo stabilimento di Arco un nuovo capannone di 5.000 mq. e aggiungendo nuovi operai, ad un organico che già conta 380 lavoratori. Alla fine degli anni Settanta, l’azienda impiega 440 persone, per la maggior parte residenti nel territorio dell’Alto Garda, e propone un piano di investimenti di oltre due miliardi di lire. L’inizio degli anni Ottanta del Novecento vede un momento di pesante crisi del settore, che obbliga ad un rinnovamento dell’azienda: viene fatta una scelta importante che riconverte l’industria Hurth, ampliandone il campo di attività (non più solo assali ma anche ponti e cambi velocità) e che si rivela della massima importanza per la salvaguardia dei numerosi posti di lavoro e, addirittura, per il loro incremento. La Hurth (come ancora adesso è “familiarmente” chiamato dagli arcensi lo stabilimento di Linfano) prende il nome di Hurth Axle S.p.A. e arriva ad impiegare oltre 600 addetti, più un indotto importante che interessa non solo l’Alto Garda, ma tutto il Trentino meridionale. Nel 1989 viene aperto lo stabilimento di Rovereto; una ulteriore fase di sviluppo contraddistinta da ingenti sforzi di investimento. Nel 1990 si assiste ad un ulteriore ampliamento dell’azienda a Linfano, con una nuova superficie produttiva di 5.000 mq. che va ospitare magazzini, officina e soprattutto il reparto sperimentale, che testimonia la volontà dell’industria di tenere il passo con i tempi e di crescere sempre.

Nell’ottica di crescere e rafforzarsi, viene intesa anche l’acquisizione da parte dell’americana Clark Equipment co.: la nuova ditta sarà quindi attiva con il nome di Clark Hurth Components. Nel 1994, nell’ultimo anno della sua presidenza, la casa madre americana assegnerà a Federico Hurth il “Clark Equipment Award’94” per i meriti riconosciutigli in relazione alla conduzione dell’azienda ed al prestigio conseguito nel suo campo di attività. Il premio è stato assegnato finora solo a tre persone, Federico Hurth compreso. Il 1994, è anche l’anno in cui l’azienda ottiene la certificazione ISO 9001, cui seguirà anche il riconoscimento, prima azienda in Trentino, dello standard qualitativo ISO 14000, a testimonianza dell’impegno e della sensibilità in materia ambientale. A fine 1994, quando Federico Hurth si ritira dalla direzione dell’azienda, questa vanta un organico di 650 dipendenti e un fatturato di 143 miliardi di lire, per dodici miliardi destinati a nuovi investimenti.

Dal 1993 Hurth si dedica anche ad un’altra impresa, sempre ad Arco: rilevando gli stabilimenti che erano della Graziano Torni di Tortona, crea la Hurth Marine Gear, che nel 1995 sarà ceduta al gruppo tedesco ZF Marine e prenderà il nome di ZF Hurth Marine; il nuovo stabilimento produce invertitori marini fino a quel momento assemblati nell’azienda di Monaco di Baviera e si attesta pian piano sul mercato mondiale come leader di settore nella navigazione da diporto, con la produzione di una quota pari a 60% del mercato e un organico di 150 dipendenti. Il segno distintivo anche di questa azienda è la sperimentazione e la continua ricerca e innovazione del prodotto; il collocamento sul mercato degli invertitori a controllo elettrico e degli invertitori a due velocità, in particolare, rappresentano infatti il segno vincente, che ha portato l’azienda a poter vantare nel 2007 un fatturato di oltre 40 milioni di euro.

La motivazione

La proposta di assegnare una onorificenza specifica a favore di Friedrich (Federico) Hurth è stata avanzata da un comitato spontaneo composto da ex dipendenti dell’azienda arcense, rappresentati come capofila dal sig. Roberto Stefani, già dipendente della medesima azienda. Dalla breve cronologia con le essenziali notizie biografiche e dallo storico dell’azienda arcense, emerge chiaramente la descrizione di un’impresa di successo nel campo industriale, di peso e livello internazionale, che è esperienza assai rara nel Trentino. Pur se meno documentabile, salvo nel riconoscere il numeroso comitato promotore dell’iniziativa, è indiscutibile la percezione che la comunità arcense ha di questa ditta come uno dei punti cardinali dell’economia territoriale: una risorsa importante dal punto di vista occupazionale, che ha raccolto l’eredità di una manodopera specializzata nella produzione industriale metalmeccanica iniziata con le imprese Caproni e che, con la chiusura delle stesse negli anni ‘60, avrebbe difficilmente potuto essere reimpiegata con successo su questo territorio senza l’avvento della Hurth italiana. Non è difficile pensare che senza questo tipo di investimento da parte dell’imprenditore di Monaco, le forze lavoro liberate dalla chiusura dell’Aeromere e dall’indotto ex-Caproni, una gran numero di persone avrebbe dovuto riconvertirsi, per lo più sottoimpiegata rispetto alle capacità professionali maturate, o trasferirsi altrove.

In un territorio dove la dimensione produttiva turistica presentava una disponibilità di posti di lavoro prettamente stagionale e piuttosto limitata rispetto ad oggi, dove l’industria era rappresentata solo dagli stabilimenti delle cartiere o di Aquafil e dove la naturale mancanza di spazio impediva di dar vita ad un sistema agricolo di scala di tipo industriale, che andasse al di là della mera sussistenza, perdere il settore industriale metalmeccanico avrebbe causato una crisi veramente difficile da superare. E questo la gente di Arco ha sempre dato segno di comprenderlo e tenerlo in grande considerazione.

Si aggiunga inoltre che il modello industriale importato dalla Germania attraverso la persona di Federico Hurth, ha dato luogo alla creazione di un connubio particolarmente ben riuscito con le peculiarità della società trentina, e arcense di conseguenza. Egli ha portato ad Arco un modello organizzativo disciplinato e rigoroso, a tratti “paternalistico”, se così si può dire, seguendo il modello che lo stesso Gianni Caproni (ma anche altre industrie sviluppatesi a cavallo fra le due guerre e fino agli anni Sessanta del Novecento) aveva sempre sostenuto; questo si è inserito in un tessuto sociale che ha sempre riconosciuto assoluta priorità al lavoro ed al ruolo dei lavoratori, contraddistinti generalmente da un grande senso di responsabilità, da una partecipazione diretta e un interessamento sincero al destino dell’azienda di cui sono parte. Un senso di partecipazione attiva sostenuto e gratificato dalla presenza costante e forte del titolare nella gestione del proprio stabilimento, da una corrispondenza immediata fra datore di lavoro e lavoratori. Anche nei momenti di crisi o di confronto, sia i lavoratori che l’azienda hanno sempre trovato una controparte costituita da un interlocutore serio, affidabile e consapevole del valore costituito dal benessere comune, oltre che sostenitore dell’interesse privato.

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E questo ha senz’altro contribuito in modo determinate alla creazione di quel sentimento di appartenenza sopra descritto e dell’identifi
tori, di serietà e servizio nei confronti dei clienti e di rispetto e tutela dell’ambiente circostante.cazione dell’azienda come caposaldo della vita economica e sociale della comunità di Arco. Un altro aspetto meritorio e sicuramente legato alla capacità imprenditoriale di Federico Hurth è dato – e lo si legge chiaramente dai dati storici seppure riportati in modo sintetico – dalla attenzione all’innovazione, alla ricerca e allo sviluppo non tanto dell’utile, quanto della competenza, del know-how: i settori della ricerca e dell’innovazione, lo studio per continui rinnovamenti della produzione (anche quando ciò ha comportato cambiamenti importanti degli assetti dell’azienda) sono sempre stati una parte privilegiata dell’attività di questo industriale, così come lo erano stati nelle aziende storiche fondate dal nonno, che per prime avevano applicato nuovi macchinari e studiato nuovi prodotti al passo non solo con il mercato presente, ma progettati in funzione di quello che si prevedeva sarebbe stato il futuro. Il reparto sperimentazione, preceduto dal quello che era un reparto di analisi dei costi e dei metodi di produzione, unitamente ad un ufficio tecnico indipendente, ha dato luogo alla creazione di prodotti innovativi che hanno reso le industrie Hurth presenze formidabili nel settore di appartenenza, a livello internazionale. Una mentalità che ha contribuito a formare una intera generazione di lavoratori e manager altamente qualificati, non solo per la competenza tecnica, ma anche e soprattutto per il tipo di approccio ad un mondo del lavoro sempre più articolato e complesso. Sono state queste le armi che hanno consentito con successo operazioni di flessibilità, di innovazione e di adeguamento alla domanda, per superare periodi di crisi anche pesanti nei settori industriali tradizionali, senza diminuire le maestranze impiegate (negli anni della gestione Hurth sempre in crescita) ma soprattutto senza venir meno agli standard fondamentali in materia di tutela dei lavora

Federico Hurth ha saputo coniugare il diritto dell’imprenditore a gestire l’impresa con profitto, con il rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori e della salvaguardia del territorio che lo ha accolto. Con questa onorificenza si vuole sottolineare e riconoscere i meriti di un imprenditore di successo che ha saputo inserirsi in un tessuto sociale sano ma economicamente limitato nelle sue prospettive e costituire per il territorio una occasione di crescita, di sviluppo e benessere di cui hanno fruito un gran numero di famiglie altogardesane e dall’intera comunità di Arco.

Da ultimo poi, è importante sottolineare il legame affettivo e umano che Federico Hurth ha con la città di Arco, a partire dalla volontà di utilizzare la versione italiana del suo nome di battesimo nei lunghi periodi che qui trascorre e per le molte attività che comunque conduce sul territorio, fra cui l’azienda agricola che con la sua perfetta cura qualifica l’area a destinazione agraria e il paesaggio della conca arcense. Non ultime, si vogliono ricordare le molte relazioni umane con le persone con cui è entrato in contatto nel corso della sua lunga attività, che testimoniano la volontà di essere partecipe e membro attivo della comunità arcense.

 L’onorificenza al merito

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La città di Arco intende esprimere la gratitudine per il modo in cui Federico Hurth ha condotto la propria attività imprenditoriale su questo territorio nei lunghi anni che lo hanno visto impegnato nella gestione aziendale dei suoi stabilimenti, in special modo in quello di Linfano. La motivazione si esplica pertanto nel riconoscimento da parte della città del fatto che egli ha sostenuto e favorito lo sviluppo economico ed industriale del territorio arcense. L’onorificenza si estrinseca con un provvedimento della giunta comunale che ne sancisce il conferimento e una formale cerimonia di conferimento, nel giorno 21 marzo 2013, con la consegna del trofeo con il gonfalone d’argento e la dedica incisa, utilizzando la traduzione italiana del nome di battesimo, quale riconoscimento del legame affettivo che, proprio attraverso la scelta di usare questo nome, egli testimonia al territorio di Arco.

 

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