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Il vitigno del San Martino torna alle origini: da Tocai a Tuchì

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Il San Martino della Battaglia DOC presenza istanza per il nuovo nome del vitigno

 

Il del­la D.O.P. “San Mar­ti­no del­la Battaglia” è ottenu­to per almeno l’80% da uve prove­ni­en­ti dal vit­ig­no, di anti­ca tradizione locale, “Tocai Friu­lano”; nel 1993 un accor­do bilat­erale sot­to­scrit­to tra la Comu­nità euro­pea e la Repub­bli­ca di Unghe­ria, per sal­va­guardare e pro­teggere la Denom­i­nazione ter­ri­to­ri­ale “Toka­ji” ungherese, ha con­sen­ti­to dap­pri­ma la coesisten­za di ques­ta Denom­i­nazione con quelle del­la vari­età di viti “Tocai” colti­vate in Italia e in Fran­cia, ma dal 31 Mar­zo 2007 tale vit­ig­no non pote­va più essere indi­ca­to nel­la des­ig­nazione e pre­sen­tazione dei vini. Di con­seguen­za, anche sui pro­dut­tori del­la Doc San Mar­ti­no del­la Battaglia ricade l’im­pos­si­bil­ità di men­zionare nelle etichette il nome Tocai: viene così a man­care un impor­tante ele­men­to di carat­ter­iz­zazione, val­oriz­zazione e pro­mozione del­la Doc.

 

 

 

All’inizio degli anni ses­san­ta del sec­o­lo scor­so, epoca di for­mazione del dis­ci­pli­nare del San Mar­ti­no del­la Battaglia, il vino prodot­to sul­l’an­fiteatro moreni­co del Gar­da, che da Lona­to del Gar­da – Desen­zano pas­san­do per San Mar­ti­no e Poz­zolen­go ritor­na al Lago pres­so Sirmione, era larga­mente dif­fu­so e qual­i­ta­ti­va­mente molto apprez­za­to anche per le ele­vate gradazioni alcol­iche che lo carat­ter­iz­za­vano. Ai pri­mi dell’ ‘800 questo vino era ben conosci­u­to tan­to da essere cita­to tra i pochi vini ital­iani- nel fon­da­men­tale trat­ta­to “Topogra­phie de tous les vig­no­bles con­nus” del parig­i­no Andrè Jul­lien che lo pre­sen­ta­va come il “vin de liqueur” a cui si dove­va la ric­chez­za del­la viti­coltura del ter­ri­to­rio già allo­ra chiam­a­to Riv­iera del Gar­da. La rino­man­za crebbe anco­ra quan­do la sua qual­ità attrasse l’at­ten­zione del­l’Im­per­a­tore di Aus­tria-Unghe­ria che lo volle, all’e­poca del­la famosa battaglia del 1859, parag­onare al vino “Toka­ji” delle sue terre unghere­si. Da allo­ra i vig­naioli locali abban­donarono altri vit­ig­ni per dif­fondere quel­lo che chia­marono col nome dialet­tale di “Tukì” o “Tuchì” che vol­e­va anche sig­nifi­care piacev­ole toc­co, pic­co­la cosa, qua­si un gesto di pro­tezione nei con­fron­ti di altri vit­ig­ni più pro­dut­tivi e vig­orosi. Ora si rin­no­va l’af­fet­to e l’at­ten­zione per questo vino cadu­to un po’ in dis­u­so negli ulti­mi anni e si ritiene nec­es­sario ed indis­pens­abile ripren­dere il nome “Tukì” o “Tuchì” con il quale per gen­er­azioni è sta­to indi­ca­ta quel­l’u­va che per neces­sità di nomen­clatu­ra ampel­o­grafi­ca era indi­ca­ta come “Tocai Friu­lano”, riconoscen­do l’i­den­tità uni­ca di tale sinon­i­mo affinché diven­ti il nome di quel vit­ig­no autoctono del­la d.o. San Mar­ti­no del­la Battaglia che sem­pre mag­giore e rin­no­va­to inter­esse sta sus­ci­tan­do per la sua indis­cus­sa storic­ità, qual­ità e par­ti­co­lar­ità.

 

 

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