lunedì, Aprile 29, 2024
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Un esperimento faunistico a cura di Veneto Agricoltura. Liberati otto esemplari, un radiocollare permette di studiarli

La pernice bianca ritorna sulle vette del Monte Baldo

Otto pernici bianche, con relativo radiocollare, sono tornate ad abitare il Monte Baldo. Si tratta di un esperimento unico, almeno per l’Italia, di reintroduzione di specie ormai estinte in quell’area, avviata da Veneto Agricoltura, che gestisce le aree demaniali regionali del massiccio che domina il lago di Garda. La pernice bianca è una specie presente in gran parte dell’arco alpino alle quote più elevate, in ambienti rocciosi e prati discontinui (generalmente oltre i 2.000 metri). Adattata a vivere in ambienti rigidi, ha sviluppato notevoli capacità di adattamento grazie a piumaggi mimetici e variabili stagionalmente (bianca d’inverno e grigiastra d’estate) e alla capacità di nutrirsi di vegetali poveri. Nel Monte Baldo questo uccello era presente con continuità fino agli inizi degli anni Settanta per poi estinguersi per cause antropiche (caccia intensa e bracconaggio). La pernice bianca non è stata più in grado di ricolonizzare il Monte Baldo a causa dell’isolamento del massiccio dal resto dell’areale alpino della specie. Le rare segnalazioni avvenute negli anni successivi erano date da esemplari occasionali, non in grado di garantire il neoinsediamento di una popolazione selvatica. Il progetto di Veneto Agricoltura nasce nel 1999 ed ha come obiettivo la ricostituzione di una popolazione selvatica di pernice bianca all’interno della riserva naturale Lastoni-Selva Pezzi mediante la reintroduzione di capi provenienti da altre aree. La riserva rappresenta il nucleo dei piani più elevati e dei circhi glaciali del Monte Baldo ed è pertanto idonea ad un progetto del genere. Nel 2001 è stato sviluppato il piano operativo e si sono avviati gli allevamenti in cattività di questa specie seguiti dall’Alpenzoo di Innsbruk (Austria) che è partner del progetto. I capi vengono allevati in cattività seguendo fin da piccoli un’alimentazione simile a quella naturale. I giovani nati, di poco più di due mesi, sono stati trasportati dai luoghi di allevamento (distribuiti tra l’Austria e la Germania) ad una voliera di preambientamento posta a 2.000 metri direttamente nel Monte Baldo. Trascorsi 8-10 giorni, sono stati rilasciati dopo l’applicazione di un radiocollare che consentirà agli operatori di Veneto Agricoltura di seguirli nei loro spostamenti. I primi otto capi sono stati liberati nell’ottobre 2002, altri otto esemplari in questi giorni, mentre ulteriori lanci sono previsti anche per il 2004 e 2005. Si tratta di un progetto alquanto rischioso e le possibilità di insuccesso sono notevoli, visto il carattere altamente sperimentale dell’iniziativa e la naturale difficoltà che hanno gli animali selvatici ad adattarsi in un nuovo ambiente. Non esistono, al riguardo, altre iniziative al mondo che abbiano portato a buon termine un’operazione di capi allevati in cattività reintrodotti in natura. È sembrato ugualmente opportuno operare un tentativo prima di classificare questa specie come definitivamente estinta per il Veronese e il Monte Baldo.

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