sabato, Luglio 27, 2024
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La famiglia Oliboni mantiene il rifugio aperto per tutto l’anno a dispetto della mancanza di impianti di risalita. I gestori: «Lavorare così sta diventando un’impresa sempre più difficile»

Ma sul Baldo spuntano ancora i Fiori

«Se non fosse per il “Fiori del Baldo”, Costabella sarebbe veramente una landa desolata». Parole di Cipriano Castellani, sindaco di San Zeno di Montagna. È l’unico rifugio supravvissuto alla «morte» della seggiovia «e i gestori sono eroici a resistere: pochi sarebbero in grado di fare una scelta di vita come quella di abitare e lavorare in quota, 365 giorni all’anno, offrendo un servizio sempre eccezionale. Non posso che togliermi tanto di cappello». Sono quattro le persone che lavorano al rifugio «Fiori del Baldo». Stanno lassù tutti assieme, sempre. Per Adriano Oliboni, la moglie Anna Maria Montanari, il figlio Moreno Oliboni, sposato con Cinzia Gaspari, la montagna è una «passione innata – dicono – ma lavorare nelle condizioni attuali sta diventando un’ impresa sempre più ardua». «Da quando la seggiovia è stata chiusa ne restano solo i ferri squallidi, che danno una grande impressione di sporcizia», commenta Anna Maria Montanari. «Senza gli impianti di risalita è difficile tenere in piedi l’attività, ma abbiamo voluto resistere qui lo stesso perché questo è il nostro lavoro. Forse possiamo dare così il nostro contributo affinché chi ama la montagna possa goderla tutto l’anno, perché non c’è solo l’estate, ma ci sono anche i colori dell’autunno, la neve dell’inverno, i fiori della primavera». Ma che fatica portare avanti un ristorante, un bar, avere camere sempre pronte. «Non solo la seggiovia è chiusa, ma la strada per arrivare è oscena», dice Anna Maria. «Fino a Prada è asfaltata, poi comincia la parte sterrata e ci sono tali buche che quando saliamo per portare le provviste l’auto salta… quante gomme si distruggono! Eppure non abbiamo mai ricevuto un solo contributo per le spese enormi che affrontiamo. Se fossimo in Trentino, avremmo anche fondi per fare lavori e rinnovare, invece dobbiamo solo pensare a mantenere l’esistente e a ringraziare i turisti che sono “bravi” ad accontentarsi. E noi, nei casi critici, quando la neve è alta, dobbiamo anche caricarci la roba e l’acqua sulle spalle». Poi continua: «E pensare che una fonte ci sarebbe: gira attorno alle malghe e scende a Prada. Ma non possiamo estrarla a nostre spese, servirebbero contributi per poterlo fare». E la signora Anna Maria conclude: «Se i servizi fossero migliori lavoreremmo meglio noi e i turisti ne avrebbero benefici, camminare sarebbe meno faticoso e andare in bicicletta pure. Invece così la montagna è accessibile solo a pochi, a chi è giovane o ha gambe e fiato. Gli altri difficilmente possono goderla».

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