Il paese festeggiò solennemente quando Giovanni Battista Meneghini donò alla parrocchia il parco di famiglia; la villa era già stata regalata alla parrocchia da sua madre Giuseppina Cazzarolli. Quei 9.000 metri quadrati di verde avevano fatto da conchiglia alla voce della Divina. Quel 15 luglio del 1980 fu una serena giornata di musica, fiori, discorsi, di allegri bambini della scuola materna già impossessatisi dell’oasi che li avrebbe accolti. Ospiti della festa voluta da Meneghini furono la ballerina Carla Fracci con il marito regista Beppe Menegatti, la cantante Giulietta Simionato, il poeta e paroliere Luciano Beretta in veste di presentatore. Sul palco si esibì anche l’allora sconosciuto e giovanissimo soprano Cecilia Gasdia. L’Arena titolò: «Una via, un asilo e un auditorium porteranno il nome di Maria Callas». Erano le promesse fatte a Meneghini dai capi della comunità zeviana. Durante la festa il commendatore lanciò una sottoscrizione in favore del nido con annesso auditorium da intitolare alla donna che vent’anni prima l’aveva tradito per Onassis. Prima offerta la sua: 50 milioni di lire. Meneghini non mise condizioni per la donazione dell’area e la promessa di denaro. Alla folla di zeviani disse: «Se volete che io mi ricordi di voi, voi ricordatevi delle due donne della mia vita: mia madre Giuseppina e mia moglie Maria». Parrocchia e amministrazione civica lodarono la generosità del commendatore; fu annunciata l’intitolazione di due vie alle due donne care a Meneghini; il Comune s’impegnò ad acquistare il parco affinché la parrocchia disponesse dei fondi necessari a creare nido e auditorium. Ma tra il dire e il fare s’intromise il mare. A un quarto di secolo di distanza, Zevio ha una via intitolata a Giuseppina Meneghini. Il nome della più grande cantante lirica del mondo non sta scritto da nessuna parte. L’operazione si arenò perché sei mesi dopo l’anziano industriale morì d’infarto senza lasciare precise disposizioni su lascito e sottoscrizione. «Per avere la proprietà del parco si dovette entrare in trattativa con la governante di Meneghini, Emma Roverselli, che ereditò tutto alla morte del commendatore», ricorda Romano Spillari, all’epoca componente del consiglio d’amministrazione della scuola materna intitolata ai genitori di Meneghini. «Se attualmente il parco fa parte dei beni della parrocchia, lo si deve alla capace opera di mediazione dell’allora presidente della materna, Angelo Da Vià». Quanto al nido e all’auditorium, Spillari rivela che al riguardo fu realizzato un progetto incappato in difficoltà. «Le stesse incontrate qualche anno fa con Belle arti e Ulss — causa vincoli architettonici e parametri di luminosità carenti, ferma restando la facciata dell’immobile — quando la parrocchia era intenzionata a utilizzare parte di palazzo Meneghini per accrescere le potenzialità della vicina materna. Durante quella domenica di festa del 1980 si fecero più che altro discorsi», dice Spillari, «perché una nuova amministrazione comunale si sarebbe insediata ad agosto. Allora, in giugno, il sindaco uscente non aveva potere vincolante sui successori. Bisogna considerare, infine, che nessuno si accodò alla sottoscrizione lanciata da Meneghini». Qualche mese prima Battista aveva donato alla parrocchia anche un prezioso dipinto attribuito al Veronese, tutt’ora appeso sopra l’altare della cappella dell’ex villa Meneghini. La famiglia del commendatore acquistò il palazzo attiguo alla chiesa e alla centralissima piazza Santa Toscana nel 1905. A mamma Giuseppina e papà Angelo serviva una grande casa per accogliere i loro 11 figli, e scelsero quella che era stata dei conti Perez, famiglia nobiliare da cui nell’Ottocento uscirono per decenni gli amministratori del Comune. Il 12 settembre 1962 la vedova Giuseppina Cazzarolli Meneghini morì lasciando alla parrocchia villa e terreno antistante, dove sorse la nuova scuola materna intitolata ai genitori del commendatore, inaugurata nel 1965. Prima i bambini frequentavano l’asilo negli spazi decisamente più austeri del castello. In seguito alla scomparsa della madre, Battista entrò nel pieno possesso dell’annesso parco, non incluso nella precedente donazione, e per qualche tempo fu combattuto tra il desiderio di completare l’opera benefica della genitrice e il timore che i suoi vecchi compaesani non avessero sufficente impegno e amore nel custodire il parco. Convincerlo a sottoscrivere la donazione non fu facile, «anche perché Meneghini non era in buoni rapporti né con la parrocchia, né con l’amministrazione comunale», rivela Spillari. Alla fine l’industriale cedette alle insistenze e, soprattutto, all’arte mediatoria del benemerito presidente della materna Angelo Da Vià, divenuto amico e garante del commendatore. A distanza di tempo, Zevio ora vuole ridare lustro alla memoria della coppia Meneghini-Callas, all’epoca frequentemente in paese per far vista alla signora Giuseppina e per recuperare energie tra una tournée e l’altra. Recentemente l’amministrazione municipale ha annunciato che dedicherà alla Divina il cinema-teatro che sarà ricavato ristrutturando l’ex municipio a ridosso di villa Meneghini. Grazie all’associazione Agbd di Verona, dallo scorso anno il lungo calendario di spettacoli estivi ha introdotto la novità opera lirica, iniziativa che sarà confermata anche quest’anno. Un gruppo di amanti del belcanto coordinato dalla contessa Vanna Serenelli ha infine fatto sapere che intende omaggiare la Callas e Meneghini con la posa di due medaglioni in pietra recanti le loro effigi, e bandendo un concorso periodico per voci nuove della lirica. Come aveva auspicato il commendatore in quell’afosa domenica del 1980 per ricordare la sua Maria.
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Meneghini regalò il giardino all’asilo parrocchiale, poi l’auditorium promesso fu dimenticato. Ma la donazione del marito non fu completata dopo la sua morte