giovedì, Maggio 2, 2024
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È iniziato il convegno sulla Repubblica sociale italiana e le ultime ore del Duce sul lago di Como. Nuovi sprazzi di verità sulla fine, fra atti giudiziari e inchieste giornalistiche

Mussolini, luce sul mistero

«Da Salò a Dongo, il dramma e l’enigma». Il convegno, iniziato ieri pomeriggio nel salone della Domus, a fianco del Duomo di Salò, annoda i fili tra due località entrate nella storia: una sul Garda, con la Repubblica sociale italiana di Benito Mussolini; l’altra sul lago di Como, dove il Duce ha trascorso le sue ultime ore. Fabio Andriola, giornalista e autore televisivo ha spiegato come gli ultimi giorni della Rsi abbiano avuto un trattamento strabico e, a volte, un po’ snob. Al centro dell’attenzione soprattutto gli avvenimenti riguardanti la morte di Mussolini («che non voleva andare in Svizzera, ciononostante si è continuato a parlare di tale possibilità»), i fatti di Dongo, la sparizione di importanti somme e di documenti, la brutale fine di numerosi personaggi di primo piano. «Purtroppo molti documenti sono andati distrutti, o mai prodotti – ricorda Andriola -. Inoltre talune decisioni non venivano formalizzate. Il resoconto di ciò che accade nell’Arcivescovado di Milano, ad esempio, è dovuto ad alcune testimonianze orali». Il giornalista ha affermato che a distanza di 60 anni manca ancora una versione ufficiale, anche se importanti tasselli di verità sono emersi grazie a procedimenti giudiziari (uno, nel ’54, ha visto protagonista Giovannino Guareschi; un altro, nel ’57, è finito nel nulla), a inchieste accurate, a qualche rara scoperta di documenti e alle memorie, spesso intempestive. Aldo G. Ricci, sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato (tra i suoi ultimi lavori: «La Repubblica» per Il Mulino e i dieci volumi sui verbali del Consiglio dei ministri dal ’43 al ’48, nella collana del Ministero dei beni culturali), ha sostenuto che gli uomini della Rsi hanno operato come Giano bifronte: impotenti o quasi sul piano politico-militare, poichè in ostaggio ai tedeschi; attivi ed efficienti a livello amministrativo. Dopo avere portato avanti la riforma sulla statalizzazione delle imprese dei settori vitali, e la socializzazione di quelle con un capitale di almeno un milione o con più di cento dipendenti, colpisce (in particolare) la seduta del 16 aprile ’45, in cui si discute non solo del trasferimento a Milano dei familiari dei ministri, ma si prendono anche altre decisioni: lo scioglimento delle comunità israelitiche e la confisca dei loro beni, il proscioglimento del giuramento di fedeltà al re, le norme disciplinari per gli ufficiali, ecc. Oreste Foppiani, dottorando di ricerca presso l’Iuhei di Ginevra, assistente nell’Ateneo di Pavia, sta scrivendo una tesi sulle percezioni anglo-americane della Rsi, durante l’occupazione alleata. Foppiani sta spulciando gli archivi di Londra e negli Stati Uniti, sfogliando le raccolte dei giornali, ecc. Si è soffermato, ad esempio, sulle difficoltà trovate (la frase di Dwight Eisenhower, presidente americano, che parlava di «sporco affare», compare in un libro e viene tagliata in un altro), sulle discrepanze nei rapporti, sugli scontri continui. «La parte militare è la più difficoltosa – aggiunge -. Non è facile avere i documenti. Nei prossimi mesi, però, si procederà all’apertura di molti faldoni. Sono convinto verranno fuori anche i nomi di quanti, nel ’43, hanno cambiato campo. Dalle carte private di Winston Churchill, lo statista britannico, sembra che gli inglesi fossero favorevoli a un processo a Mussolini: una piccola Norimberga italiana. Ma non ci fu comunicazione con gli americani». E i tedeschi indicarono ai partigiani il camion su cui, nella zona di Dongo, si trovava il Duce. Il convegno si concluderà oggi. Dalle 10 a mezzogiorno le relazioni di Gianni S. Rossi («I rapporti italo-tedeschi nei diari di Serafino Mazzolini»), Guglielmo Salotti («La crisi finale dei rapporti con la Germania»), Marino Viganò («Il partito fascista e le ipotesi per la resa») e Aldo A Mola («Le varie anime della Resistenza»). Dalle 15.30 in poi interverranno Gloria Gabrielli («I ponti all’ultimo momento»), Luigi Ganapini («La forza della sconfitta»), Giuseppe Parlato («La fine, pensando al dopo») e Roberto Chiarini («La contesa della memoria»). Il 17 e 18 giugno il convegno si svolgerà a Dongo.

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