domenica, Marzo 23, 2025
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I Prg comunali non dovranno più essere approvati in Regione

Piano territoriale in marcia

Iter finito. E’ stato un percorso lungo, al limite addirittura decennale se nella lunghezza si fa rientare anche la gestazione sotto le amministrazioni di Costanzo Valli e poi di Cesare Lepidi, durante le quali già si parlava di Piano territoriale di coordinamento. In un certo senso il 21 aprile scorso era stato il vero traguardo: l’approvazione del Piano da parte del Consiglio provinciale: passò con 22 a favore e 5 contrari. Ma il vero capolinea è questo: la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia (Burl). E’ questa infatti che sblocca l’operatività. Con la pubblicazione il piano è in vigore per tutti i comuni, i cui Piani regolatori generali d’ora in avanti non dovranno più passare dalla Regione per essere approvati; lo sono di per sè, a meno di non essere in disaccordo con le linee del Piano territoriale. Di fatto un Prg comunale d’ora in poi è buono se non cozza con il Ptcp. «E’ una responsabilizzazione delle amministrazioni locali – ha commentato l’assessore Aristide Peli che ieri ha reso nota l’avvenuta publicazione sul Burl – che ora non hanno più la copertura della Regione, sicchè debbono accompagnare i Prg con studi puntuali del territorio». Peli dice che «da leghista non posso che essere felice di questo passo che va nel senso della devoluzione»; in quanto ciò che era prima in capo ad un ente più grande, la Regione, ora in un processo si sussidiarietà passa ad un ente più periferico, il comune. Il Piano territoriale di coordinamento, ricordiamolo, delinea la griglia dello sviluppo del territorio e le sue vocazioni generali. Da esso dipendono le infrastrutture e le principali linee di comunicazione e come queste vengono localizzate sul territorio; inoltre le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica e idraulica, forestale e in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque. Se è vero che il Piano territoriale rappresenta un vincolo di riferimento generale per i singoli Prg comunali, come si è detto, a sua volta pone alcuni vincoli specifici. Ad esempio, in materia ambientale: «In sintonia con il principio di consumare il meno possibile il territorio – dice Peli – il documento di programmazione provinciale pone l’obiettivo di una riduzione del 20 per cento del costruito nei prossimi 10 anni». Per capire: fatto 100 quel che si è realizzato negli ultimi 10 anni, nei prossimi si potrà relizzare 80. Questo limite è espresso in metri quadrati e non vale per i comuni montani al di sotto dei 3mila abitanti. Come detto, è cancellato il passaggio dalla Regione (dove ora sono giacenti e in attesa di approvazione alcuni Prg dei comuni bresciani), ma non per questo i piani comunali non sono soggetti ad alcuna verifica. Un ok la Provincia lo dà, ma tecnicamente – ha spiegato Peli – non si tratta di un’approvazione, ma di un giudizio di conformità. Il Broletto, in sostanza, dice: sì il Prg rispetta le linee urbanistiche del Piano di coordinamento, oppure no non le rispetta. (Per inciso, fa notare l’assessore, un rigetto dovrebbe rappresentare casi limite, in quanto alla redazione dei Prg i singoli uffici comunali arrivaranno con il concorso degli uffici della Provincia). Cosa avviene, se è no? La Provincia che ha 90 giorni per dare una risposta (se passa il termine vale il silenzio-assenso) rimannda in dietro il Prg con le indicazioni del caso sulle quali i comuni faranno le correzioni allineando Prg e Ptcp. Ciò non toglie, però, l’autonomia dei Consigli comunali di approvare norme che non s’accordano con le indicazioni del Piano generale. A quel punto al Broletto non resta che fare intervenire la Regione che darà mandato ad un commissario di fare i cambiamenti. Va detto che il Prg che arriva agli uffici provinciali è quello adottato (non già approvato) quindi al netto delle osservazioni dei cittadini, le quali possono anche cambiare il testo in modo tale che il Broletto non avrebbe dato la conformità. Per questo la Provincia chiede anche di vedere il testo definitivo, post osservazioni e post approvazione, e su questo darà l’ultimo placet. E i Prg che sono già in vigore? «C’è tempo due anni – spiaga Peli – per mettere a punto i ritocchi necessari a conformarsi». Tocca ora alla Provincia la predisposizione di altri progetti strategici che discendono dal Ptcp: il piano d’area per l’aeroporto di Montichiari, il progetto di sviluppo sostenibile delle colline moreniche del Garda bresciano, il piano d’area del basso Sebino e Franciacorta, il sistema informativo e il Mosaico degli strumenti urbanistici comunali, il piano di assetto idrogeologico e la rete idrogeologica provinciale.

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