mercoledì, Dicembre 6, 2023
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Prada, paradiso senza le piste

Sul l’ec­cezionale inneva­men­to ha provo­ca­to valanghe e scon­siglia escur­sioni fuori pista. Ma c’è un modo per fare un’es­pe­rien­za entu­si­as­mante sul­la neve, sicu­ra e alla por­ta­ta di tut­ti: pren­dere la bidon­via (impianto di risali­ta con due posti in pie­di) e seg­giovia di Pra­da. La con­ces­sion­ar­ia degli impianti sul monte Bal­do ha ria­per­to ven­erdì 26, San­to Ste­fano, lo stori­co impianto di risali­ta. Fino all’, mart­edì 6 gen­naio, tor­nano in attiv­ità le due trat­te che sal­go­no dai 1000 metri di quo­ta, al con­fine alpestre dei Comu­ni di San Zeno di Mon­tagna e Bren­zone, la pri­ma fino ai 1550 del­la stazione inter­me­dia, al rifu­gio Mon­di­ni (bidon­via) e la seg­giovia, che arri­va ai 1815 m del­la cres­ta di Costa­bel­la, accan­to al rifu­gio Fiori del Bal­do, una sali­ta di 300 metri e 95 di dis­liv­el­lo dal rifu­gio Chierego (1910 m).Per una scelta pre­cisa non si riaprono le piste da disce­sa. La pro­pos­ta, eco­log­i­ca, è per tut­to il resto che si può fare sul­la neve. In queste gior­nate bisogn­erà stare molto atten­ti ed evitare di avven­tu­rar­si fuori dalle zone indi­cate (fare sem­pre rifer­i­men­to ai gestori dei rifu­gi). Sono da evitare, per il forte peri­co­lo di valanghe, i ver­san­ti nord e le cor­ni­ci sulle creste. Ma, sta­bi­liz­zatosi l’ec­cezionale man­to nevoso, sono prat­i­ca­bili sci di fon­do, sci di fon­do escur­sion­is­ti­co, tele­mark, snow board. Si pos­sono fare gite con le cias­pole e scivolare in slit­ti­no, ma pure sostare nei rifu­gi, o sui loro ter­razzi, goder­si il sole, far gio­care i bam­bi­ni, leg­gere un libro davan­ti allo splen­di­do panora­ma sia sul , che delle coro­ne delle Alpi di nor­dovest, oppure, sul ver­sante atesino, a est, con l’in­tera Lessinia, le Dolomi­ti e la pia­nu­ra veneta.Non capi­ta a tut­ti di pot­er fre­quentare la neve più vic­i­na alla pia­nu­ra Padana e all’au­tostra­da del Bren­nero, alla quo­ta più alta del Bal­do veronese e trenti­no, con due rifu­gi aper­ti e fun­zio­nan­ti, anche per il ris­toro e il per­not­ta­men­to, un ter­zo inter­me­dio che è un grande ris­torante (eco­nom­i­co) a tut­ti gli effet­ti, e con panora­mi a 300 gra­di su 360, anel­li di fon­do trac­ciati dal­lo sci club San Zeno fra le faggete magiche di mal­ga Orti­gara su per­cor­si sicuri e panoram­i­ci, silen­zi e tran­quil­lità garantiti.Esattamente l’op­pos­to del car­a­vanser­raglio dei cen­tri inver­nali di disce­sa. Altra risor­sa, la deci­na di ris­toran­ti-trat­to­rie di Pra­da, da sem­pre famosa per la cuci­na tipi­ca locale (un po’ ibri­da­ta con quel­la trentina).Per tan­ti motivi Pra­da ha scel­to l’e­colo­gia: ognuno può respon­s­abil­mente scegliere la prat­i­ca sul­la neve che predilige, può pure starsene qui­eto a riposare nel­la luce e nel sole, accu­d­en­do i bam­bi­ni feli­ci, sui piaz­za­li spalati dai due gat­ti delle nevi degli impianti e rifini­ti, con tan­to «ònto de gòm­bio», dal per­son­ale, dai rifugisti, anche dai diri­gen­ti del­la telecabina.Per Verona e le province vicine è forse l’al­ter­na­ti­va che si aspet­ta­va, per i gestori invece è un azzar­do a con­clu­sione di un’an­na­ta infe­lice (nei quat­tro mesi di aper­tu­ra esti­va, per tre ha piovu­to, ma agos­to da solo ha reg­is­tra­to 36mila tran­si­ti; lo scor­so anno l’aper­tu­ra inver­nale, con un tem­po costan­te­mente orren­do, ha causato una disc­re­ta perdi­ta). La soci­età con­sor­tile con­ces­sion­ar­ia degli impianti è la Monte Bal­do Gar­da, ora pre­siedu­ta da Ennio Peretti, 65 anni, abi­tante a San Zeno di Mon­tagna. Peretti negli anni Ottan­ta-Novan­ta era il colto, uman­is­si­mo e tenace seg­re­tario del­la Cgil veronese. «Quest’area incon­t­a­m­i­na­ta», dice Peretti, «rap­p­re­sen­ta già in sè una grande attrazione, pol­mone ambi­en­tale eccezionale e uni­co qual è, ver­sa­tile nel­l’u­so intel­li­gente dei res­i­den­ti, e degli ospi­ti, con uno dei più gran­di panora­mi d’I­talia: da Venezia al Mon­vi­so, dagli Appen­ni­ni alle Dolomi­ti di Brenta, e Carè Alto, Adamel­lo e Pre­sanel­la. Il Bal­do», spie­ga anco­ra Peretti, «richiederebbe una regia di svilup­po, con inizia­tive coer­en­ti al rispet­to di un ambi­ente così pre­gia­to e del­i­ca­to, con una con­cen­trazione pub­bli­ca e pri­va­ta degli incen­tivi su strut­ture di servizio, col­le­gan­do final­mente il suo vas­to areale a quel­lo ridot­tis­si­mo ma affer­ma­to del­la riv­iera garde­sana, indub­bi­a­mente com­pres­so dal tur­is­mo ma, fino­ra, lim­i­ta­to alla bat­ti­gia e non sul ter­ri­to­rio». Per­ché aprite ora gli impianti? «Per spir­i­to di servizio, di con­ti­nu­ità, per l’in­dot­to, per­ché con 13 euro anda­ta e ritorno o solo 7 fino al Mon­di­ni (ma ci sono scon­ti per famiglie e comi­tive), diamo la pos­si­bil­ità di gior­nate indi­men­ti­ca­bili all’aria aper­ta. E anche per puro volon­tari­a­to, pur sen­za l’or­ga­niz­zazione che neces­siterebbe. È sta­ta un’idea molto med­i­ta­ta, dopo le dimis­sioni di Mar­co Bis­ag­no nel set­tem­bre scor­so, con l’at­tuale pres­i­dente del­la Pra­da Costa­bel­la srl, la soci­età pro­pri­etaria, Cipri­ano Castel­lani, già pres­i­dente del­la Comu­nità mon­tana, e altri. Offri­amo la pecu­lia­ri­età di non avere piste affol­late, fra­cas­so, sbra­ca­men­to. Ques­ta anti­ca strut­tura, che l’an­no prossi­mo dovrà essere rin­no­va­ta, ha ora come denom­i­na­tore la tran­quil­lità, la prossim­ità, la bellez­za, e pure la nos­tal­gia. La mon­tagna come val­ore pri­mario disponi­bile per la mega­lopoli padana e per il tur­is­mo lacus­tre. Ecco allo­ra la sem­plic­ità delle risorse che las­ciano alla scelta di cias­cun sporti­vo la prat­i­ca preferi­ta, tor­nan­do all’o­rig­ine degli sport inver­nali». La pro­pri­età del­la tele­cab­i­na è dei soli Comu­ni di San Zeno e Bren­zone, «men­tre», aggiunge Peretti, «meriterebbe il coagualar­si di energie isti­tuzion­ali e politiche». Vi aspet­tate molti vis­i­ta­tori? «Dipen­derà da molti fat­tori. A tut­ti vor­rei dare appun­ta­men­to per la bel­la sta­gione quan­do, dopo la neve, ci sarà il Bal­do fior­i­to, notis­si­mo nel mon­do per la ric­chez­za botan­i­ca, l’Hor­tus Europae, e non è una mia definizione ma del suo pri­mo stu­dioso, il Francesco Cal­zo­lari del­la far­ma­cia alla Gab­bia d’Oro di Verona, del quale, nel 2009 ricor­reran­no i 400 anni dal­la morte».

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