domenica, Maggio 5, 2024
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Cipani ribadisce l’opinione contraria alla sistemazione di Gavardo e a favore di una nuova struttura Ospedale: il sindaco si adegua Ma sul vecchio avverte: «Il futuro dell’area lo decidiamo noi»

Sanità gardesana

Il sindaco di Salò Giampiero Cipani non condivide la scelta della Regione Lombardia di puntare sull’ampliamento dell’ospedale di Gavardo, cancellando definitivamente l’ipotesi di costruirne uno nuovo per acuti, capace di servire l’Alto Garda e la Valle Sabbia. Non è d’accordo, ripete, ma si adegua. «Sono stufo di fare le battaglie contro i mulini a vento – afferma Cipani nella conferenza stampa convocata per chiarire la posizione degli amministratori comunali salodiani dopo le dichiarazioni dell’assessore regionale Alessandro Cè e del direttore generale dell’azienda di Desenzano Mauro Borelli -. Mi sono scontrato con tutti, puntando su un nuovo ospedale, da 150-160 posti letto: a Roè Volciano, a Limone di Gavardo, proprio all’uscita della 45 bis, a Villa di Salò o altrove. Non abbiamo mai avuto preclusioni sul luogo. L’importante è che avesse un dipartimento di emergenza-urgenza, la terapia intensiva e la rianimazione. Ma se nessuno lo vuole, che facciano pure». «Siamo inoltre particolarmente contenti – aggiunge il sindaco – della notizia riguardante l’aumento degli euro disponibili, passati da 29 milioni e 31 e mezzo, per portare a compimento un progetto strategico. Avevamo dunque visto giusto, sostenendo che i soldi c’erano. Quattrini faticosamente ottenuti grazie all’impegno del sottoscritto e di Bruno Faustini, presidente della Comunità montana parco Alto Garda, nonchè capogruppo di maggioranza in consiglio comunale a Salò. La commissione di esperti, guidata da Giuliano Cozzaglio, ex responsabile sanitario della Poliambulanza, poi alla clinica S.Anna-Città di Brescia, ha sostenuto la necessità di realizzare una nuova struttura, che verrebbe a costare 200-250 mila euro a posto letto (venerdì Borelli aveva parlato di un importo di 500 mila, ndr). Un intervento fattibile con i 29 milioni di euro stanziati a suo tempo e col ricavato dalla vendita degli immobili. Prendiamo atto che la Regione ha deciso diversamente, orientandosi verso l’ampliamento di Gavardo. La riteniamo una scelta sbagliata, anche se la rispettiamo». Il secondo nodo riguarda la riabilitazione. Si sta ventilando l’ipotesi di realizzarla a Barbarano, probabilmente nell’area di proprietà della Fondazione Bravi. Il nosocomio di Salò ha perso i 140 posti che aveva, progressivamente spogliato di Ostetricia-ginecologia, oculistica, otorino, chirurgia, ortopedia, pronto soccorso, medicina, fisiatria e recupero motorio. Ora, rimasto con gli ambulatori dei medici specialisti, la radiologia, il punto prelievi e l’Avis, è considerato troppo fatiscente, «e solo per sistemare le fondamenta –ha detto Borelli – occorrerebbero cinque milioni di euro». Senza dimenticare che, essendo in riva al lago, fa gola a molte immobiliari. «Il nostro ospedale, smantellato giorno per giorno, è arrivato alla fine – continua Cipani -. L’ultimo colpo lo ha subito dopo il terremoto, col trasferimento a Gavardo di psichiatria e dialisi. Adesso si parla di una cittadella della salute a Barbarano. Ci spiegheranno se pubblica, privata o a capitale misto. In ogni caso dovrà dare risposte alle necessità della popolazione, e avere, quantomeno, la pista per gli elicotteri, i laboratori, la dialisi. Per quanto riguarda i soldi che si potranno ricavare dalla vendita del nosocomio di Salò, una cifra da noi stimata in circa 20 milioni di euro, andranno assolutamente reinvestiti sul territorio». «Mi sarebbe piaciuta una sinergia col S. Corona di Fasano, chiuso la notte del terremoto, di proprietà del Civile di Brescia. Ho sollecitato un incontro con i direttori generali dell’Asl, dell’azienda di Desenzano e della città, per conoscere le loro intenzioni. Non ho ricevuto risposta. Le scelte non competono a me, per cui resto a guardare». Ma Cipani tiene in serbo l’ultima stoccata. «Sia chiaro che le decisioni urbanistiche relative alla destinazione degli immobili competono a noi amministratori comunali – ribadisce -. E a Salò non abbiamo alcuna intenzione di trasformare in residenziale la volumetria dell’attuale vecchio ospedale, senza la garanzia che i quattrini ricavabili dalla vendita restino in loco».

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