martedì, Novembre 18, 2025
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A Porta San Zeno fino al 1804 c’erano meccanismo e campana poi trasportati in parrocchia, dove tuttora segnano le ore. Tagliati gli alberi morti che nascondevano l’edificio, ora partiranno i restauri

Si rivede la torre dell’orologio

Dopo il taglio delle piante, ormai morte, nell’area antistante le mura scaligere, fra la Porta San Zeno e la Porta del Lion, dove un tempo sostavano le truppe in transito, conosciuta come Campi di San Daniele, ora è chiaramente visibile la antica torre dell’orologio. La posizione migliore per ammirarla è dalla statale Gardesana, guardando verso le mura scaligere in direzione della Porta San Zeno e verso sinistra, in direzione del rondò. La torre dell’orologio, l’unica con tetto e finestre, quasi intatta, porta ancora ben visibili i segni del quadrante ancorché ormai sbiaditi dal tempo. L’orologio fu smontato dalla torre nel 1804, quando meccanismo e campana furono trasportati sul campanile della chiesa parrocchiale, dove tutt’ora battono le ore. L’ultimo campanaro comunale alla torre fu tale Antonio Battistoni, che era anche bidello municipale. Nel Medio Evo il giorno era diviso a suono di campana, secondo le ore cosidette canoniche. Decaduta la Pieve, il suono delle ore continuò per conto del Comune, regolando anche le occupazioni civili del popolo. «Inventati gli orologi meccanici», scrive don Giovanni Agostini nel suo libro sul paese, «anche Lazise volle averne uno a comodo non solo degli abitanti, ma anche dei molti forestieri di passaggio; quantunque si continuasse a suonare le antiche ore, alle quali erano state attaccate, per la pietà del popolo, alcune particolari devozioni: l’Angelus, la Passione del Signore e il De Profundis per i morti». Il 5 agosto 1512 il Consiglio comunale delibera di devolvere per la fabbrica dell’orologio le multe che venivano applicate ai ladruncoli di uva. Le multe saranno state applicate, ma per allora l’orologio non fu acquistato. Il primo aprile 1625 si espone in Consiglio che «sarebbe bene onorevolezza, anzi cosa magnifica alla terra alciar la torre della porta (San Zeno) per poter collocarvi la campana e un orologio». La proposta piacque e venne deliberato di chiamare al servizio l’ingegnere Mistro Zorzo de Maderno. Il 15 marzo 1626 si da ordine di far «venir li murari de Bussolengo per far la fabrica della torre delle hore, cioè per farla alciar, per alciar anco la campana sino ai merli aciò che la campana et le hore sonando si possi benissimo sentir». La torre dell’orologio divenne per Lazise un vero e proprio riferimento per lo scorrere della vita giornaliera. Ma la campana della torre soleva anche suonare quando la comunità «radunava i proprj consigli» come scrive Francesco Fontana nel suo libro di studi storico-scientifici su Lazise. Adesso che l’amministrazione ha intrapreso l’iniziativa di restaurare le mura scaligere e le tre porte, anche la torre dell’orologio sarà interessata all’intervento. Proprio perché è un riferimento storico-affettivo importante per Lazise e i suoi originari, l’intervento di recupero dovrà essere preciso, accurato, rispettoso del documento storico, in stretta sintonia con le decisioni della Soprintendenza, la quale ha estremamente a cuore il consolidamento totale dell’intero complesso murario scaligero di Lazise. «Il primo intervento di consolidamento», spiega l’assessore comunale al Patrimonio Fabio Marinoni, «avverrà sulle tre porte: San Zeno, Cansignorio e del Lion. La spesa è già stata posta a preventivo del bilancio comunale. Per il resto del lavoro», continua Marinoni, «dovremo avere il sostegno della Regione Veneto e dell’Unione europea; sia i finanziamenti che, quindi, i lavori dovranno essere programmati nell’arco di più anni».

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