«Co cinghi ariò»: l’espressione in lingua ugandese significa «con le due mani» ed indica il modo con cui i bambini si porgono di fronte a chi offre loro qualcosa. Un dono, che si tratti di una medicina, un quaderno o un giocattolo, non può essere accolto con una sola mano: è quello che insegnano anzi, pretendono, le mamme ugandesi dai loro figli, che in quella difficile terra sono ancora troppo spesso sofferenti, malati, malnutriti ma educati e mai lamentosi. Una lezione di vita per chi incontra occasionalmente queste realtà; un’esperienza che è parte integrante dell’esistenza per chi, invece, intende la vita anche come dono da condividere con e per gli altri.Come ha fatto Mario Marsiaj: a lungo direttore del centro per le Malattie tropicali di Negrar, da 39 anni segue le sorti del St. Luke’s hospital di Angal, fondato dai missionari comboniani nel nord ovest dell’Uganda. Una struttura rurale, in un angolo di savana caratterizzato dalla povertà e dalla elevata densità abitativa: offre 280 posti letto, sempre occupati e con malati che dormono anche sulle stuoie; migliaia di ricoveri, visite ambulatoriali e vaccinazioni. Vi lavorano tre medici e oltre cento infermieri, tutti ugandesi, supportati dai sanitari e dalle risorse reperite dall’associazione onlus Amici di Angal (045.751.3296 – email: info@amicidiangal.org ) fondata quattro anni fa dallo stesso Marsiaj.Martedì il medico partirà per il suo ventisettesimo viaggio in Uganda e, come sempre, porterà ad Angal i contributi raccolti e che, nel 2005, sono serviti a coprire ben il 34 per cento dei 400mila euro del bilancio annuale del St.Luke’s Hospital.«L’associazione è nata per questo; d’altra parte», spiega Marsiaj, «è impossibile pensare che ci sia autonomia laddove non esistono praticamente risorse. Per questo l’attività di Amici di Angal è fondamentale e lo sarà ancora per molto, sia per l’ospedale che per i progetti che abbiamo iniziato». Marsiaj fa riferimento a tre progetti in particolare; il primo è «Assistenza orfani di Aids»: con 180 euro l’anno si contribuisce al mantenimento della famiglia che accoglie uno o più orfani; il progetto è seguito da Mario Marsiaj e dalla moglie Claudia, da padre Mario Zecca, superiore della missione, e da due catechisti locali. Al 31 maggio 2005 gli orfani assistiti erano 196. Vi è poi «Operazione proteine», che costa 7.400 euro l’anno: viene attuato nel centro nutrizionale creato nel 1968 da Claudia Marsiaj all’interno dell’ospedale, fornisce tre pasti al giorno ad alto contenuto proteico; nell’attività sono coinvolte le mamme dei bambini malnutriti, che vengono istruite sull’utilizzo dei cibi.Infine é stato creato il «Samaritan Fund», un fondo che garantisce di ricoverare al St Luke’s Hospital le persone che non possono pagare nemmeno la modesta retta richiesta dalla struttura, con il rifornimento gratuito dei farmaci salvavita. «In questi anni», continua Marsiaj, «sono state le risorse reperite dall’associazione Amici di Angal a permetterci di dotare l’ospedale dell’impianto fognario, di elettrificazione a pannelli solari, di un padiglione di isolamento per malattie gravi e contagiose, di ampliare il reparto pediatria, sempre sovraffollato. Man mano che i fondi lo consentono, provvediamo ad aggiornare le tecnologie dell’ospedale e a formare il personale sull’utilizzo delle strumentazioni».L’Onlus Amici di Angal è iscritta nelle liste dell’Agenzia delle entrate per poter beneficiare della donazione del 5 per mille dell’Irpef. «Abbiamo un vademecum per spiegare come si può dare il contributo attraverso questa formula; è tutto sul nostro sito all’indirizzo internet: www.amicidiangal.org/5-per-mille/. Basta inserire nell’apposito riquadro il codice fiscale di Amici di Angal – 93143850233 – e firmare. È un modo concreto di portare avanti un sogno di fratellanza».Giuditta Bolognesi
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Il Comune ha donato 5.000 euro all’associazione che sostiene la struttura ugandese. Fondato dai comboniani funziona grazie a Marsiaj