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Una divulgatrice della cultura italiana: Marthe Yvonne Lenoir

Il secolo scorso, nell’intervallo fra le due guerre, la frequentazione del Garda subisce un cambiamento. Sparita la nobiltà mitteleuropea, travolta dalla caduta del Doppia Monarchia, si verifica una stasi di quello che andava delineandosi come il movimento turistico ante litteram sul Garda. Spariti i nobili, le principesse, gli scrittori, i pittori mitteleuropei che avevano costituito un’avanguardia di turisti di altissima qualità che soggiornava al Sommolago. Si spegneva una giornata che non tornerà più.

Qualche ripresa dell’interesse per il lago si ha da parte di letterati francesi trascinati sul Benaco dall‘ammirazione per Gabriele d’Annunzio, allora soggiornante-recluso a Gardone.

Un poeta e scrittore trentino-veronese, Lionello Fiumi, che soggiornò anche a Parigi facendosi strada nel milieu culturale della capitale francese, oltre ad essere un vero press-agent del lago nel mondo francese delle lettere, volle chiedere agli autori suoi amici che erano stati sul Garda i commenti su queste visite, che pubblicò in tre articolesse sulla rivista “il Garda” tra il 1927 e il 1928. Va notato che tutta questa legione di scrittori è affascinata da d’Annunzio e molti sono quelli che si recano in “pellegrinaggio laico” alla dimora del loro vate al Vittoriale Tra questi “scopritori del Garda” una letterata: Marthe Yvonne Lenoir. Fiumi ne enumera le benemerenze dell’Italia nei suoi lavori. Oltre ad essere traduttrice “fedele e vivace” dei romanzi di Ada Negri, di A. Borgese, di Milly Dandolo, ella aveva illustrato al pubblico francese i classici della pittura italiana: dal Carpaccio al Bellini, dal Ghiberti al Del Sarto e descritto le nostre città nel suo romanzo “De la Dogaresse du Lys Rouge e fu a suo tempo una vera divulgatrice delle lettere italiane nel mondo francofono che, si noti, al tempo era quello che teneva banco nell’ambiente delle lettere.

Poco si conosce della sua biografia, non altrettanto nella sua opera che fu vasta: dalle traduzioni di autori italiani, di cui si è detto, a numerosi lavori di teatro, romanzi e novelle; “Chants d’ Apulie”, traduzione dei “Canti di Puglia” con prefazione di Manara Valgimigli ed un volume di storia politica che potrebbe presentare interessi anche oggi: “L’ Italie contre l’Europe”, tradotto dall’italiano nel 1927.

Una vasta produzione che si estende fino ad oltre la metà del secolo scorso.

Ad un’appassionata dell’Italia non poteva mancare la conoscenza de visu dei luoghi che descriveva nelle sue opere: è in visita ai laghi prealpini verso la metà degli anni’20. Il suo commento al Garda per Fiumi: Lago di Garda, il più ameno dei tre grandi specchi annidati nel girone dell’Alpe italiana, il più indimenticabile blu, più che azzurro, meglio che acciaio, misto inaudito di indaco e di sole, io respiro ancora pensando a te, l’aria vivificante che danza ai piedi dei monti che ti cinturano di violette e di rose.

Delicato ricordo lirico delle sponde del Benaco.

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