mercoledì, Giugno 7, 2023
HomeRubricheA cura di Gualtiero CominiUna storia salodiana illustrata dagli alunni della Olivelli

Una storia salodiana illustrata dagli alunni della Olivelli

Durante la pan­demia che ha costret­to gli alun­ni delle scuole ital­iane, e quin­di anchve di quelle salo­di­ane, a rimanere a casa la didat­ti­ca in pre­sen­za a scuo­la è sta­ta sos­ti­tui­ta dal­la didat­ti­ca a dis­tan­za. Ques­ta nuo­va modal­ità di fare lezione non ha dis­ar­ma­to i docen­ti che si sono impeg­nati, met­ten­do in atto la loro fan­ta­sia e uti­liz­zan­do al meglio i mod­erni stru­men­ti del­la comu­ni­cazione sociale, per con­tin­uare a tenere impeg­nati i loro stu­den­ti come fos­sero pre­sen­ti nel­la loro aula.

Sono giun­to a conoscen­za di un bril­lante lavoro frut­to di questo modo di pro­cedere che ha vis­to impeg­na­ta la maes­tra Car­la Rimol­di del­la scuo­la pri­maria Oliv­el­li del­la mia cit­tà che ha coin­volto i suoi alun­ni delle clas­si sec­onde delle sezioni A e C. Esso ha por­ta­to alla real­iz­zazione di un inter­es­sante video su una sto­ria salo­di­ana. Il risul­ta­to di questo impeg­no mi ha entu­si­as­ma­to e desidero farne parte ai let­tori di GN. A col­oro che vor­ran­no vision­are il fil­ma­to for­nisco il rel­a­ti­vo link: https://www.facebook.com/1582286895346399/posts/2570607563180989/?vh=e&d=n

Come ex docente del­la scuo­la devo tes­ti­mo­ni­are, anche attra­ver­so questo esem­pio, che la pan­demia non ha fat­to venir meno l’im­peg­no e la voglia di inseg­nare da parte dei docen­ti e quel­la di appren­dere da parte dei loro alun­ni. Direi anzi che la situ­azione di forte dis­a­gio ha aguz­za­to le men­ti dei pro­tag­o­nisti e si è tra­mu­ta­ta nel­la oppor­tu­nità di stu­di­are e di fare ricer­ca coin­vol­gen­do gli alun­ni in forme del tut­to inno­v­a­tive.

La ricer­ca che la maes­tra ha pro­pos­to ha riguarda­to la leggen­da del­la stat­ua di S. Car­lo.

A tut­ti è noto che gli ammin­is­tra­tori di Salò, al tem­po in cui essa era la cap­i­tale del­la Comu­nità di Riv­iera, decis­ero di eleg­gere il vesco­vo di , San Car­lo Bor­romeo, quale patrono del­la cit­tà.

La sto­ria si lega ad una pestilen­za di peste che ave­va col­pi­to il ter­ri­to­rio lom­bar­do e che rischi­a­va di propa­gar­si anche a quel­lo garde­sano. Non è casuale ques­ta scelta di vicende dipanate­si al tem­po di una pan­demia men­tre una analo­ga, quel­la del covid 19, sta colpen­do le nos­tre con­trade.

Come ha ricorda­to la prof. Aimo in uno scrit­to sul bol­let­ti­no il Duo­mo S. Car­lo fu a Salò per la visi­ta apos­toli­ca in Riv­iera dal 24 luglio al 7 agos­to 1580.

Sog­giornò in casa del­la reli­gio­sis­si­ma famiglia Scaino e in quei quindi­ci giorni, in un con­tin­uo alternar­si di sacro e pro­fano, si dec­li­narono nelle innu­merevoli man­i­fes­tazioni tutte le liturgie del potere reli­gioso e del potere politi­co. Le cronache del­l’e­poca ci rac­con­tano min­uziosa­mente i fes­teggia­men­ti, iniziati al momen­to del suo ingres­so nel­la cit­tà, quan­do fu accolto con tut­ti gli onori dal Provved­i­tore vene­to e dal Con­sole in rap­p­re­sen­tan­za del Comune, dal­l’Anziano del capi­to­lo dei canon­i­ci, dal­l’Ar­ciprete e da un mare di fol­la. Con S. Car­lo a Salò e in Riv­iera si respirò imme­di­ata­mente l’aria del­la Con­tror­i­for­ma, in quan­to passò in rasseg­na in modo analiti­co e min­uzio­sis­si­mo ogni sin­go­lo aspet­to delle par­roc­chie esisten­ti, evi­den­zian­do i numerosi abusi da cor­reg­gere, fra cui in prim­is i cos­tu­mi rilas­sati del clero.

Venen­do ora al lavoro del­la maes­tra ella ci ha con­fida­to che nei momen­ti più bui del­la pan­demia ha rac­con­ta­to ai suoi alun­ni la leggen­da del­la stat­ua di S. Car­lo che i salo­di­ani si tra­man­dano di gen­er­azione in gen­er­azione. Essa li ha entu­si­as­mati e l’han­no anche illus­tra­ta con loro sim­pati­ci dis­eg­ni. Il suo rac­con­to ha pre­so l’avvio col fare men­zione del­la visi­ta a Salò del San­to Vesco­vo e come egli fu accolto con il mas­si­mo degli onori. Dopo il suo ritorno a Milano, con­tin­ua la nar­razione del­la maes­tra, a Salò rimase vivo il ricor­do del­la visi­ta di quel­l’il­lus­tre per­son­ag­gio, dei suoi ser­moni e dei suoi con­sigli.

Quan­do San Car­lo morì e fu proclam­a­to san­to, la maes­tra fece pre­sente che i salo­di­ani si ram­men­tarono delle sue meritevoli opere nel ter­ri­to­rio del­la Comu­nità di Riv­iera e ciò li portò a decidere di eleg­ger­lo a Patrono del­la loro cit­tà andan­do anche a costru­ir­gli una stat­ua.

Il vis­i­ta­tore che, giun­to nel­la nos­tra cit­tà, pas­sa sot­to la torre del­l’orolo­gio, sit­u­a­ta in cima alla Fos­sa, la cen­trale piaz­za alber­a­ta inti­to­la­ta a Vit­to­rio Emanuele II e per­corre un centi­naio di metri ver­rà col­pi­to dal­la impo­nente stat­ua che campeg­gia al cen­tro del­la via S. Car­lo. Come dire­mo in segui­to il man­u­fat­to attuale non è quel­lo orig­i­nale

Trascorse il tem­po e una grave pestilen­za dilagò nel­la cit­tà di Milano e nelle cam­pagne fino ad arrivare a lam­bire la cit­tad­i­na bena­cense.

Mi pare di vedere gli alun­ni estasiati da questo rac­con­to e che saran­no andati di cer­to ad immag­inare cosa poterono pen­sare i loro ante­nati di allo­ra vis­to ciò che ad essi sta­va cap­i­tan­do.

Anche a quel tem­po, come ai nos­tri giorni, disse la maes­tra, quel­la pestilen­za mieté molte vit­time.

I salo­di­ani ne furono pre­oc­cu­pati e sbig­ot­ti­ti temen­do che il mor­bo venisse ad intac­care le limpi­de acque del loro ameno gol­fo.

Fu allo­ra che si riu­nirono in preghiera nel Duo­mo sup­pli­can­do l’in­ter­ven­to del loro patrono affinchè li risparmi­asse da quel­la epi­demia. Fu all’in­do­mani di quel­la sup­pli­ca che i pas­san­ti notarono che la stat­ua, col­lo­ca­ta, come vedremo, nel quartiere di S. Gio­van­ni, non era riv­ol­ta, come era sta­to fino a quel momen­to, ver­so la via cen­trale ma si era gira­ta ver­so la por­ta del­la cit­tà. I pareri, riferisce la maes­tra, furono dis­cor­dan­ti: ci fu chi pen­sò alla scher­zo di qualche bur­lone e chi invece attribuì all’even­to una valen­za sopran­nat­u­rale.

Le autorità cit­ta­dine inter­ven­nero pronta­mente e decis­ero che la stat­ua venisse ripor­ta­ta nel­la sua posizione orig­i­nar­ia per evitare il dif­fonder­si di notizie che ritenevano prive di fon­da­men­to. Ciò non impedì, nar­ra la tradizione, che molti accor­ressero ai pie­di del­la stat­ua per ver­i­fi­care come sta­vano le cose. Ma dopo un altro giorno la stat­ua con­tin­u­a­va ad essere riv­ol­ta ver­so la por­ta, come a pro­teggere la cit­tà, e con la mano benedi­cente prote­sa ver­so l’al­to.

La cir­costan­za passò di boc­ca in boc­ca e numeroso fu il popo­lo che accorse a vener­are la stat­ua nel­la con­vinzione che il fat­to fos­se da attribuire alla volon­tà del San­to che in questo modo ave­va reso palese il suo inter­ven­to a sal­va­guardia del­la salute dei cit­ta­di­ni del­la cit­tà che lo ono­ra­va come suo pro­tet­tore. E la volon­tà popo­lare si espresse con il deside­rio che non fos­se mod­i­fi­ca­ta la posizione del­la stat­ua che sta­va ad indi­care la pro­tezione del San­to ver­so il bor­go e i suoi abi­tan­ti.

Ciò che è cer­to è che la pan­demia cessò e i salo­di­ani ne furono risparmiati.

Con­clu­den­do il suo rac­con­to la maes­tra Car­la pre­cisò che esso era forse il frut­to di una leggen­da e fornì ai suoi alun­ni alcune anno­tazioni storiche sul­la stat­ua.

Fu nel 1611 che venne deciso di eleg­gere San Car­lo a Patrono del­la cit­tà.

Nel 1612 il Gran Con­siglio deliberò che il 4 novem­bre, data che ricor­da­va la morte di San Car­lo, fos­se una gior­na­ta di fes­ta reli­giosa inti­to­la­ta al San­to.

Ricordò anco­ra che nel 1619 a Salò giun­sero alcune reliquie del San­to, col­lo­cate nel­l’altare a lui ded­i­ca­to all’in­ter­no del Duo­mo e che i rap­p­re­sen­tan­ti del bor­go di S. Gio­van­ni chiesero al Gran Con­siglio che venisse eret­to nel loro quartiere un basa­men­to su cui col­lo­care la stat­ua che fino a quel momen­to era sta­ta col­lo­ca­ta nel­la piaz­za del lino. Lo sposta­men­to fu autor­iz­za­to nel 1627. Nel 1629 il vec­chio man­u­fat­to, molto dete­ri­o­ra­to, fu sos­ti­tu­ito con uno nuo­vo. Fu poi nel 1838 che venne eretta per la terza vol­ta una nuo­va stat­ua che è quel­la attuale.

Gra­zie a ques­ta affasci­nante ricer­ca i nos­tri alun­ni sono venu­ti a conoscen­za di una vicen­da impor­tante del­la loro cit­tà ma forse anche tan­ti salo­di­ani, gra­zie a questo mio reso­con­to, avran­no modo di fare analo­ga scop­er­ta.

APPARATO ICONOGRAFICO

La stat­ua di S. Car­lo nel bor­go di S. Gio­van­ni

Una immag­ine del san­to

La scuo­la pri­maria Oliv­el­li

Uno dei dis­eg­ni degli alun­ni del­la Oliv­el­li

Un altro dei degli alun­ni del­la Oliv­el­li

 

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