Completamente aggiornato nei contenuti e negli spazi all’interno del Grande e Piccolo Miglio nel Castello di Brescia  

A Brescia inaugurato il nuovo Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia

23/01/2023 in Attualità, Musei
Parole chiave: -
Di Redazione

Un even­to eccezionale fir­ma­to da Comune di Bres­cia e Fon­dazione Bres­cia Musei seg­na l’apertura dell’anno in cui Bres­cia sarà Cap­i­tale Ital­iana del­la Cul­tura 2023: l’inaugurazione del nuo­vo del Risorg­i­men­to Leones­sa d’Italia. Com­ple­ta­mente rin­no­va­to nei con­tenu­ti, nell’allestimento e negli spazi, aprirà al pub­bli­co domeni­ca 29 gen­naio, gra­zie all’essenziale con­trib­u­to di Regione Lom­bar­dia e Fon­dazione Carip­lo.

Il nuo­vo sarà carat­ter­iz­za­to da un approc­cio forte­mente nar­ra­ti­vo, ori­en­ta­to alla com­pren­sione degli avven­i­men­ti stori­ci e allo svilup­po dell’his­tor­i­cal think­ing, allo scopo di leg­gere e inter­pretare le ques­tioni del­la con­tem­po­raneità a par­tire dal­la conoscen­za del pas­sato. La riscop­er­ta del­la sto­ria rap­p­re­sen­ta, infat­ti, uno stru­men­to essen­ziale per cus­todire la memo­ria, val­oriz­zare il nos­tro pat­ri­mo­nio cul­tur­ale, anal­iz­zare il pre­sente e svilup­pare il sen­so criti­co rispet­to all’attualità.

Tre sono i pilas­tri del­la tra­ma nar­ra­ti­va del nuo­vo del Risorg­i­men­to Leones­sa d’Italia: i reper­ti stori­ci, ovvero l’evidenza del­la cul­tura mate­ri­ale del Risorg­i­men­to; le opere d’arte, che han­no con­tribuito a for­mare il nos­tro immag­i­nario sull’epopea risorg­i­men­tale; infine, la collezione dig­i­tale, che per­me­tte un approc­cio espe­rien­ziale al Museo, coin­vol­gen­do il pub­bli­co in un per­cor­so di conoscen­za ed esplo­razione.

Con­ser­vare e spie­gare ogget­ti e opere d’arte non è infat­ti l’unico scopo del di Bres­cia, che si fa por­ta­tore di una nuo­va con­cezione di Risorg­i­men­to, quale epoca più lun­ga e com­p­lessa di quan­to siamo abit­uati a pen­sare. Nel nuo­vo alles­ti­men­to, il Risorg­i­men­to ital­iano viene let­to come parte inte­grante di fenomeni stori­ci più ampi, che han­no riguarda­to l’intero con­ti­nente europeo e la cui forza sim­bol­i­ca non si è esauri­ta nell’Ottocento.

Rac­con­tan­do la sto­ria del Risorg­i­men­to come un viag­gio com­p­lesso e fat­to di molte voci, il alter­na scala locale ed euro­pea, rac­con­to e anal­isi, con­tenu­ti fisi­ci e collezioni dig­i­tali, allo scopo di illus­trare even­ti, luoghi e pro­tag­o­nisti del­la sto­ria risorg­i­men­tale in maniera inno­v­a­ti­va. Il per­cor­so muse­ale, inoltre, riconosce e val­oriz­za il fon­da­men­tale ruo­lo svolto dalle donne nel proces­so di unifi­cazione dell’Italia.

La nar­razione parte dal­la Repub­bli­ca bres­ciana del 1797, pas­san­do attra­ver­so le Guerre d’indipendenza e arri­va alle soglie dei nos­tri giorni. Un focus par­ti­co­lare è ris­er­va­to all’episodio delle Dieci gior­nate, che valsero alla cit­tà l’appellativo, reso cele­bre da Alear­do Alear­di e da Gio­suè Car­duc­ci, di “Leones­sa d’Italia”, in ragione dell’eroica resisten­za popo­lare alle forze aus­tri­ache (1849).

Il Leones­sa d’Italia amplia e com­ple­ta l’offerta muse­ale di Fon­dazione Bres­cia Musei, da un pun­to di vista artis­ti­co e icono­grafi­co, arric­chen­do il dis­eg­no del­la pit­tura bres­ciana già in la Pina­cote­ca Tosio Mar­ti­nen­go – che copre l’arco tem­po­rale dal Tre­cen­to all’Ottocento – con opere di artisti otto­cen­teschi e nove­cen­teschi quali Ange­lo Ingan­ni, Jean Adolphe Beaucé, Adol­fo Wildt, Gio­van­ni Bat­tista Gigo­la, Car­o­line Deby, Eliseo Sala, Fausti­no Joli. Dal pun­to di vista stori­co il del Risorg­i­men­to Leones­sa d’Italia si affi­an­ca infat­ti, anche nel­la posizione inter­na al Castel­lo, al delle Armi Lui­gi Mar­zoli, che rac­con­ta la lunghissi­ma e pro­lifi­ca tradizione armiera bres­ciana nei sec­oli. Entram­bi i musei sono, non a caso, vis­itabili con un uni­co bigli­et­to.

Il nuo­vo intrat­tiene con il Castel­lo di Bres­cia un legame inscindibile: durante l’Ottocento la fortez­za – uno dei più affasci­nan­ti com­p­lessi for­ti­fi­cati d’Italia e il sec­on­do più grande d’Europa – fu sede del­la guarni­gione francese e poi di quel­la aus­tri­a­ca, che decise di rifun­zion­al­iz­zare gli edi­fi­ci e gli acquartiera­men­ti mil­i­tari, donan­do al Castel­lo la for­ma di una grande caser­ma. Anche nel sec­o­lo suc­ces­si­vo e fino al ter­mine del­la Sec­on­da guer­ra mon­di­ale esso fu luo­go di deten­zione e tor­tu­ra fino a diventare, a par­tire dal dopoguer­ra, uno dei luoghi più cari ai bres­ciani.

Negli anni, ospitò anche l’antico del Risorg­i­men­to di Bres­cia, isti­tu­ito nel 1887, tra i pri­mi ad essere creati in Italia. Fu chiu­so nel 2005 per las­cia­re spazio a espo­sizioni tem­po­ra­nee. Gravi prob­le­mi sta­ti­ci, pale­sate­si nel­la sede del Grande Miglio, por­tarono a una defin­i­ti­va chiusura degli spazi espos­i­tivi nel 2015, final­mente oggi sana­ta dall’apertura del nuo­vo museo Leones­sa d’Italia.

L’intervento del Comune di Bres­cia e di Fon­dazione Bres­cia Musei, gra­zie al Ban­do Emblem­ati­ci Mag­giori di Fon­dazione Carip­lo, ha volu­to quin­di recu­per­are e val­oriz­zare un bene stori­co fon­da­men­tale nel­la sto­ria del­la cit­tà di Bres­cia. Il prog­et­to di riqual­i­fi­cazione ha inter­es­sato non solo la strut­tura del Grande Miglio – edi­fi­cio nato come depos­i­to delle vet­to­vaglie del Castel­lo e poi divenu­to, in epoca con­tem­po­ranea, spazio espos­i­ti­vo – ma anche quel­lo del Pic­co­lo Miglio, ulte­ri­ore anti­co depos­i­to che oggi diven­ta sede dell’accoglienza, del­la bigli­et­te­ria e del book­shop; esso con­tiene al suo inter­no uno spazio per lab­o­ra­tori e con­feren­ze e, al sec­on­do piano, uno per mostre tem­po­ra­nee e appun­ta­men­ti e, in ulti­mo, l’intero ambito servirà in futuro la Fos­sa Vis­con­tea all’esterno, pal­cosceni­co di even­ti dal vivo.

CAPOLAVORI E COLLEZIONI

Il con­ser­va e val­oriz­za una parte con­sis­tente del suo pat­ri­mo­nio ded­i­ca­to alla sto­ria risorg­i­men­tale, che è frut­to prin­ci­pal­mente delle don­azioni che la cit­tad­i­nan­za ha des­ti­na­to ai Civi­ci Musei già a par­tire dal­la fine dell’Ottocento. Cimeli, ogget­ti, dip­in­ti, memo­ri­ali e scul­ture si sono così sed­i­men­tati nel cor­so di più di un sec­o­lo, carat­ter­iz­zan­do in maniera pecu­liare la vicen­da collezion­is­ti­ca del Museo. Rispet­to agli alles­ti­men­ti nove­cen­teschi, quel­lo del nuo­vo Museo prevede una selezione dei pezzi più sig­ni­fica­tivi, tra cui spic­cano anche nuove acqui­sizioni, come il grande dip­in­to real­iz­za­to da Jean Adolphe Beaucé Il gen­erale Niel sul cam­po di Medole del 1861.

La ric­ca selezione dei quadri, che include numerose opere mai asso­ciate sin qui all’illustrazione del Risorg­i­men­to, cos­ti­tu­isce una vera e pro­pria gal­le­ria del­la pit­tura ital­iana dell’Ottocento. In ottem­per­an­za al pro­prio manda­to, Fon­dazione Bres­cia Musei ha provve­du­to al restau­ro di gran parte di queste opere, garan­ten­done così una otti­male leg­gi­bil­ità e val­oriz­zan­done le qual­ità estetiche oltre che la ril­e­van­za doc­u­men­taria.

I nuovi appa­rati mul­ti­me­di­ali, invece, nascono non solo per inte­grare la nar­razione, ma anche per fornire stru­men­ti didat­ti­ci e divul­ga­tivi pen­sati apposi­ta­mente per un pub­bli­co di tutte le età. Non solo gli adul­ti e gli appas­sion­ati di sto­ria, ma anche bam­bi­ni, famiglie e scuole potran­no, gra­zie a con­sole inter­at­tive, appro­fondire in modo mul­ti­me­di­ale reper­ti e doc­u­men­ti dell’epoca; inoltre, con exhib­it dig­i­tali e attiv­ità didat­tiche ideate ad hoc da Fon­dazione Bres­cia Musei, esplo­rare la sto­ria e i suoi con­tenu­ti in modo diver­tente e inter­at­ti­vo.

La com­po­nente dig­i­tale è trat­ta­ta come una vera e pro­pria collezione, che possiede la stes­sa dig­nità estet­i­ca, sci­en­tifi­ca e nar­ra­ti­va degli ogget­ti fisi­ci e si com­pone di slideshow in loop, ovvero delle rac­colte di immag­i­ni a rotazione che ser­vono ad ampli­are il rac­con­to stori­co; trac­ce musi­cali, atti­vate attra­ver­so sen­sori di prossim­ità in deter­mi­nate aree del Museo, che fun­gono da sound­scape e sti­molano l’apprendimento dei con­tenu­ti; un Atlante Stori­co del Risorg­i­men­to, sup­por­to didat­ti­co final­iz­za­to a ricostru­ire le vicende storiche che a par­tire dal Set­te­cen­to han­no con­dot­to all’attuale con­fig­u­razione geopo­lit­i­ca euro­pea e infine 6 instal­lazioni mul­ti­me­di­ali, dis­lo­cate in par­ti dif­fer­en­ti del per­cor­so, e ded­i­cate a:

  • Risorg­i­men­ti: video instal­lazione che spie­ga i con­cetti chi­ave delle otto sezioni di cui si com­pone il Museo;
  • Il “salot­to”: una rie­vo­cazione dei salot­ti let­ter­ari e politi­ci del pri­mo Otto­cen­to;
  • Le Dieci gior­nate di Bres­cia: un box immer­si­vo in cui si riv­ivono le emozioni dei dieci giorni che han­no reso cele­bre Bres­cia;
  • I garibal­di­ni bres­ciani: uno scher­mo inter­at­ti­vo per conoscere la sto­ria dei parte­ci­pan­ti bres­ciani alla Spedi­zione dei Mille;
  • Odono­mas­ti­ca: un totem che per­me­tte di visu­al­iz­zare la topono­mas­ti­ca ded­i­ca­ta in Italia ai pro­tag­o­nisti e ai più cele­bri even­ti del Risorg­i­men­to;
  • I prin­cipi fon­da­men­tali del­la Cos­ti­tuzione ital­iana: un dis­play su cui scor­rono a ripe­tizione i prin­cipi fon­da­men­tali del­la Cos­ti­tuzione del­la Repub­bli­ca ital­iana.

Infine, tra gli stru­men­ti dig­i­tali dis­sem­i­nati nelle sezioni del nuo­vo Museo del Risorg­i­men­to Leones­sa d’Italia, ci saran­no le Prove di Risorg­i­men­to attivabili alzan­do una cor­net­ta, in cui impor­tan­ti doc­u­men­ti e testi let­ter­ari del Risorg­i­men­to sono inter­pre­tati dagli attori del­la Scuo­la del Pic­co­lo Teatro di Milano, in un lab­o­ra­to­rio teatrale guida­to da Maria Paia­to, Daniele Squassi­na e Gioele Dix (a cura di CTB — Cen­tro Teatrale Bres­ciano). 

LE SEZIONI DEL MUSEO 

Il Museo è arti­co­la­to in otto sezioni che, oltre a riper­cor­rere crono­logi­ca­mente le prin­ci­pali vicende del Risorg­i­men­to, uti­liz­zano in suc­ces­sione otto con­cetti chi­ave: Riv­o­luzione; Dis­senso; Insur­rezione; Guer­ra; Unità; Parte­ci­pazione; Mito; Ered­ità.

Apre il per­cor­so muse­ale Risorg­i­men­ti, un’installazione mul­ti­me­di­ale in cui delle immag­i­ni iconiche del pre­sente sono affi­an­cate dalle definizioni dei con­cetti chi­ave in cui si arti­colano le sezioni.

  • La pri­ma sezione del per­cor­so, Riv­o­luzione, riper­corre la breve ma sig­ni­fica­ti­va espe­rien­za del­la Repub­bli­ca bres­ciana, procla­ma­ta nel mar­zo 1797, che pose fine alla sec­o­lare sud­di­tan­za di Bres­cia a Venezia. La vita del­la pic­co­la Repub­bli­ca, ispi­ra­ta ai val­ori del­la Riv­o­luzione francese, ebbe fine nel novem­bre del­lo stes­so anno, quan­do entrò paci­fi­ca­mente a far parte del­la Repub­bli­ca Cisalpina. Dip­in­ti, man­u­fat­ti e appa­rati dig­i­tali riper­cor­rono tutte le fasi del­la tran­sizione polit­i­ca e cul­tur­ale di Bres­cia e del suo tes­su­to urbano, in cui scom­parvero gli emble­mi veneziani, sos­ti­tu­iti dai sim­boli riv­o­luzionari. Tra questi, il più cele­bre fu l’Albero del­la lib­ertà, eret­to in piaz­za del­la Log­gia in sos­ti­tuzione del­la colon­na mar­ciana. Una posizione cen­trale nel­la sezione è ded­i­ca­ta alla figu­ra di Napoleone, di cui è vis­i­bile nel per­cor­so il ritrat­to real­iz­za­to da Andrea Appi­ani.
  • Il per­cor­so pros­egue con Dis­senso, una sezione ded­i­ca­ta alla vita polit­i­ca di Bres­cia sot­to la dom­i­nazione aus­tri­a­ca. A fronte di ampie fasce del­la popo­lazione favorevoli al nuo­vo gov­er­no asbur­gi­co, furono in molti a esprimere il pro­prio dis­senso e a tentare di con­trap­por­si al nuo­vo asset­to politi­co. Spet­tò in pri­mo luo­go alla Car­bone­r­ia, nel 1820–21 e poi nel 1830, il com­pi­to di guidare i pri­mi moti riv­o­luzionari dalle col­ori­t­ure demo­c­ra­tiche, repub­bli­cane e indipen­den­tiste. La sezione – attra­ver­so ogget­ti, cimeli e quadri – nar­ra la vicen­da dei patri­oti bres­ciani che pagarono il loro impeg­no politi­co con la pri­gione, l’esilio o addirit­tura la morte. Il quadro sim­bo­lo di ques­ta sezione è il ritrat­to di Camil­lo Ugo­ni, ese­gui­to dal­la pit­trice francese Car­o­line Deby. Il fal­li­men­to dei moti car­bonari aprì la stra­da a nuovi stru­men­ti di lot­ta, che ricorsero alla pro­pa­gan­da e alla forza delle armi, pro­prio come fece la “Giovine Italia” di Giuseppe Mazz­i­ni, di cui è espos­to in ques­ta sezione un tri­col­ore.
  • I nuovi meto­di di ribel­lione diedero i pri­mi frut­ti nel­la sta­gione nota come “Pri­mav­era dei Popoli”, ovvero il bien­nio di insur­rezioni che coin­volse tut­ta Europa tra 1848 e 1849. La terza sezione, Insur­rezione, rac­con­ta attra­ver­so dip­in­ti, vesti, acces­sori quo­tid­i­ani e divise mil­i­tari le cele­bri Dieci gior­nate di Bres­cia (23 marzo‑1 aprile 1849). I vis­i­ta­tori pos­sono riv­i­vere i dieci giorni in un box immer­si­vo, che intrec­cia la pro­duzione icono­grafi­ca con le nar­razioni di vicende indi­vid­u­ali di alcu­ni dei pro­tag­o­nisti, tra i quali primeg­gia il noto patri­o­ta Tito Speri. Accom­pa­g­nano la nar­razione i quadri di Fausti­no Joli che immor­ta­lano gli episo­di salien­ti del­la battaglia popo­lare con­tro la dom­i­nazione aus­tri­a­ca.
  • Tra il 1848 e il 1859 una lun­ga scia di con­flit­ti e riv­olte anti-asbur­giche, cul­mi­nati nelle prime due Guerre d’indipendenza, inter­essò tut­to il Lom­bar­do-Vene­to, com­pre­so il ter­ri­to­rio bres­ciano. Mas­s­ic­cia a Bres­cia fu la pre­sen­za di cor­pi mil­i­tari stranieri, come gli Zuavi, raf­fig­u­rati nel dip­in­to di Ange­lo Ingan­ni espos­to nel­la quar­ta sezione, inti­to­la­ta Guer­ra. Bres­cia, in ques­ta fase, divenne soprat­tut­to un “grande ospedale” per i fer­i­ti di ogni schiera­men­to. In tale con­testo, le donne, tra cui spic­carono la patri­o­ta Felici­ta Bevilac­qua e sua madre Car­oli­na San­ti, svolsero un ruo­lo pri­mario nell’assistenza ai fer­i­ti. Nel­la sezione sono vis­i­bili due cas­sette per fer­ri chirur­gi­ci e un album di ringrazi­a­men­to, fir­ma­to dalle donne piemon­te­si, come seg­no di grat­i­tu­dine ver­so le donne bres­ciane per aver presta­to soc­cor­so ai loro figli e mar­i­ti. Inoltre, sarà espos­ta la mon­u­men­tale tela (233 x 484 cm) di Jean Adolphe Beaucé ded­i­ca­ta alla battaglia di San Mar­ti­no e Solferi­no, un dono di Napoleone III al mares­cial­lo Niel acquisi­to nel 2021 da Fon­dazione Bres­cia Musei.
  • La Terza guer­ra d’Indipendenza vide Bres­cia pas­sare da ospedale dif­fu­so a sen­tinel­la per il con­trol­lo dei con­fi­ni con l’Impero. Dopo la vit­to­ria fran­co-sar­da sug­li aus­triaci, infat­ti, Bres­cia fu annes­sa al Reg­no di Sardeg­na e divenne il pun­to più ori­en­tale del reg­no. Nel­la quin­ta sezione del per­cor­so, Unità, campeg­gia il ritrat­to che Cesare Campi­ni fece al re Vit­to­rio Emanuele II, giun­to a Bres­cia nel giug­no del 1859 con Garibal­di e Napoleone III. Al suo fian­co, ci sono i vasi del­la man­i­fat­tura di Sèvres, donati da Napoleone III alla cit­tà di Bres­cia in cam­bio di una copia del­la Vit­to­ria Ala­ta. Al con­tem­po, la sezione dà con­to delle dif­fi­cili con­dizioni sociali che Bres­cia visse nel pieno Otto­cen­to: la vedu­ta di Fausti­no Per­ni­ci, che immor­ta­la lo spazio lim­i­nale tra la Log­gia e i vici­ni quartieri mis­eri e sovraf­fol­lati, mostra una parte inedi­ta del grande palaz­zo munic­i­pale e del­la “cit­tà dolente”.
  • Parte­ci­pazione è la paro­la-chi­ave del­la ses­ta sezione, ded­i­ca­ta all’epopea garibal­d­ina e agli 86 bres­ciani che parte­ci­parono alla Spedi­zione dei Mille. Nel­la sezione è con­ser­va­ta una bandiera garibal­d­ina, assieme alle fotografie dei pro­tag­o­nisti, rac­colte in un exhib­it dig­i­tale. La per­son­al­ità caris­mat­i­ca di Giuseppe Garibal­di è rap­p­re­sen­ta­ta dai cimeli, dagli ogget­ti e dalle “reliquie” che i suoi esti­ma­tori rac­colsero in vita, tra cui spille, piat­ti, tazze, bot­tiglie, pipe, mani­ci di posate, bot­toni, faz­zo­let­ti, ritrat­ti a stam­pa e biografie. A con­tribuire alla mitografia garibal­d­ina ci pen­sò anche la figu­ra di Ani­ta, mor­ta nel 1849 durante la fuga dei garibal­di­ni da Roma, e qui è rap­p­re­sen­ta­ta morente nel dip­in­to di Pietro Bou­vi­er.
  • La penul­ti­ma sezione del per­cor­so muse­ale, inti­to­la­ta Mito, dà con­to del proces­so di mon­u­men­tal­iz­zazione e mitiz­zazione del Risorg­i­men­to dopo l’Unità. In ques­ta tem­perie, ad esem­pio, fu orga­niz­za­ta a Tori­no nel 1884 la pri­ma mostra nazionale sul Risorg­i­men­to, con ogget­ti prove­ni­en­ti da tut­ta Italia, Bres­cia com­pre­sa. Fu pro­prio sul­la base di questi mate­ri­ali che tre anni dopo fu isti­tu­ito il Museo del Risorg­i­men­to cit­tadi­no. In età lib­erale, Bres­cia conobbe una pro­fon­da trasfor­mazione urban­is­ti­ca, sostenu­ta dal politi­co Giuseppe Zanardel­li, Pres­i­dente del Con­siglio dei Min­istri dal 1901 al 1903 e grande pro­mo­tore dell’EXPO del 1904, che ebbe sede in Castel­lo. La sezione resti­tu­isce la com­p­lessità del­la figu­ra di Zanardel­li e di ques­ta fase di gran­di cam­bi­a­men­ti eco­nomi­ci e sociali, rap­p­re­sen­tati dal­la stat­ua degli Emi­granti di Domeni­co Ghi­doni.
  • Nel Nove­cen­to, il Risorg­i­men­to iniz­iò a essere per­cepi­to e uti­liz­za­to come stru­men­to di legit­ti­mazione polit­i­ca e ide­o­log­i­ca, anche da par­ti­ti e movi­men­ti di idee antitetiche. Se da un lato il fas­cis­mo vede­va una con­ti­nu­ità tra le cam­i­cie rosse garibal­dine e quelle nere, dall’altro gli eroi del­la resisten­za com­bat­terono anche nel ricor­do dei padri risorg­i­men­tali del­la Patria, ispi­ran­dosi a loro nei nomi di battaglia, come fecero le Brigate Garibal­di e i par­ti­giani cat­toli­ci del­la Fiamme Ver­di di Bres­cia, che si riu­nirono sot­to il nome di Tito Speri. Nell’ottava e ulti­ma sezione del Museo, inti­to­la­ta Ered­ità, sono esposti, tra gli altri, un bus­to di Mus­soli­ni del­lo scul­tore Adol­fo Wildt e la bandiera del­la 122° Briga­ta Garibal­di, due sim­boli che par­lano del­la con­ti­nu­ità del dis­cor­so patri­ot­ti­co, di ispi­razione risorg­i­men­tale, nel Nove­cen­to. Chi­ude la sezione, e quin­di il Museo, un appro­fondi­men­to sul­la Cos­ti­tuzione ital­iana, affi­an­ca­ta dalle medaglie che Bres­cia ha rice­vu­to per i suoi mer­i­ti nel Risorg­i­men­to e nel­la Resisten­za.

Nel Museo Leones­sa d’Italia sarà pos­si­bile uti­liz­zare l’App di visi­ta, real­iz­za­ta da Fon­dazione Bres­cia Musei. La visi­ta dal tito­lo Le Dieci Gior­nate: dalle bar­ri­cate alla memo­ria pros­egue infat­ti nel tes­su­to urbano, gra­zie a un walk­ing tour che offrirà un’inedita prospet­ti­va sug­li spazi pub­bli­ci urbani, val­oriz­zan­do epi­grafi, vedute e mon­u­men­ti legati al rac­con­to muse­ale e al Risorg­i­men­to.

Parole chiave: -

Commenti

commenti