La filiera bresciana della carne si ricompatta per ripartire dalla Fiera agricola e zootecnica di Montichiari, primo banco di prova del settore dopo la bufera di Pontevico. Obbiettivo: ricostruire il patto di fiducia ormai incrinato tra consumatori e produttori, ridando sicurezza tramite un grande progetto provinciale di certificazione della bistecca. Ma la macchina Italia rema contro: in Francia hanno già «rottamato» più di 50 mila capi a fine carriera, mentre da noi, nonostante i proclami dei primi giorni, le operazioni di abbattimento devono ancora cominciare. Ed è questo uno degli aspetti maggiormente contradditori di una vicenda che ieri è stata riassunta e aggiornata in occasione della conferenza stampa della fiera. «A livello provinciale e regionale stiamo lavorando tutti insieme per far ripartire il mercato della carne – ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Viviana Beccalossi -. E Brescia da questo punto di vista è ancora una volta all’avanguardia, grazie al Centro per il miglioramento del latte e della carne, che sta già lavorando per arrivare entro breve alla fettina certificata. Peccato che i nostri sforzi vengano spesso vanificati dal comportamento delle istituzioni superiori. «Tanto per cominciare, il Governo non ha ancora approvato il regolamento per l’ammasso dei capi oltre i 30 mesi, col risultato che noi stiamo perdendo i fondi stanziati dalla Comunità Europea. Nel decreto con le misure anti-Bse mancano interventi importantissimi come per esempio gli aiuti per gli stoccaggi di carni invendute. E con tutto quello che c’è da fare i 300 miliardi stanziati, tolti tra l’altro dai fondi per le politiche agricole destinati alle Regioni, non bastano nemmeno per cominciare. Per non parlare del fatto che il caso Pontevico è ancora ben lungi dall’essere risolto». Questa confusione non può far altro che ripercuotersi ancor più negativamente sugli allevatori. «Organizzare la fiera quest’anno è stata durissima – ha ammesso Piercarlo Pea, presidente dell’Associazione Provinciale Allevatori – ma alla fine abbiamo capito che questa, per noi allevatori da latte, era anche un’occasione per dimostrare che i nostri capi oltre i 30 mesi non sono animali marci da buttare via ma magnifici esemplari in piena attività… Certo, per noi la rottamazione rappresenta un salvagente al quale sarebbe stupido non aggrapparsi, visto che in Europa lo stanno facendo tutti, e da questo punto di vista siamo pronti a collaborare con le istituzioni per il risanamento. Occorre però scegliere delle soluzioni che non siano dolorose per noi e per il nostro patrimonio, che è già molto ridotto rispetto a quello di altri Paesi. «Purtroppo, visto quello che è successo a Pontevico – sottolinea Pea -, non c’è da stupirsi che gli allevatori non portino più gli animali a fine carriera al macello». Anche da questo punto di vista tuttavia la situazione sta cominciando a sbloccarsi: nonostante la paura, gli allevatori ricominciano a portare le bestie ai macelli, e i test, pur rimandendo lontani dalla potenzialità, hanno toccato quota 19 mila. Ieri però, è arrivata la notizia di un possibile secondo caso, a Marmirolo, nel Mantovano. «Bisogna che si capisca che questi casi riguardano alcune vacche da latte molto vecchie che comunque non sarebbero destinate al consumo – ha detto Pea, sottolineando ancora una volta la differenza che passa tra allevamenti da latte e da carne -. Considerato che i divieti per l’uso di farine animali in Italia sono entrati in vigore nel ’94, e che ci sono state deroghe all’importazione di capi da Paesi a rischio, è possibile che esista ancora qualche capo sospetto». Tutt’altro discorso insomma per bistecche e filetti, che nella nostra provincia arrivano sempre da animali macellati entro i 20 mesi. E questi tagli, fra due mesi circa, arriveranno in una serie di macellerie convenzionate con tanto di marchio di riconoscimento e certificazione su tutta la filiera. «La domanda è già stata inoltrata al ministero per le Politiche agricole – ha detto l’assessore provinciale all’Agricoltura Giampaolo Mantelli -. Saremo la prima provincia in Europa a far partire un progetto di certificazione così importante».
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Un progetto bresciano per dare sicurezza ai consumatori. Alla presentazione della Fiera agricola tiene banco il tema «Mucca pazza»
Carne, serve un patto di fiducia
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