venerdì, Marzo 29, 2024
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Un punto della situazione tracciato durante «Baldofestivalscienza»: il grande bacino adesso è come «un paziente stabilizzato»

C’è troppo fosforo e così non va bene

«Il lago di Garda è come un grande paziente stabilizzato, un malato attaccato da una patologia di cui si conoscono i sintomi, le cause scatenanti, ma non la loro precisa origine. Le concentrazioni di fosforo, nutriente algale che deriva da reflui e scarichi civili, restano cioè, a livelli troppo elevati, anche se in questi ultimi due o tre anni non sono aumentate». Parole di Nico Salmaso, ecologo dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige (Trento), intervenuto a «Baldofestival scienza», manifestazione organizzata a Caprino, dall’associazione Baldofestival e promossa dalla Comunità montana del Baldo.Salmaso ha parlato d’eutrofizzazione, cioè un arricchimento delle acque in fosforo e azoto che provoca un incremento della produzione di microalghe con il conseguente generale degrado della qualità dell’acqua. Ma intende, però, parlare «in positivo». E spiega: «Dagli anni ’70 al 2005 le rilevazioni avevano indicato un continuo aumento del fosforo totale. Le concentrazioni erano passate cioè da poco meno di 10 microgrammi per litro, valore vicino alle concentrazioni naturali di riferimento», precisa, «agli oltre 20 rilevati tra il 2003 e il 2005. Ora, invece, la tendenza all’aumento sembra aver subito, se non un’inversione, almeno una decisa stabilizzazione». Vale per l’alto come per il basso lago: «Ora le concentrazioni sono intorno ai 18 microgrammi per litro, valore medio evidenziato sull’intera colonna d’acqua, sui circa 350 metri di profondità al largo di Brenzone».Non è una situazione ottimale: «Bisogna continuare a lavorare per arrivare alle cause del problema, che solo in parte può essere imputabile all’agricoltura, ma ritengo sia soprattutto causato da scarichi civili». Non basta però concentrasi sul bacino, vanno studiate rive e affluenti: «Gli studi che abbiamo sono datati, l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (Arpav) fa molto, ma le ricerche hanno bisogno di ulteriore supporto per analizzare in dettaglio distribuzione e quantità di nutrienti prodotti nel territorio gardesano».

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