venerdì, Marzo 29, 2024
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Da Lonato a Gaino, l’entroterra benacense sempre più capitale dell’ippoterapia. Il caso di Graziella: cure efficaci, ora sta meglio

Guarire in sella al cavallo

L’entroterra gardesano è ormai diventato una piccola capitale dell’ippoterapia: i centri attrezzati per questo tipo di cure si sono infatti sviluppati numerosi, sull’onda del successo più generale dell’equitazione, disciplina che negli ultimi tempi ha conosciuto una notevole diffusione. Il territorio collinare, del resto, si presta splendidamente agli sport equestri. Poche persone sanno però che il cavallo può essere utilizzato (e con incredibili risultati) anche a scopo terapeutico, per la cura di varie patologie sia fisiche e psichiche (paralisi cerebrali, tetra-para-emiplegie, sindrome di Down, autismo). È quanto avviene appunto con l’ippoterapia, che designa un insieme di tecniche riabilitative finalizzate al superamento di danni sensoriali, alla regolazione del tono muscolare, al miglioramento delle capacità di conoscenza e di comportamento attraverso un’attività ludico-sportiva che ha come mezzo il cavallo. Infatti il cavallo, avendo il passo paragonabile a quello umano sull’asse frontale, laterale e sagittale, stimola nell’individuo le reazioni di equilibrio, la coordinazione motoria e i livelli di attenzione, ma anche il controllo emotivo, l’organizzazione spazio-temporale, la coscienza e conoscenza di sé. Il cavallo, inoltre, è una presenza viva e affettuosa, mai aggressiva, che suscita emozioni e sentimenti di affetto, dà allegria e buonumore, offre aiuto senza imporsi. La terapia a cavallo si svolge secondo modalità che possono risultare piacevoli e divertenti per il soggetto interessato, permettendogli di acquisire una maggiore fiducia in se stesso, ma anche di responsabilizzarsi con l’assunzione di una funzione direttiva nei confronti dell’animale. Nell’entroterra gardesano l’ippoterapia si pratica nel centro ippico «El Corral» (Limone di Gavardo) e nell’azienda agricola «Castello» (Gaino di Toscolano), ma anche altre scuderie si stanno muovendo in questa direzione (come «Le Dese» di Nuvolento). L’ippoterapia è utilizzata come tecnica riabilitativa anche dall’Ospedale di Villa dei Colli di Lonato e dalla fondazione «Exodus» di Sedena (sempre Lonato) che fa capo a don Antonio Mazzi (per la riabilitazione dei tossicodipendenti). «Mi sono accorto di quanto il cavallo possa dare a ragazzi con problemi di handicap», commenta Giorgio Bulgari, responsabile dell’attività di ippoterapia della scuderia «Castello» di Gaino (i corsi si tengono da ottobre a giugno, con tanto di saggio finale). L’istruttore, che opera anche nei centri ippici di Ghedi e Verolanuova, ha conseguito il diploma di operatore socio assistenziale di Tmc (terapia a mezzo del cavallo) a conclusione di un corso promosso dalla Anire (associazione nazionale italiana riabilitazione equestre) di Milano. «In questa attività si può parlare di terapia triangolare, fra ragazzo, cavallo e terapista – prosegue – in cui il ruolo principale è appunto quello svolto dal cavallo. «A differenza di altri ambienti (come gli ospedali) in cui diverse figure (medici, infermieri,ecc.) danno stimoli e indicazioni di vario genere ai loro pazienti, qui la mia funzione è semplicemente quella di mediare l’attività del vero terapista, che è il cavallo. E l’unica richiesta avanzata dal cavallo nei confronti del paziente è quella di rilassarsi e assumere una posizione corretta in sella». In questo centro, collegato con l’Anffas di Maderno, si svolgono attività di ippoterapia per una quindicina di utenti, con la collaborazione, per il momento, di soli quattro volontari. «Speriamo che il numero delle persone interessate a offrire il loro aiuto per questa attività possa accrescersi sempre di più». L’ippoterapia consente notevoli miglioramenti sia dal punto di vista fisico che psicologico. È il caso, ad esempio, di Graziella Delfaccio, 32enne di Preseglie, che da cinque anni frequenta questo centro per la cura dei suoi problemi motori. «Graziella è notevolmente migliorata. Esegue parecchi esercizi ginnici per il raddrizzamento dell’asse capo-tronco e per migliorare la posizione da seduta. Ma è soprattutto importante l’aspetto psicologico, il fatto che il cavallo dia la possibilità di vedere il mondo dall’alto al basso rende queste persone più forti e sicure di sé». Sorride, Graziella, avanzando trionfante sul cavallo sotto gli occhi soddisfatti della madre, e aggiunge: «Adoro andare a cavallo. E mi è piaciuto subito, fin dalla prima volta, quando pensavo che mi avrebbe paura e invece sono salita e ho cominciato a cavalcare senza problemi».

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