venerdì, Aprile 26, 2024
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La proposta del sottosegretario Aldo Brancher all’assemblea in municipio piace ma presenta troppi interrogativi. Franchetto: «Futuro già deciso». Welponer: «Un disegno speculativo che coinvolge anche Caprino e Valeggio»

I soldi dell’Inail per acquistare l’ospedale che morirà

Diciassettte raccomandate, tre presenti di cui uno a metà. Di Giancarlo Galan nemmeno l’ombra così come degli assessori Fabio Gava, Massimo Giorgetti e Floriano Prà. A «brillare» tra gli assenti oltre ai parlamentari Ettore Peretti e Umberto Chincarini anche i consiglieri regionali Angelo Fiorin, Raffaele Bazzoni, Franco Bozzolin, Giorgio Cerioni, Mario Rossi, Flavio Tosi e Maurizio Tosi. Nell’elenco anche l’assessore provinciale al turismo Davide Bendinelli. A raccogliere l’invito dell’Amministrazione comunale e di una schiera di categorie economiche e sociali dell’area gardesana per un confronto dialettico sul futuro dell’ospedale di Val di Sogno sono stati «solo» il sottosegretario di stato Aldo Brancher, eletto nel collegio Garda-Baldo, il vicepresidente regionale Gustavo Franchetto e il consigliere Nadir Welponer, gli ultimi due all’opposizione a Palazzo Ferro-Fini. Inevitabile, verrebbe da dire, vista l’opportunità di sparare con successo contro la coalizione regionale della Casa delle libertà «rea di voler affossare la sanità pubblica a favore del privato nell’area nord-ovest della Provincia». Una considerazione riduttiva e forse offensiva nei confronti di tutte quelle persone che in maniera costruttiva e con spirito bipartisan stanno lavorando disinteressatamente per opporsi ad una delibera regionale che prevede per il centro d’eccellenza dell’alto lago la chiusura nel giugno del 2004. Ospedale che, vale la pena ricordare, ha un attivo di 4 miliardi di lire e svolge un’attività chirurgica-ortopedica superiore, nei dati, agli altri tre reparti dei due maggiori ospedali di Verona (1.970 a Malcesine, 1.616 a Borgo Trento e 1.267 a Borgo Roma). Numeri che non contano a Venezia ma sembrano interessare a Roma, come dimostra la presenza ieri mattina nella gremita sala consiliare anche del parlamentare trentino dei Ds Luigi Olivieri. «Se le sorti dell’ospedale dipendessero dal Parlamento saremmo in mani più sicure», ha chiosato il sindaco Giuseppe Lombardi ascoltando la proposta di salvataggio dell’ospedale avanzata da Brancher. «Si tratta di un progetto tutto in fase di definizione condiviso a grandi linee in una prima riunione che ha messo attorno ad un tavolo anche l’assessore alla sanità regionale trentina Magnani e il funzionario veneto Tonioli. Insieme per mettere a punto una bozza di convenzione fra l’Als di Arco-Rovereto e la nostra Asl 22. In pratica Venezia dovrebbe garantire all’ospedale di Malcesine l’attività ambulatoriale specialistica, un punto di pronto intervento per la stabilizzazione del paziente, e l’ambulanza medicalizzata per il trasporto nel più vicino centro sanitario per acuti. Inoltre tramite una convenzione con il Trentino si manterrebbe l’attività ortopedica di tipo “day surgery” e si garantirebbe l’attività di prevenzione, intervento e cura a favore dei poliomielitici. Infine con l’intervento dell’Inail, a Roma ho già avuto un colloquio in tal senso, si potrebbero ottenere i soldi per acquistare la struttura. Se riuscissimo a perfezionare questo progetto risulterebbero pressoché garantiti la forza lavoro, i servizi sul territorio e le risorse per gli ammodernamenti che la struttura necessità». «La netta percezione è che si è deciso di chiudere l’ospedale di Malcesine», ha ribadito Franchetto, dispiaciuto per l’impossibilità di approfondire la proposta di Brancher costretto a lasciare la sala per impegni politici. «Per carità ben venga la soluzione prospettata dal sottosegretario, che come uomo di governo ha le carte per perseguire un simile progetto, ma la convinzione è che se non continua incessante il movimento d’opinione attorno alla specificità dell’ospedale, questo è destinato a chiudere». Concetti ribaditi a gran forza da Nadir Welponer pronto a ricordare che «c’è un disegno di forte speculazione e di privatizzazione in un teorema che coinvolge i centri di Valeggio, Caprino e Malcesine». Non sono poi mancate le accuse ai consiglieri regionali di maggioranza, «guarda caso oggi grandi assenti», e al direttore dell’Ulss 22 Piccoli. «È retribuito profumatamente con i soldi dei contribuenti ed è suo dovere spiegare tutti i retroscena che coinvolgono i 60 posti di riabilitazione affidati dalla Regione a Marzana», ha continuato il rappresentante della quinta commissione sanità, deciso a ripetere come i giochi «siano già stati fatti». «Inutile prendere posizione quando una legge è stata votata, inutile ragionare quando la commissione regionale ha deciso di chiudere l’ospedale di Malcesine». «Brancher e i consiglieri regionali di maggioranza», ha concluso Welponer, «devono assumersi la responsabilità di bloccare la delibera che decreta la morte dell’ospedale». «Noi non abbiamo intenzione di rimanere alla finestra in attesa degli eventi», ha sentenziato Roberto Bassi, presidente dell’associazione interregionale disabili motori. «Abbiamo raccolto quasi 35mila firme a difesa dell’ospedale (appello sottoscritto anche ieri a Bari alla Conferenza nazionale sulle disabilità, ndr ) e contiamo di proseguire fino al 17 marzo quando partirà da Malcesine la staffetta in carrozzina alla volta di Venezia. Consegneremo la petizione al presidente Galan e se non ci riceverà cominceremo in piazza San Marco lo sciopero della fame. È una battaglia che sosteniamo non solo per i poliomielitici ma per tutta la popolazione dell’alto lago». «Ai turisti non possiamo dare in termini di sicurezza una risposta da terzo mondo», ha spiegato il primario Bruno Danzi valutando la proposta in sé «valida, seppure con punti da chiarire» avanzata da Brancher. Come sempre concreto il sindaco di Brenzone Giovanni Zappalà. «Innanzitutto speriamo nel ricorso al Tar e in una sospensiva della delibera cosi da guadagnare tempo e intraprendere la strada proposta da Brancher. D’altronde per vincere le guerre ci vogliono i numeri e a Venezia noi non ce li abbiamo».

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