Torna alla ribalta la vicenda del teatro Alberti di Desenzano. A provocare la reazione della proprietà dello storico immobile (la famiglia Bergamaschi), che ha presentato un ricorso al Tar e inviato nei giorni scorsi una lettera al Comune, sono state due decisioni dell’Amministrazione comunale. Riguardano l’adozione di un vincolo urbanistico che, di fatto, non permetterebbe ai proprietari di mettere mano all’immobile, né di vendere, come pure di compiere la preannunciata indagine conoscitiva sulla reale proprietà dell’antica e storica sala. Un’indagine, quest’ultima, comunicata dal Comune alla famiglia Bergamaschi, come vuole la legge 241/90 sulla trasparenza degli atti amministrativi. L’«Alberti», è tutt’altro che un azzardo, rischia di essere ceduto subito. I contatti tra i Bergamaschi e un gruppo di imprenditori del mondo dello spettacolo locale attendono solo che si elimini quel vincolo urbanistico. C’è comunque uno spiraglio per il futuro della sala teatrale e perchè possa essere restituita alla destinazione culturale originaria. Giovedì prossimo si riunisce, infatti, l’ultimo consiglio comunale il cui ordine del giorno comprende l’esame e la discussione dei vincoli urbanistici. C’è dunque una concreta possibilità che l’Alberti riapra i battenti (cinema o teatro poco importa per il momento). A questo punto, anche i Bergamaschi ritirerebbero il ricorso al Tar. Di conseguenza, la Giunta, potrebbe rilanciare la sala con finalità pubbliche, riportando lo spettacolo nell’Alberti. E’ innegabile che una località turistica come Desenzano non possa più fare a mano di una sala teatrale, se n’è parlato fin troppo negli ultimi cinque anni. E i Bergamaschi non sono stati a guardare. In oltre mezzo secolo di conduzione sono intervenuti ripetutamente con lavori di ricostruzione, riammodernamento, messa in sicurezza degli impianti e così via. Negli ultimi anni, per esempio, sono stati rifatti il tetto (oltre 1000 metri quadrati di superficie) e la facciata esterna. Poi un contenzioso con il gestore-inquilino ha fatto scivolare la sala in un inevitabile declino. Nella sua lettera, la proprietà contesta puntigliosamente il presunto sospetto che viene adombrato sull’effettivo possesso sentendosi, inoltre, «ingiustamente perseguitata da un accanimento mentre la società si è fatta sempre carico delle sorti del teatro desenzanese nel più totale disinteresse dell’Amministrazione comunale». I proprietari trovano inoltre «fuori luogo l’avvio di un procedimento conoscitivo sulla proprietà quando per più di 150 anni il Comune è stato socio del Teatro Alberti essendo proprietario del palco numero 0, corrispondente a 2200 carati». «Tra i proprietari di quella che è stata chiamata per lungo tempo la “Piccola Scala del Garda” – aggiungono i Bergamaschi – c’era anche il signor Gaetano Anelli fu Felice (diretto ascendente dell’attuale sindaco di Desenzano). Il sindaco Luigi Laini, con delibera del’agosto 1952, vendette la quota della sala, unitamente ai molti altri soci di palco (le famiglie Segatini, Parini, Pace, Malerba, Polver, Visconti, Manerba, Apollonio,Baresani, eccetera)». Ma il consigliere Rino Polloni, nell’esercizio delle sue funzioni, sta procedendo a raccogliere elementi conoscitivi sull’effettiva proprietà dell’Alberti. Tace, infine, la signora Patrizia Bergamaschi: «Non ho alcuna dichiarazione da fare, il ricorso e gli altri atti sono depositati in Comune, dunque sono pubblici».
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Novità sull’«Alberti»: il consiglio comunale farà rialzare il sipario?
Il cinema-teatro potrebbe riaprire
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